Periodico di informazione religiosa

Dal caos al cosmos. La via della solidarietà

da | 23 Giu 2025 | Ecologia

A dieci anni dalla firma della enciclica Laudato si’, prosegue il nostro itinerario di riflessione, a partire dalle pro-vocazioni che papa Francesco ci ha offerto, per mezzo del suo Magistero. Lo facciamo con la nostra amica Oriana Leone, cofondatrice del circolo “Laudato si’ Don Tonino Bello” di Tricase (LE), e operatrice Caritas nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca.

Oriana, la solidarietà sociale – scrive papa Francesco – viene generata dalla comune figliolanza divina: «Essendo stati creati dallo stesso Padre, noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale, una comunione sublime che ci spinge ad un rispetto sacro, amorevole e umile» (Laudato si’ 89).

Quali segni/percorsi concreti esprimono questo dono/vocazione nella tua realtà ecclesiale?

Credo profondamente che la solidarietà sociale non sia semplicemente un insieme di buone azioni o di progetti, ma il frutto di uno sguardo che riconosce nell’altro un fratello, parte della stessa famiglia cosmica. La frase della Laudato si’ che richiama i “legami invisibili” tra tutti gli esseri dell’universo risuona fortemente nel mio vissuto ecclesiale. I segni concreti di questa vocazione si manifestano ogni giorno nei piccoli gesti di cura e prossimità: nella distribuzione del pane e dei farmaci attraverso le iniziative di volontariato, nei momenti formativi con i giovani, nei laboratori di educazione alla sostenibilità.
In particolare, vedo emergere questa comunione sublime quando l’esperienza della bellezza viene condivisa: una veglia di preghiera ben preparata, una festa di comunità, un percorso educativo che aiuta a ritrovare il senso del limite e del dono. Sono tutti segni di una solidarietà che non nasce da un’organizzazione, ma da un’alleanza profonda tra le persone, la Terra e il Creatore.

Nei numeri 90 e 91 della enciclica Laudato si’, il Vescovo di Roma sottolinea il primato della persona umana nella creazione.

Pensi che per raggiungere o confermare tale consapevolezza, necessitiamo di che tipo di formazione e di testimonianza?

Abbiamo bisogno di una formazione integrale, che tocchi la mente, il cuore e le mani. Una formazione che non sia soltanto intellettuale, ma anche esperienziale e spirituale. Serve una formazione sapienziale, che aiuti a tenere insieme il linguaggio della scienza, quello della fede e quello dell’esperienza umana. In questo senso, la cosmologia – intesa come studio dell’universo ordinato – diventa anche una chiave educativa: ci insegna che ogni cosa ha un posto, un ritmo, una relazione. Così anche ogni persona ha dignità, valore, irripetibilità.
Tuttavia, questa consapevolezza ha bisogno di testimoni credibili: educatori, religiosi, famiglie che vivano ciò che annunciano. Persone che sappiano coniugare coerenza e misericordia, sobrietà e gioia. Infine, servono esperienze trasformative: esperienze di contatto con la fragilità, la sofferenza, ma anche con la natura e con la bellezza. Perché la centralità della persona si impara abitando l’umanità, non osservandola da lontano.

Il defunto Pontefice scriveva di «indifferenza» e «crudeltà» (cfr. Laudato si’ 92) nei riguardi di tante creature di questo mondo.

Dalla Dottrina Sociale della Chiesa – che stai approfondendo in questo tempo – quali strade cogli per vivere una solidarietà sempre più allargata, che può diventare germe di redenzione universale?

La Dottrina Sociale della Chiesa mi ha insegnato che la solidarietà non è solo un sentimento o una scelta etica privata, ma una responsabilità sociale e politica. È una virtù strutturale, che chiede di essere incarnata nei processi, nelle leggi, nelle economie. Una delle strade più urgenti è l’ecologia integrale: una visione che unisce il rispetto per l’ambiente con la lotta alla povertà, che collega il grido della terra con quello dei poveri. Qui la solidarietà diventa davvero universale, perché si prende cura dell’insieme, e non solo di alcuni.
Un’altra via è la cultura dell’incontro. Oggi la vera sfida è creare ponti: tra generazioni, culture, religioni. La solidarietà che redime è quella che ascolta, che si mette in cammino, che dialoga anche con chi è distante. E infine c’è la via della gratuità: nel nostro mondo improntato all’efficienza e al profitto, scegliere di servire senza calcolo è un atto profetico. Come ricorda la Caritas in veritate, il dono gratuito ha un valore non solo spirituale, ma anche economico e sociale.
In fondo, tutto questo ci riporta all’immagine biblica: siamo terra. Siamo impastati di caos, ma chiamati a diventare cosmo. Ogni volta che scegliamo di prenderci cura di qualcuno o qualcosa, ogni volta che restituiamo senso e dignità, partecipiamo a quell’azione creatrice che trasforma il disordine in armonia. È lì che nasce la solidarietà che profuma di risurrezione.

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