Periodico di informazione religiosa

Un desiderio ardente. La formazione liturgica del popolo di Dio

da | 24 Apr 2023 | Liturgia

Un desiderio ardente del Signore Gesù Cristo è quello di mangiare la Pasqua con i propri discepoli (cfr. Lc 22,15). Il Santo Padre prende spunto dalla precedente espressione evangelica, per condividere con l’intera comunità ecclesiale «alcune riflessioni sulla Liturgia, dimensione fondamentale per la vita della Chiesa» (Desiderio desideravi, 1). Francesco, il 29 giugno 2022, ha firmato la Lettera Apostolica sulla formazione liturgica del popolo di Dio Desiderio Desideravi, consegnando a tutti i battezzati delle importanti e profonde riflessioni sulla Liturgia, la preghiera cristiana, il sacerdozio, la comune vocazione all’azione di fede.

L’intento del Documento non è la sottoscrizione di norme, bensì quello di «offrire alcuni spunti di riflessione per contemplare la bellezza e la verità del celebrare cristiano» (Desiderio desideravi, 1); nella piena consapevolezza che «la sproporzione tra l’immensità del dono e la piccolezza di chi lo riceve, è infinita e non può non sorprenderci» (Desiderio desideravi, 3). È Dio – infatti – che attare a Sé, invita, dona la salvezza e la vita; nessuna persona umana è meritevole di una tale grazia: «Per accedervi occorre solo l’abito nuziale della fede che viene dall’ascolto della sua Parola» (Desiderio desideravi, 5). Egli ci invita, continuamente, ad arrenderci al suo amore, a volerci lasciare attrarre da Lui; ma anche a preoccuparci di tutti coloro che ancora non hanno ricevuto l’invito alla Cena o degli altri che lo hanno dimenticato o smarrito.

La possibilità di incontrare Dio si ha nei sacramenti e nella comunità che celebra; non, dunque, in sentimentalismi, individualismi, isolamenti. La Liturgia rimane il «luogo dell’incontro con Cristo» (Desiderio desideravi, 10); non una idea, un concetto, un pensiero, un ricordo di alcuni che ci hanno preceduti nella vita di fede. «La Liturgia ci garantisce la possibilità di tale incontro. […] Nell’Eucaristia e in tutti i sacramenti ci viene garantita la possibilità di incontrare il Signore Gesù e di essere raggiunti dalla potenza della sua Pasqua. La potenza salvifica del sacrificio di Gesù, di ogni sua parola, di ogni suo gesto, sguardo, sentimento ci raggiunge nella celebrazione dei sacramenti. Io sono Nicodemo e la Samaritana, l’indemoniato di Cafarnao e il paralitico in casa di Pietro, la peccatrice perdonata e l’emorroissa, la figlia di Giairo e il cieco di Gerico, Zaccheo e Lazzaro, il ladrone e Pietro perdonati. Il Signore Gesù che immolato sulla croce, più non muore, e con i segni della passione vive immortale continua a perdonarci, a guarirci, a salvarci con la potenza dei sacramenti» (Desiderio desideravi, 11). La porta che ci fa accedere a questo smisurato dono è il nostro battesimo: immersione nel mistero di morte e risurrezione del Signore Gesù, rigenerazione per la vita eterna, incorporazione alla comunità e al Figlio – per diventare anche noi figli adottivi.

Questa Lettera nasce – nel cuore del Papa – come volontà di promozione della partecipazione alla celebrazione sempre più piena, consapevole, attiva e fruttuosa (cfr. Sacrosanctum Concilium, 11.14); egli scrive: «Con questa lettera vorrei semplicemente invitare tutta la Chiesa a riscoprire, custodire e vivere la verità e la forza della celebrazione cristiana. Vorrei che la bellezza del celebrare cristiano e delle sue necessarie conseguenze nella vita della Chiesa, non venisse deturpata da una superficiale e riduttiva comprensione del suo valore o, ancor peggio, da una sua strumentalizzazione a servizio di una qualche visione ideologica, qualunque essa sia» (Desiderio desideravi, 16). Il fine è quello di donare un antidoto contro il veleno della mondanità spirituale; contro lo gnosticismo, il soggettivismo, la prigione della autoreferenzialità, il neo-pelagianesimo (cfr. Desiderio desideravi, 17-20).

L’invito di Francesco è per la riscoperta quotidiana della bellezza della verità della celebrazione cristiana – rispetto a un estetismo rituale, alla cura di formalità esteriori, a una scrupolosa osservanza rubricale; come anche a discapito di: una sciatta banalità, un’ignorante superficialità, un esasperato funzionalismo pratico (cfr. Desiderio desideravi, 21-22).

La chiave di lettura offerta dal Papa è data dallo stupore, di fronte alla rivelazione del mistero cristiano e dell’evento donato; e dalla meraviglia, per la salvezza che desidera raggiungere ogni creatura. «La bellezza, come la verità, genera sempre stupore e quando sono riferite al mistero di Dio, porta all’adorazione.

Lo stupore è parte essenziale dell’atto liturgico perché è l’atteggiamento di chi sa di trovarsi di fronte alla peculiarità dei gesti simbolici; è la meraviglia di chi sperimenta la forza del simbolo, che non consiste nel rimandare ad un concetto astratto ma nel contenere ed esprimere nella sua concretezza ciò che significa» (cfr. Desiderio desideravi, 25-26).

Abbondante nel Documento è il riferimento alla formazione liturgica; vera e propria vocazione che investe ministri ordinati e fedeli battezzati. Francesco scrive espressamente della «necessità di una seria e vitale formazione liturgica» (cfr. Desiderio desideravi, 27-47).

L’accento viene posto – inoltre – sulla ars celebrandi: sul rito, cioè, e sul suo costante rimando alla realtà più vera; sulla comprensione dei dinamismi che la Liturgia porta con sé; sul linguaggio simbolico e sui rimandi alla ininterrotta opera dello Spirito; sul valore del silenzio, nelle celebrazioni. Il riferimento – costante – dovrebbe rimanere quello al Signore Risorto, unico e vero protagonista delle azioni liturgiche (cfr. Desiderio desideravi, 57).

Facciamo nostro l’auspicio conclusivo che papa Francesco esprime in questo Documento: «Vorrei che questa lettera ci aiutasse a ravvivare lo stupore per la bellezza della verità del celebrare cristiano, a ricordare la necessità di una formazione liturgica autentica e a riconoscere l’importanza di un’arte della celebrazione che sia a servizio della verità del mistero pasquale e della partecipazione di tutti i battezzati, ciascuno con la specificità della sua vocazione. Tutta questa ricchezza non è lontana da noi: è nelle nostre chiese, nelle nostre feste cristiane, nella centralità della domenica, nella forza dei sacramenti che celebriamo. La vita cristiana è un continuo cammino di crescita: siamo chiamati a lasciarci formare con gioia e nella comunione» (Desiderio desideravi, 62).

Riflettiamo – dunque – sull’invito alle nozze dell’Agnello che riceviamo, sempre e gratuitamente, nella Liturgia; meditiamo sulla nostra comune vocazione di battezzati a entrare nella piena comunione con la Trinità; impegniamoci a far fruttificare la missione universale di salvezza che è affidata anche alla nostra piccola e quotidiana operosità.

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