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San Giovanni Battista, il monaco prima dei monaci a Montecassino

da | 24 Giu 2025 | Monasteria

Le Chiese d’Oriente e d’Occidente celebrano il 24 giugno la Natività di San Giovanni Battista, profeta e precursore del Signore. Insieme a Gesù, il Battista è l’unico personaggio di cui il Nuovo Testamento narra la nascita, nascita particolarmente santa, ed è l’unico santo celebrato dalla Chiesa antica con più feste durante l’anno. Anunciazione, concepimento, santificazione e nascita di Giovanni Battista vengono infatti presentati in parallelo ad annunciazione, nascita e consacrazione di Gesù. Poi il silenzio del Vangelo su Giovanni, come su Gesù: Giovanni vivrà nel deserto fino al giorno della sua manifestazione a Israele, mentre Gesù vivrà soggetto a Maria e a Giuseppe a Nazareth. Per entrambi è il nascondimento, la crescita, la preparazione alla missione. 

L’arrivo di San Benedetto a Montecassino

Quando San Benedetto da Norcia, attorno al 529, giunse sulla vetta di Cassino guidato dai suoi discepoli Placido e Mauro – e, secondo la tradizione, da tre corvi inviati da Dio – trovò un luogo segnato dal sincretismo religioso e dal declino spirituale. L’antico sito pagano era ancora dominato da un tempio di Giove, un altare di Apollo e un bosco sacro. Ma quel monte, impregnato di un passato ormai svuotato di senso, stava per essere trasformato nel cuore pulsante della rinascita cristiana d’Occidente.

Tra le prime opere intraprese da San Benedetto ci fu la conversione del tempio pagano in una chiesa cristiana dedicata a San Martino di Tours, e la costruzione, accanto ad essa, di un oratorio più grande e centrale dedicato a San Giovanni Battista. Non fu una scelta casuale: l’intitolazione del nuovo luogo sacro al Precursore di Cristo segnava simbolicamente e spiritualmente l’inizio di un nuovo cammino, quello del monachesimo benedettino, radicato nella preghiera, nell’ascesi e nella separazione dal mondo.

Perché la scelta di Giovanni Battista?

La tradizione monastica, fin dai suoi albori, ha letto nelle figure del Primo Testamento – Abramo, Mosè, Elia, Eliseo – i modelli profetici dell’ideale ascetico. Ma fu in San Giovanni Battista che i monaci di Oriente e Occidente riconobbero il vero “principe degli anacoreti”, l’archetipo del monaco perfetto.

Figura di frontiera tra Antico e Nuovo Testamento, Giovanni visse nel deserto, si nutrì di locuste e miele selvatico, vestì pelli di cammello e predicò la conversione. Secondo i Padri della Chiesa, questa sua esistenza radicale costituiva il ponte ideale tra la vita profetica dell’Antico Israele e quella monastica della Nuova Legge.

Dom Jean Leclercq, uno dei maggiori studiosi della spiritualità monastica, ha evidenziato come l’immagine del Battista permei le fonti ascetiche antiche, diventando il prototipo stesso della vita profetica e verginale, al punto che Sant’Ambrogio lo definì un esempio contro la corruzione del mondo, mentre Sant’Agostino lo celebrò per la sua “mirabile astinenza”.

Dal deserto all’arce cassinese 

L’oratorio di San Giovanni Battista a Montecassino non fu solo un gesto devozionale: rappresentava la trasposizione concreta dell’ideale ascetico e profetico del monachesimo. Le sue dimensioni, circa 7,6 per 15,25 metri, indicavano un luogo di preghiera più solenne rispetto alla chiesa di San Martino, e ne fecero il fulcro spirituale del primo monastero benedettino.

Proprio in questo oratorio trovarono sepoltura San Benedetto e Santa Scolastica, sigillando così il legame indissolubile tra la fondazione di Montecassino e la figura del Battista. Ancora oggi, una statua bronzea posta nel giardino dell’abbazia ricorda il luogo esatto dove l’oratorio sorgeva e dove Benedetto morì in preghiera, affiancato da due suoi monaci.

Dall’Oriente all’Occidente

Il culto e l’imitazione di San Giovanni Battista si diffusero rapidamente nei secoli successivi. I grandi Padri del monachesimo orientale, da San Basilio a San Giovanni Crisostomo, ne fecero il riferimento ascetico per eccellenza: la sua vita angelica e disincarnata, scrisse il Crisostomo, era talmente elevata da farlo apparire già parte del Regno dei Cieli.

In Occidente, S. Girolamo fu tra i suoi più ferventi ammiratori, arrivando a considerarlo superiore persino ad Antonio Abate e Paolo Eremita. Cassiano consigliava ai monaci di imitare la vita del Battista nel deserto, mentre Eucherio di Lione lo elevava a simbolo della solitudine eremitica. L’influsso del suo esempio arrivò fino a S. Bernardo di Chiaravalle, che secondo la leggenda ricevette direttamente da lui l’ordine di fondare un monastero in Spagna a lui intitolato.

Non è un caso, dunque, se nel Medioevo le chiese e i monasteri dedicati al Battista si moltiplicarono: dallo Studion di Costantinopoli al Laterano di Roma, dal Monte Athos a Cluny, fino alla cima di Cassino, dove tutto ebbe inizio.

Montecassino, il cuore del monachesimo occidentale batte nel nome del Battista

Il contributo di San Benedetto alla civiltà europea è incalcolabile: la Regola scritta a Montecassino ha formato generazioni di monaci, plasmato la cultura medievale e preservato il sapere classico. Ma ciò che rende unica la sua opera è il legame profondo e intenzionale con San Giovanni Battista, figura che incarna la radicalità evangelica, la verginità spirituale, il silenzio del deserto e l’annuncio potente della Luce.

Il primo oratorio benedettino, dedicato a lui, è quindi più di un edificio: è la dichiarazione d’intenti di una civiltà monastica che guarda al passato profetico per costruire un futuro spirituale. Un futuro che, da Montecassino, ha illuminato tutto l’Occidente.

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