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L’Amazzonia, terra da custodire

by | 17 Apr 2023 | Teologia

L’Amazzonia, terra da custodire. È il desiderio che papa Francesco ha espresso nella Esortazione Apostolica Querida Amazonia, firmata il 2 febbraio 2020; essa nasce a conclusione del Sinodo, che ha avuto luogo nell’ottobre dell’anno precedente. Il Documento rimane importante perché affronta questioni di fede, pastorale, giustizia, annuncio del Vangelo, economia e potere, vocazione e missione battesimali, ruolo della Chiesa e delle comunità locali, dialogo tra i popoli.

Fanno parte della Panamazzonia nove Paesi: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana e Guyana Francese; si tratta di una «totalità multinazionale interconnessa» (Querida Amazoania 5). Le loro comunità ecclesiali avvertivano l’impellente necessità di ritrovarsi per: dialogare, discernere insieme, operare delle scelte che permettessero alla Chiesa di rispondere sempre meglio alle sfide odierne; custodendo l’ecologia integrale e lavorando per la giustizia sociale.

Il Papa – visitando il Perù il 19 gennaio 2018 – pensò a una assemblea sinodale, al fine di «trovare nuove vie per l’evangelizzazione di quella porzione del popolo di Dio, in particolare le persone indigene, spesso dimenticate e senza la prospettiva di un futuro sereno, anche a causa della crisi della foresta amazzonica, polmone di fondamentale importanza per il nostro pianeta», partendo dal tesoro del Sinodo appena celebrato; egli ha aperto l’Esortazione proprio con queste parole: «L’amata Amazzonia si mostra di fronte al mondo con tutto il suo splendore, il suo dramma, il suo mistero. Dio ci ha donato la grazia di averla presente in maniera speciale nel Sinodo che ha avuto luogo a Roma tra il 6 e il 27 ottobre» (Querida Amazonia 1).

Il sogno di Francesco è quello di vedere come la grazia possa incarnarsi nei molteplici aspetti umani e di fede: la predicazione, la spiritualità, le strutture ecclesiali; egli sottolinea all’inizio del Documento: «Sogno un’Amazzonia che lotti per i diritti dei più poveri, dei popoli originari, degli ultimi, dove la loro voce sia ascoltata e la loro dignità sia promossa. Sogno un’Amazzonia che difenda la ricchezza culturale che la distingue, dove risplende in forme tanto varie la bellezza umana. Sogno un’Amazzonia che custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale che l’adorna, la vita traboccante che riempie i suoi fiumi e le sue foreste. Sogno comunità cristiane capaci di impegnarsi e di incarnarsi in Amazzonia, fino al punto di donare alla Chiesa nuovi volti con tratti amazzonici» (Querida Amazonia 7).

Il “sogno sociale” guarda alla integrazione e alla promozione di tutti gli abitanti di quei vasti territori: queste necessitano – contro il disastro ecologico in corso – «di un grido profetico e di un arduo impegno per i più poveri» (Querida Amazonia 8); affinché si ponga un argine agli interessi coloniali, che assediano e scacciano i popoli indigeni, generando una grande disuguaglianza, flussi migratori ma anche nuove e «peggiori forme di schiavitù, di asservimento e di miseria, […] la xenofobia, lo sfruttamento sessuale e il traffico di persone» (Querida Amazonia 10). Il Papa invita il mondo intero a non considerare quelle terre «come un enorme spazio vuoto da occupare, come una ricchezza grezza da elaborare, come un’immensità selvaggia da addomesticare» (Querida Amazonia 12): ogni persona umana possiede una grande dignità e universali diritti. È forte la sua denuncia contro: l’ingiustizia e il crimine, la devastazione e l’inquinamento dell’ambiente, il divieto delle proteste, la volontaria provocazione di incendi nelle foreste, la corruzione politica, le nuove schiavitù, il narcotraffico, la tratta delle persone (cfr. Querida Amazonia 14); il suo pressante invito è all’indignazione e alla costruzione di reti solidali e di sviluppo.

La crescita umana integrale richiede la capacità della fraternità e di uno spirito comunionale: è il secondo “sogno” della Esortazione; «Cristo ha redento l’essere umano intero e vuole ristabilire in ciascuno la capacità di entrare in relazione con gli altri. Il Vangelo propone la carità divina che promana dal Cuore di Cristo e che genera una ricerca di giustizia che è inseparabilmente un canto di fraternità e di solidarietà, uno stimolo per la cultura dell’incontro» (Querida Amazonia 22). Il dialogo viene indicato come la via maestra per la difesa dei poveri, degli emarginati e degli esclusi; a discapito della dilagante corruzione, che investe tutte le relazioni.

Il terzo “sogno” del Papa è la promozione dell’Amazzonia a un livello culturale. Ciò significa ridare dignità e identità ai tanti popoli vittime della colonizzazione postmoderna, caduti in una estrema miseria, scartati dal mondo e frammentati interiormente. L’esortazione di Francesco è alla custodia delle proprie radici, come anche all’intraprendenza di scelte «coraggiose e nobili» (Querida Amazonia 33). La sua spinta è verso il dialogo e la corresponsabilità.

L’ecologia integrale rimane il leitmotiv del Magistero di Francesco e – dunque – anche della presente Esortazione. A partire dalla difesa dell’equilibrio planetario, nasce il quarto “sogno” del Papa: «Per avere cura dell’Amazzonia è bene coniugare la saggezza ancestrale con le conoscenze tecniche contemporanee, sempre però cercando di intervenire sul territorio in modo sostenibile, preservando nello stesso tempo lo stile di vita e i sistemi di valori degli abitanti» (Querida Amazonia 51). L’auspicio papale è per una contemplazione della terra amazzonica, per la difesa del senso estetico e contemplativo, per una vera e profonda conversione personale: «Non ci sarà ecologia sana e sostenibile, in grado di cambiare qualcosa, se non cambiano le persone, se non le si sollecita ad adottare un altro stile di vita, meno vorace, più sereno, più rispettoso, meno ansioso, più fraterno» (Querida Amazonia 58).

L’ultimo “sogno” di Francesco è quello ecclesiale, che guardi all’inculturazione del Vangelo; all’annuncio kerygmatico e all’amore fraterno, quale «grande sintesi dell’intero contenuto del Vangelo» (Querida Amazonia 65). Tale visione di fede difende il primato dei popoli aborigeni: la loro sobrietà, lo spirito di interconnessione e interdipendenza, la gratuità di una vita che si fa dono. «L’inculturazione del Vangelo in Amazzonia deve integrare meglio la dimensione sociale con quella spirituale, così che i più poveri non abbiano bisogno di andare a cercare fuori dalla Chiesa una spiritualità che risponda al desiderio della loro dimensione trascendente. Pertanto, non si tratta di una religiosità alienante e individualista che mette a tacere le esigenze sociali di una vita più dignitosa, ma nemmeno si tratta di tagliare la dimensione trascendente e spirituale come se all’essere umano bastasse lo sviluppo materiale. Questo ci chiama non solo a combinare le due cose, ma a collegarle intimamente. Così risplenderà la vera bellezza del Vangelo, che è pienamente umanizzante, che dà piena dignità alle persone e ai popoli, che riempie il cuore e la vita intera» (Querida Amazonia 76).

Le riflessioni finali del Documento ruotano intorno alla santità da scoprire nella stessa vita amazzonica, a uno nuovo slancio vocazionale e missionario, al ruolo centrale della donna e del laicato nella custodia della fede e nel servizio ecclesiale, al superamento dei conflitti nel segno del dialogo e della comunione, alla convivenza ecumenica e interreligiosa.

Il Papa ci consegna una conclusione ricca di una sfida evangelica e antropologica: «Tutto questo ci unisce. Come non lottare insieme? Come non pregare insieme e lavorare fianco a fianco per difendere i poveri dell’Amazzonia, per mostrare il volto santo del Signore e prenderci cura della sua opera creatrice?» (Querida Amazonia 110); la facciamo nostra, per sentirci partecipi della bellezza e dei drammi di quei popoli, per diventarne solidali e per cercare di edificare insieme il regno di Dio in questo preciso tempo e contesto storici.

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