Quanti amici possiamo dire di avere? L’amicizia è un valore nella nostra vita? Ecco a cosa penso quando viaggiando in treno guardo gli altri sperando che qualcuno guardi me. Se ci fossero i miei amici qui con me, sarebbe un viaggio migliore? Mentre guardo fuori dal finestrino passa un bambino con la palla, intanto noto Alessia, appena entrata, che cerca posto distratta. Mi avvicino per scambiare due chiacchiere.“Ciao Ale!”. “Oi! Ciao Pà, come stai?”. “Bene bene, grazie, tu?”. “Tutto a posto! Un po’ di ansietta per diritto privato della settimana prossima, è un esame tosto!”. “Uffa, sempre sti esami! Chissà cosa darei per essere al posto tuo! Ciò che mi manca davvero dell’Università in realtà sono gli amici che ormai non vedo più da tanto, i loro volti prima, durante e dopo le lezioni”. “Ma come ci pensi Paolo! I miei compagni di corso solo un branco di ipocriti sfaticati, al pensiero che tra poco mi toccherà pure vederli mi sento male”. ”Senti, voglio farti una domanda che forse ti suonerà strana, posso?”. “Dimmi dimmi”. “Quanti amici possiamo dire di avere, secondo te?”. “Penso che si possano avere diversi amici ma la mia best friend, rimane soltanto una, e lo sai, è Francy”. “Ah sì, è vero, la Francy”. “ Per Aristotele l’amicizia è un valore. I valori sono ciò che i filosofi individuano come quelle bussole con le quali ci orientiamo nelle scelte quotidiane. Io sono d’accordo.
Per Aristotele diciamo che la nostra caratteristica più propria è quella di essere degli animali sociali, nel senso che è proprio dell’uomo crescere e svilupparsi all’interno di relazioni, tanto che senza amici non solo rimaniamo soli, rischiando di non sopravvivere, ma soprattutto rischiamo l’infelicità. Aristotele distingue tre tipi, o se vogliamo tre livelli diversi, di amicizia. Uno fondato sull’utile: ad esempio, Tom e Jerry sono amici in quanto non vogliono perdere il lavoro e quindi cercano di aiutarsi a vicenda e sanno andare d’accordo. Un altro fondato sul piacere: Tom e Jerry amano divertirsi il sabato sera in discoteca e quindi si organizzano per passare insieme una bella serata all’insegna della musica e quant’altro. E infine un’amicizia fondata sul bene, dove cioè si desidera, ci si adopera e si è felici per l’altro, anche a costo di correggersi, senza giudizio o condanna, perché si vuole un rapporto vero, dove ciascuno sia autentico e felice. E tu? Su cosa costruisci le tue amicizie?”. Silenzio. Alessia mi aveva seguito con gli occhi, annuendo col capo. “Wow Pà, sei bravo!”. “Grazie cara. Cavolo, siamo già arrivati alla tua Università, ti tocca scendere. Pensaci, mi raccomando. Poi mi aggiorni su Instagram! Ah, ecco il controllore!”.
L’amicizia insomma ha a che fare anche con il piacere. Il più illustre discepolo dell’Accademia platonica, mente filosofica prolifica ed influente del mondo antico occidentale, Aristotele, soleva definire il piacere, “un bene dell’anima” (Grande Etica I,3).
Piacere e dolore accompagnano l’intera vita dell’uomo e sono di fondamentale importanza per il formarsi di una vita morale. Aimé il piacere è stato bollato come elemento caratterizzante uno stile di vita contrario al messaggio lasciatoci da Cristo nel Vangelo, seppur il kerygma annuncia la risurrezione delle membra sante del Figlio di Dio, di quelle membra che conobbero piacere e dolore come li hanno conosciuti anche le membra dei figli dell’uomo. Ciò che del piacere interessa ad Aristotele è il ruolo da esso assunto in sede “etica” all’interno della virtù umana, e più nello specifico della vita felice.
Il piacere è legato alla virtù, ovverosia quell’ habitus, quel carattere che possediamo e applichiamo in accordo con la ragione, la volontà e la natura delle cose per conseguire in ogni situazione la giusta medietà che è il bene per noi. Una vita virtuosa è anche una vita piacevole, che non esclude l’esposizione al male e alle sofferenze, ma che nell’accettarle e affrontarle, anche nell’amicizia, sa ricavarne senso e beneficio, in una coraggiosa vittoria, nella consapevolezza che anche se ci si può ancora sentire soli in certe situazioni, soli non lo si è mai davvero. Una vita senza piacere, una vita senza il piacere del bene, del piacere di sapersi amati, una vita senza amici, una vita senza l’amicizia per il bello, il vero, ed il bene, è una vita che sacrifica la sua vocazione alla felicità. Chi perde un amico, perde un tesoro.