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Rula Jebreal, il genocidio a Gaza e quello che rimane

da | 8 Mag 2025 | Recensioni

Il libro di Rula Jebreal, Genocidio a Gaza, è una denuncia potente e inesorabile delle atrocità commesse contro il popolo palestinese e della complicità dei governi occidentali, che, pur di mantenere intatti i propri interessi geopolitici, hanno voltato le spalle alla giustizia internazionale e ai diritti umani. In dieci paragrafi, esploriamo il cuore pulsante di questa opera, un’analisi cruda, necessaria e di grande attualità.

1. La carneficina e la complicità dei governi occidentali
Jebreal inizia il suo libro con una riflessione agghiacciante sulla complicità dei governi occidentali, che, anziché rispondere alla chiamata della società civile per fermare la violenza, hanno continuato a sostenere Israele con armi, risorse e sanzioni contro la Corte penale internazionale. La rabbia dell’opinione pubblica, che ha chiesto senza mezzi termini un cessate il fuoco, è stata ignorata, mentre le potenze occidentali hanno continuato a permettere il genocidio in Palestina.

2. Il rovesciamento del diritto internazionale
Il quadro che Jebreal dipinge è quello di un ordine internazionale ormai sfaldato, in cui la legge non vale più per i potenti. I tribunali internazionali, creati da Stati occidentali, sono stati delegittimati e strumentalizzati per escludere le potenze imperialiste dalle responsabilità, mentre i Paesi del Sud globale, tra cui il Sudafrica, stanno emergendo come i veri paladini della giustizia.

3. La resistenza dei popoli e la doppia morale dell’Occidente
Mentre l’Occidente è schierato dalla parte sbagliata della storia, i popoli del Sud globale, storicamente oppressi, difendono oggi il diritto internazionale. L’ipocrisia dell’Occidente, che predica la giustizia ma si schiera con i colonizzatori, viene smascherata, e la resistenza palestinese, insieme alla crescente solidarietà globale, emerge come il faro di speranza per una soluzione giusta.

4. La retorica del “due popoli, due Stati” e la sua inefficacia
Jebreal smonta la retorica del “due popoli, due Stati”, che ha giustificato per decenni l’indifferenza del mondo alle sofferenze palestinesi. Il fallimento di questo modello è evidente, e l’autrice propone una nuova visione: uno Stato binazionale democratico, dove palestinesi e israeliani possano vivere insieme come cittadini uguali, in una terra condivisa che rispetti la diversità etnica, culturale e religiosa.

5. L’ipocrisia della diplomazia occidentale
Il libro mette in luce l’ipocrisia delle politiche diplomatiche occidentali, che, pur condannando il colonialismo e la violenza, sostengono uno Stato israeliano che perpetua un genocidio nei confronti del popolo palestinese. Questa doppia morale si manifesta anche nella gestione della crisi ucraina, in cui l’Occidente condanna l’invasione russa mentre ignora il trattamento coloniale di Israele nei confronti dei palestinesi.

6. La propaganda israeliana e la repressione delle voci dissidenti
Un altro tema centrale del libro è la censura delle voci palestinesi e internazionali che denunciano la violenza israeliana. La propaganda israeliana ha creato un sistema di disinformazione globale, e i giornalisti, i giuristi e gli attivisti che cercano di raccontare la verità vengono perseguitati, minacciati e spesso uccisi. Jebreal rende omaggio a questi eroi della verità, senza i quali il genocidio in Palestina rimarrebbe invisibile.

7. Le implicazioni globali del conflitto
Jebreal non si limita a descrivere la tragedia palestinese, ma analizza anche le implicazioni globali del conflitto. Le tecnologie di morte e sorveglianza usate in Palestina vengono oggi esportate in tutto il mondo, minacciando la libertà e la sicurezza dei cittadini di altri Paesi democratici. La repressione della Palestina è diventata un modello di governanza autoritaria che potrebbe colpire ogni angolo del pianeta.

8. La solidarietà crescente e la sfida alla giustizia globale
Il libro si fa portavoce di una solidarietà che cresce ogni giorno di più, nonostante la censura e la repressione. Paesi del Sud globale, organizzazioni umanitarie e attivisti internazionali stanno alzando la voce contro le atrocità israeliane. La giustizia, purtroppo, non viene dai governi occidentali, ma dalla mobilitazione globale, che continua a lottare per un futuro di pace, giustizia e diritti umani.

9. La speranza nella lotta dei popoli e nel cambiamento della storia
Nonostante le difficoltà, Jebreal non rinuncia alla speranza. La lotta dei popoli, a partire da quella palestinese, può ancora cambiare il corso della storia. Le forze progressiste che si oppongono all’imperialismo e alla colonizzazione stanno crescendo, e l’autrice crede che il cambiamento sia possibile, ma solo se la solidarietà internazionale e il riconoscimento dei diritti dei palestinesi diventano una causa comune.

10. Un appello alla resistenza e alla giustizia universale
In conclusione, Jebreal dedica il libro ai sopravvissuti al genocidio palestinese e a tutti coloro che lottano per la giustizia. La sua visione si ispira al concetto di resistenza civile universale, che non riconosce confini e che si oppone alla violenza e all’oppressione ovunque esse si manifestino. “La Palestina è il canarino nella miniera di carbone dell’autoritarismo”, scrive Jebreal, e solo con la giustizia per i palestinesi, il mondo intero potrà sperare in un futuro più umano.

Conclusioni: La verità di Gaza e la responsabilità dell’Occidente
Il libro di Rula Jebreal è un’inchiesta coraggiosa che non lascia spazio a giustificazioni per le violenze di Israele e la complicità dell’Occidente. Con un linguaggio potente e senza compromessi, l’autrice ci invita a riflettere sulla responsabilità collettiva e sulla necessità di un cambiamento radicale nella politica internazionale. Genocidio a Gaza non è solo un libro sulla Palestina, ma una chiamata universale alla giustizia e alla solidarietà, un messaggio che ci riguarda tutti.

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