Simone Previte, 28 anni, alla guida spirituale dell’Abbazia di Saint-Maurice: “Non chiuderò questa porta, la aprirò al presente”
Nel cuore delle Alpi vallesane, là dove la storia cristiana svizzera affonda le sue radici nel sangue dei martiri della Legione tebana, una nuova voce si leva: è quella di Simone Previte, il giovane priore appena nominato dell’Abbazia di Saint-Maurice, la più antica dell’Occidente ancora attiva. A soli 28 anni, succede a Roland Jacquenoud in un momento di forti tensioni e ferite aperte, ma con una chiarezza di visione che lascia intravedere un futuro più consapevole.
Una nomina tra ferite e responsabilità
Intervistato dal sito cattolico cath.ch, Simone Previte si mostra sobrio e lucido nel descrivere la sua nomina, avvenuta il 28 aprile 2025 dopo una votazione capitolare e la conferma del Consiglio abbatiale. Una fiducia ricevuta dalla comunità, non cercata, né imposta: “Non sono stato scelto per fare carriera, non ho fatto campagna. In ambito ecclesiale, il criterio non è il rendimento, ma il discernimento spirituale”, sottolinea.
La sua elezione arriva in un contesto difficile. L’Abbazia è ancora scossa dallo scandalo che ha coinvolto vari religiosi, con accuse di abusi rivelate nel 2023 dalla trasmissione Mise au point di RTS. Il ritiro di Jacquenoud – che ha riconosciuto una relazione con un novizio maggiorenne, già sanzionata in passato – e quello del rettore del collegio hanno segnato l’apice di una crisi dolorosa. La comunità è stata commissariata da un delegato apostolico nominato dalla Santa Sede, e le indagini della procura e della polizia vallesana proseguono.
“Non sono qui per dimenticare. Portiamo insieme, come comunità, il peso di quanto accaduto. E io voglio essere tra quelli che si convertono, per costruire un presente diverso, più giusto, più vero”, afferma con umiltà.
Dalla Sicilia alle Alpi: un cammino fatto di piccoli sì
La storia vocazionale di Simone Previte non è fatta di miracoli o apparizioni. Nato a Monthey da genitori di origine siciliana, cresciuto in una famiglia semplice e laboriosa, riceve una fede più culturale che praticante. Ma qualcosa si accende in lui, grazie anche all’aumônerie del liceo, dove coltiva la preghiera e il desiderio dell’eucaristia. Nel 2015, durante il 1500° anniversario dell’Abbazia, lavora alla boutique del monastero: un’esperienza che lo segna spiritualmente.
Dopo una maturità con indirizzo italiano e un primo anno di teologia “per curiosità” a Friburgo, entra nel postulato nel 2017. Da lì, il cammino è graduale, ma deciso: “Non è stato un fulmine a ciel sereno. Ma quando dici sì, è come se ti crollasse addosso qualcosa di grande”. Nel 2022 emette i voti solenni: “Non per appartenere a un’élite, ma per servire”.
Alla guida di un’eredità millenaria
Simone non dimentica dove si trova. “Questa abbazia ha quindici secoli di storia, e noi siamo soltanto l’eco del loro canto”. E infatti, è proprio in questo luogo che, attorno all’anno 300, si compie il martirio di san Maurizio e dei suoi compagni della Legione tebana, soldati cristiani provenienti dall’Egitto che rifiutarono di obbedire a ordini contrari alla loro fede. “Siamo tuoi soldati, o imperatore, ma prima ancora servi di Dio. Preferiamo morire innocenti che vivere colpevoli”, scriveva Eucherio di Lione attribuendo le parole a Maurizio.
Da quel gesto radicale nacque la tradizione spirituale di Agaune. Nel 515, il re burgundo Sigismondo fonda l’Abbazia con l’introduzione della laus perennis – la lode perpetua, celebrata giorno e notte. Un’esperienza di preghiera continua che durerà secoli. I secoli XII e XIII vedono l’epoca d’oro delle reliquie e dei tesori spirituali, mentre guerre, incendi e perfino la Rivoluzione francese non riescono a spezzarne la continuità. Nel 1806, l’Abbazia apre anche un collegio, chiuso solo nel 2021 dopo 215 anni.
“Essere priore qui significa servire un’eredità viva. Questa comunità non è un museo. È fragile, sì, ma anche portatrice di un carisma che continua a parlare all’uomo di oggi”, dice Simone.
Un giovane per un tempo esigente
Nei suoi tre anni di mandato (rinnovabili), Simone Previte dovrà affrontare non solo il peso del passato, ma anche le sfide del presente: la secolarizzazione, la crisi vocazionale, la ricostruzione della fiducia. “Non ho un programma. Voglio solo essere un fratello tra i fratelli, capace di ascoltare, di custodire, di accompagnare. E seguire, con semplicità, la Regola di San Benedetto e di Sant’Agostino”.
Attualmente si trova a Roma per completare un corso di formazione presso il Dicastero per la Causa dei Santi, ma il suo cuore è già tornato all’Abbazia. “Siamo rimasti senza priore per un anno e mezzo. C’è bisogno di presenza, di prossimità, di relazioni vere. E io non chiuderò questa porta. La aprirò al presente che Dio ci affida”.
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