Meditiamo insieme sulla Lettera Apostolica Totum amoris est, che papa Francesco ha scritto in occasione del IV centenario della morte di san Francesco di Sales; e lo facciamo in prossimità della festa di Maria Santissima Ausiliatrice – 24 maggio –, la cui devozione venne ampiamente diffusa da san Giovanni Bosco.
Possiamo definire Francesco di Sales come un uomo rivoluzionario per il suo tempo: egli andava incontro ai peccatori, per convertirli; la sua era una fede vissuta nella gioia e nell’ottimismo.
Tutto appartiene all’amore! È una espressione eloquente che papa Francesco ha attinto dal tesoro spirituale di san Francesco di Sales, per dare il titolo al presente documento. Effettivamente, spiega il papa, «l’esperienza di Dio è un’evidenza del cuore umano. Essa non è una costruzione mentale, piuttosto è un riconoscimento pieno di stupore e di gratitudine, conseguente alla manifestazione di Dio. È nel cuore e attraverso il cuore che si compie quel sottile e intenso processo unitario in virtù del quale l’uomo riconosce Dio e, insieme, sé stesso, la propria origine e profondità, il proprio compimento, nella chiamata all’amore. Egli scopre che la fede non è un moto cieco, ma anzitutto un atteggiamento del cuore. Tramite essa l’uomo si affida a una verità che appare alla coscienza come una “dolce emozione”, capace di suscitare un corrispondente e irrinunciabile ben-volere per ogni realtà creata, come lui amava dire» (Totum amoris est).
La presente Lettera ci fa scoprire il carisma proprio di Francesco di Sales: andare al cuore, scrutandolo; per conoscere quel «senso intimo di una quotidianità abitata da Dio» (Totum amoris est). Tale visione pone – prepotentemente – la sfida della cura di tutto ciò che è umano; insieme a quella della fiducia, che chiede di abitare la storia nella sua pienezza, a partire dall’Incarnazione del Verbo di Dio.
Affiancando la spiritualità salesiana, siamo condotti nel desiderio, radice di ogni autentica esperienza di fede; e, per mezzo del discernimento, giungiamo all’amore cristiano. Si tratta di una strada concreta: ci ricorda il papa che gli scritti di Francesco di Sales «non si possono considerare come una teoria composta a tavolino, lontano dalle preoccupazioni dell’uomo comune» (Totum amoris est). Egli ci indica la duplice dimensione della vita cristiana: nella spiritualità, cioè in quella preghiera umile e perseverante, e nella apertura allo Spirito; e nella comunione ecclesiale, nel sentire con la Chiesa e nella Chiesa.
Scrive il papa: «nella ricorrenza del quarto centenario della sua morte, mi sono interrogato sull’eredità di San Francesco di Sales per la nostra epoca, e ho trovato illuminanti la sua duttilità e la sua capacità di visione. Un po’ per dono di Dio, un po’ per indole personale, e anche per la sua tenace coltivazione del vissuto, egli aveva avuto la nitida percezione del cambiamento dei tempi. Lui stesso non avrebbe mai immaginato di riconoscervi una tale opportunità per l’annuncio del Vangelo. La Parola che aveva amato fin dalla sua giovinezza era capace di farsi largo, aprendo nuovi e imprevedibili orizzonti, in un mondo in rapida transizione. È quanto ci attende come compito essenziale anche per questo nostro passaggio d’epoca: una Chiesa non autoreferenziale, libera da ogni mondanità ma capace di abitare il mondo, di condividere la vita della gente, di camminare insieme, di ascoltare e accogliere. È quello che Francesco di Sales ha compiuto, leggendo, con l’aiuto della grazia, la sua epoca. Perciò egli ci invita a uscire da una preoccupazione eccessiva per noi stessi, per le strutture, per l’immagine sociale e a chiederci piuttosto quali sono i bisogni concreti e le attese spirituali del nostro popolo. È importante, dunque, anche per l’oggi, rileggere alcune sue scelte cruciali, per abitare il cambiamento con saggezza evangelica» (Totum amoris est).
In merito alla fede e alla condizione umana, papa Francesco aggiunge che «la forza di Dio non smette di essere assolutamente capace di restituire il volo e, tuttavia, la sua dolcezza fa in modo che la libertà del consenso ad esso non sia violata o inutile. Spetta all’uomo alzarsi o non alzarsi. Benché la grazia lo abbia toccato al risveglio, senza di lui, essa non vuole che l’uomo si alzi senza il suo consenso» (Totum amoris est). Dio offre all’uomo una esperienza di gratuità, che attesta la profondità dell’amore di Dio e chiama tutti a cooperare al disegno universale di salvezza.
La vera devozione – che impariamo da san Francesco di Sales – è la vita divina in noi; uno stile offerto a ogni persona umana, che invita continuamente all’ascesi verso le vette dei monti e l’estasi. «È una vita che ha ritrovato le sorgenti della gioia, contro ogni suo inaridimento, contro la tentazione di ripiegarsi su di sé» (Totum amoris est).
La carità di Cristo rimane la sorgente, la linfa della vita: «la verità dell’estasi della vita e dell’azione non è generica, ma è quella che appare secondo la forma della carità di Cristo, che culmina sulla croce. Questo amore non annulla l’esistenza, ma la fa brillare di una qualità straordinaria» (Totum amoris est).
Vogliamo anche noi imparare dalla testimonianza di san Francesco di Sales la vita agapica divina, la quale interpella la libertà umana, affinché si lasci animare dal desiderio dell’ascesi; rimanendo ben radicata nella storia personale e quotidiana, con le sue sfide continue. Il santo vescovo francese ci insegni la buona pratica del discernimento, per la crescita personale e comunitaria nella sequela di Cristo e per la edificazione del regno di Dio.