Il 24 gennaio si celebra la memoria liturgica di San Francesco di Sales, Dottore della Chiesa. Proclamato da Pio XI nel 1923 patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici, i suoi insegnamenti e la sua opera missionaria ed evangelizzatrice rappresentano un’eredità ancora attuale e ci ricordano che quanto si dice e si scrive dovrebbe essere coerente a ciò che si vive.
Nel 1599 viene nominato vescovo di Ginevra, dove Francesco vi si spende senza riserve: visita le parrocchie, forma il clero, riordina la disciplina in monasteri e conventi, non si risparmia nella predicazione e nelle iniziative a vantaggio di tutti i fedeli. Sceglie il catechismo dialogato e la sua perseveranza e dolcezza nella direzione spirituale guidano svariate conversioni nella città calvinista. Molte sono le opere che pubblicò con questo intento, ma tra esse vanno segnalati i due libri più conosciuti: l’Filotea e l’Trattato dell’amor di Dio. La collaborazione tra Francesco di Sales e Giovanna Francesca Fremyot de Chantal fa scaturire grandi frutti spirituali, come la Congregazione della Visitazione di Santa Maria, le cui religiose – conosciute come visitandine – si sarebbero occupate dell’educazione e istruzione delle fanciulle. Non meno che nel discutere, ricorda San Paolo VI, San Francesco di Sales ebbe singolare disposizione nello scrivere. Quando scriveva, come quando predicava al popolo, i suoi lettori e i suoi uditori avevano un solo timore: che egli avesse a finire troppo presto! Come patrono di scrittori e giornalisti, “con l’esempio, li diriga con l’autorità, affinché, non mai fallaci a motivo di lucro né ingannati da pregiudizi, ma imbevuti dello spirito di Cristo e onesti cultori della verità, compiano il loro dovere per il bene comune, e possano rendersi benemeriti della fede cattolica, della quale sono servitori”.
Forti di questo patronato, il nuovo contesto digitale richiede ai giornalisti ancora più rigore, professionalità e rispetto per le persone di quanto si poteva immaginare allora. Il giornalismo, cattolico e non, ha tutt’ora quest’unica missione: la ricerca costante della verità. E mai come oggi, in tempi di possenti cambiamenti, soprattutto nella sua componente industriale ed economica, il giornalista è figura tanto fondamentale quanto fragile. Ci possono essere comunicazioni, aggiornamenti, informazioni, trasmissioni, trattamento di dati, ma il giornalismo è ciò che coniuga tutto questo con la verità e lo vincola al rispetto degli altri. L’etica – si pensi a tutte le Carte deontologiche – è indispensabile al mondo dell’informazione, perché senza di essa il giornalismo perde di senso. Occorre un giornalismo al passo con i tempi, in grado di guardare avanti alle sfide poste dall’intelligenza artificiale e dalla diffusione delle fake news. In rete è facilissimo far circolare notizie non controllate e poco attendibili, per favorire o danneggiare una persona o un’istituzione. È ragionevole temere che il ricorso alle notizie manipolate sarà – anzi già lo è – la nuova arma nella lotta fra gli Stati, e porterà politiche e strategie per il controllo di tutta l’informazione, anche di quella onesta, fatta da giornalisti liberi e preparati. Mai come oggi, infatti, il giornalismo è inviso e osteggiato, oppure usato dai poteri, conclude Carlo Bartoli nell’introduzione al nuovo Manuale di deontologia del giornalista Cacucci Editore, 2024).
Papa Francesco ha frequentemente sottolineato l’importanza del giornalismo come servizio alla verità, alla giustizia e al bene comune, esortando i giornalisti a essere fedeli alla realtà, evitando la disinformazione, la manipolazione e il sensazionalismo. Ha più volte invitato i professionisti dell’informazione a raccontare storie che diano voce agli esclusi, mettano in luce la dignità umana e promuovano il dialogo e la pace, consapevoli del potere che le parole e le immagini hanno nel formare opinioni e coscienze. In occasione della 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali celebrata lo scorso maggio, Papa Francesco si poneva alcune domande. Tante sono rimaste ancora aperte:
- Come tutelare la professionalità e la dignità dei lavoratori nel campo della comunicazione?
- Come far sì che le aziende che sviluppano piattaforme digitali si assumano le proprie responsabilità rispetto a ciò che diffondono e da cui traggono profitto?
- Come rendere più trasparenti i criteri alla base degli algoritmi di indicizzazione e de-indicizzazione e dei motori di ricerca, capaci di esaltare o cancellare persone e opinioni, storie e culture?
- Come rendere evidente la paternità degli scritti e tracciabili le fonti, impedendo il paravento dell’anonimato?
- Come rendere manifesto se un’immagine o un video ritraggono un evento o lo simulano?
- Come evitare che le fonti si riducano a una sola, a un pensiero unico elaborato algoritmicamente?
- E come invece promuovere un ambiente adatto a preservare il pluralismo e a rappresentare la complessità della realtà?
- Come possiamo rendere sostenibile questo strumento potente, costoso ed estremamente energivoro e renderlo accessibile anche ai paesi in via di sviluppo?
La memoria di San Francesco di Sales è ancora oggi un monito di riflessione per tutta la categoria dei giornalisti e di chi si occupa di comunicazione, credenti e non credenti, sulla necessità di rimettere l’etica al centro della professione.