Periodico di informazione religiosa

10 anni dalla Laudato si’. Economia civile

da | 5 Lug 2025 | Ecologia

In compagnia della nostra amica Oriana Leone, cofondatrice del circolo Laudato si’ “Don Tonino Bello” di Tricase (LE) e operatrice Caritas nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, prosegue la nostra riflessione sul Magistero proposto dalla enciclica Laudato si’, a dieci anni dalla sua promulgazione.

Cara Oriana, papa Francesco – nella Laudato si’ – legge gli scenari economici e politici come realtà che possono dialogare per la salvezza umana. Egli ha scritto nella Enciclica: «Ancora una volta, conviene evitare una concezione magica del mercato, che tende a pensare che i problemi si risolvano solo con la crescita dei profitti delle imprese o degli individui» (LS 190).

Oriana, la tua esperienza che, in questi anni, stai maturando presso la fondazione “Monsignor Vito De Grisantis” sul microcredito ti permette di ribadire il primato della persona umana sul profitto a tutti i costi. In quali termini lo puoi declinare?

L’esperienza del microcredito mi ha insegnato che, quando si mette la persona al centro, anche l’economia cambia volto. Il premio Nobel Amartya Sen ha scritto che «lo sviluppo deve essere considerato come un processo di espansione delle libertà reali di cui godono le persone». Questo significa che uno strumento finanziario – come un piccolo prestito – può diventare uno spazio di libertà, dove chi è stato escluso può rientrare nella vita economica e sociale da protagonista.
Alla Fondazione De Grisantis vediamo ogni giorno quanto il valore umano conti più del profitto. Chi accede al microcredito spesso porta con sé un progetto che è anche una speranza: per la propria famiglia, per la comunità. Il nostro compito è accompagnare la persona con competenza, senza giudicare, aiutandola a costruire non solo un’attività, ma una prospettiva. Come diceva Muhammad Yunus: «Se diamo alle persone l’opportunità, scopriamo che sono piene di talento e iniziativa». Il microcredito che promuoviamo vuole essere una via per l’autonomia, per la dignità. Non rincorriamo il profitto a ogni costo, ma ci impegniamo per un’economia che riconosca e valorizzi il potenziale umano, anche quando è nascosto dalla fatica o dalla precarietà.

Il defunto Vescovo di Roma ci ricordava che «è meno dignitoso e creativo e più superficiale insistere nel creare forme di saccheggio della natura solo per offrire nuove possibilità di consumo e di rendita immediata» (LS 192).

Il vostro impegno comunitario – sul territorio diocesano e salentino – nel circolo Laudato si’ “Don Tonino Bello” può essere letto come un piccolo ma significativo tassello nella cura della casa comune?

Sì, ma siamo consapevoli che il nostro è un cammino lento e, a volte, in salita. Il paradigma dell’“unica crisi socio-ambientale” fatica ancora a essere pienamente compreso e accolto: spesso è confinato ai margini delle agende politiche, sociali e anche religiose. Talvolta viene addirittura piegato a logiche di marketing “green” che ne svuotano il significato profondo.
Il nostro circolo Laudato sì si muove con piccoli passi, ma nella convinzione che anche i semi più umili possano dare frutto. Promuoviamo momenti di riflessione e consapevolezza, partendo dal territorio e dalle sue contraddizioni. Come dice padre Alex Zanotelli, «Non possiamo cambiare il mondo se non cambiamo prima noi stessi e lo sguardo con cui lo abitiamo». È con questo spirito che proviamo a costruire comunità, tessere relazioni, coltivare una coscienza ecologica che non sia ideologica, ma incarnata nella vita quotidiana.

Nel n. 193 della LS, papa Francesco invita tutte le persone di buona volontà a «rallentare un po’ il passo».

In che modo ti sforzi di percorrere questa strada nel tuo contesto familiare?

Rallentare è diventato per me un atto controcorrente, ma necessario. In famiglia cerco di creare spazi dove il tempo non sia sempre urgente, dove si possa parlare senza fretta, ascoltarsi davvero. Questo non significa non fare nulla, ma fare le cose con un ritmo umano. Riscoprire la lentezza come occasione di presenza, di attenzione, di cura.
Anche questo è un modo per vivere in maniera sostenibile. Come ci ricorda ancora Amartya Sen, «La povertà non è solo mancanza di reddito, ma mancanza di possibilità di scegliere, di partecipare, di vivere con dignità». Rallentare, dunque, è anche un gesto politico: ci aiuta a resistere a un modello di vita che produce disuguaglianze e ci riporta all’essenziale. Vandana Shiva dice che «la sostenibilità non è una rinuncia, è un guadagno in umanità». E questo è un principio che cerco di vivere anche nella sfera familiare.

Bibliografia di riferimento

– Amartya Sen, *Lo sviluppo è libertà*, Mondadori, 2000.
– Muhammad Yunus, *Il banchiere dei poveri*, Feltrinelli, 2006.
– Alex Zanotelli, *Lettera alla tribù bianca*, EMI, 2002.
– Papa Francesco, *Laudato si’*, 2015.
– Vandana Shiva, *Terra madre*, Slow Food Editore, 2014.

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