Domenica 22 giugno 2025, mentre i fedeli si raccoglievano in preghiera alla Chiesa Greco-Ortodossa di Mar Elias, nei sobborghi di Damasco, un attentato suicida – sembra rivendicato dall’Isis – ha trasformato il luogo sacro in uno scenario di morte e devastazione. Almeno 28 vittime confermate, secondo le fonti dell’Ospedale Al-Faransi. Quindici di esse erano cristiani presenti alla liturgia. L’attacco, il terzo nel giro di un mese in Siria, non ha però scosso le coscienze: nessun clamore internazionale, nessuna protesta, nessun hashtag.
Ma non si è trattato solo di un attacco contro persone. È stato un attacco alla convivenza stessa. L’obiettivo era chiaro: colpire la possibilità che culture e fedi diverse possano vivere insieme. Il volto più feroce dell’estremismo islamista si è mostrato ancora una volta: non solo ostile all’Occidente, ma terrorizzato dalla coesistenza. Le comunità cristiane in Medio Oriente, come i siriaci (aramei–assiri–caldei), gli yazidi in Iraq, gli ebrei in Europa e i musulmani moderati ovunque, sono il bersaglio perché testimoniano un mondo che l’estremismo non tollera: un mondo pluralista.
La chiamata all’unità dei popoli siriaci
All’interno del dibattito generato dall’attentato, diverse voci hanno ribadito la necessità che i popoli siriaci—aramei, assiri e caldei—si uniscano e rafforzino la propria capacità di difesa, proteggendo i propri territori e i luoghi santi. Senza un’azione congiunta, si teme che gli attacchi e le persecuzioni contro i cristiani del Medio Oriente continueranno nell’indifferenza generale.
La voce degli Ordinari Cattolici di Terra Santa
Di fronte a questa ennesima strage, la Dichiarazione dell’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa arriva come un monito e un richiamo alla coscienza globale. In un comunicato emesso da Gerusalemme il 23 giugno 2025, i vescovi esprimono “profondo sgomento e orrore” per l’attentato, definendolo senza mezzi termini “un crimine contro l’umanità e un peccato davanti a Dio”.
Il messaggio va oltre la condanna dell’odio settario. Riafferma il diritto inalienabile alla libertà religiosa e richiama il Documento sulla Fratellanza Umana (Abu Dhabi, 2019), che riconosce la protezione dei luoghi di culto come dovere religioso, umano e giuridico.
Gli ordinari mostrano piena solidarietà con il Patriarcato Greco-Ortodosso di Antiochia e con tutte le comunità cristiane siriane, da anni vittime di persecuzioni e sfollamenti. Il comunicato si conclude con un appello al governo siriano per garantire sicurezza ai cristiani e con una preghiera per l’estirpazione definitiva dell’odio e del fanatismo.
Testo Integrale del Comunicato dei Vescovi di Terra Santa
Gerusalemme, 23 giugno 2025
È con profondo sgomento e orrore che abbiamo appreso la tragica notizia dell’attentato suicida presso la Chiesa di Sant’Elia nei sobborghi di Damasco, avvenuto durante la preghiera domenicale, che ha causato numerose vittime e feriti tra i fedeli.
Non esiste alcuna giustificazione—religiosa, morale o razionale—per il massacro di innocenti, tanto meno in un luogo sacro. Una tale violenza, compiuta nel nome della fede, rappresenta una grave perversione di tutto ciò che è sacro. È un atto di male indicibile—un crimine contro l’umanità e un peccato davanti a Dio.
Questo attacco è anche un’aggressione diretta al diritto di pregare in pace e sicurezza. Come afferma il Documento sulla Fratellanza Umana (Abu Dhabi, 2019):
“La protezione dei luoghi di culto—sinagoghe, chiese e moschee—è un dovere garantito dalle religioni, dai valori umani, dalle leggi e dai trattati internazionali. Qualsiasi tentativo di attaccare i luoghi di culto o minacciarli con aggressioni violente, attentati o distruzioni, rappresenta una deviazione dagli insegnamenti delle religioni.”
Condanniamo fermamente questo atto barbarico e rigettiamo le ideologie che cercano di giustificare la violenza in nome della religione. Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze al Patriarcato Greco-Ortodosso di Antiochia e di tutto l’Oriente, e manifestiamo la nostra solidarietà a tutte le comunità cristiane della Siria, che da anni subiscono persecuzioni, sfollamenti e ora affrontano rinnovati timori e insicurezze.
Preghiamo il “Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, che ci consola in ogni nostra afflizione” [2 Corinzi 1:3–4], per l’eterno riposo di coloro che sono stati uccisi, per la guarigione dei feriti e per il conforto e la forza delle famiglie in lutto.
Invitiamo le autorità siriane a prendere tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la libertà dei cristiani in tutto il Paese, affinché possano vivere in sicurezza e contribuire pienamente alla vita della loro patria.
Consapevoli che tali atti infliggono ferite profonde alla storia dei popoli, che richiedono generazioni per essere sanate [Papa Leone XIV, Angelus, domenica 22 giugno 2025], preghiamo e speriamo che le paludi dell’odio e del fanatismo vengano definitivamente prosciugate, affinché i popoli del Medio Oriente—e in particolare l’amata Siria—possano finalmente vivere in pace, dignità e umanità condivisa.