È mattina presto, come sempre troppo presto per andare a prendere un treno e gettarsi in una prima ora di filosofia. Fa un freddo cane fuori, è notte. Ho sognato brutto, non ricordo cosa, e ho in testa I’m lost without you dei Blink 182. Non sono più un adolescente, non voglio esserlo, ma sono costretto a sentirmici per il lavoro che faccio. Non serve che mi sciacquo la faccia quando fa così freddo, indosso il maglioncino a collo alto, la tuta bianca della Nike che ho acquistato a Bruxelles in un pomeriggio di noia e di euforia, le airpods, mi faccio 6 unità di insulina sapendo che mi fermerò da Samu per la colazione, entro nel piumone congelato per i primi 10 secondi e mi getto in strada. Prima sensazione: sono drippissimo, e sono le 6.45.
Cammino a testa bassa per respirare la mia stessa aria dentro la maglia, tenendo il naso al sicuro. Vorrei però alzare ogni tanto lo sguardo perché so che il cielo ha conservato qualche stella, per me forse, ma non lo alzo, devo continuare a camminare, ho paura di perdere il treno, la colazione, la mia ora di filosofia, il lavoro, la fiducia dei miei alunni. Fisicamente distrutto dalla levataccia, dal freddo, dal sonno sacro perduto, andare a prendere lo stesso treno tutte le mattine incazzato nero mi fa stare bene, sentire al sicuro, dentro una qualche forma di liturgia. Latte macchiato e brioche tiramisù, mousse al cioccolato e fragole, d’asporto. 7.04.
Sono a bordo del regionale che porta la mia vita in un paesino di montagna, in una scuola, dai miei studenti. Sono stato giovane come loro, non mi fregava niente della strada che il mio professore avesse dovuto compiere per arrivare da noi, o che cosa avesse mangiato a colazione. Non me ne frega niente. E a me non frega della strada che compiono i miei studenti, né tanto meno cosa abbiano mangiato stamattina e quante heets, puff, svapato. Cerco il posto dove posso allungare i piedi e appoggiarli, così che la schiena di contraccolpo possa rilassarsi e permettermi di stare più comodo caso mai riuscissi a riaddormentarmi. Non è mai accaduto ancora. Il posto era sempre occupato da sconosciuti che non capirò mai da dove vengono, perché anche loro sono lì, a quale popolo appartengono, e non me ne frega. Sono grato che ci siano. Che siano lì con me. E non è mai accaduto che in 6 mesi di treno riuscissi anche solo una volta ad addormentarmi.
Nasce da qui l’idea di un abbecedario filosofico, di articoli, riflessioni, sfoghi, che faranno parte della rassegna “P di Percy – un abbecedario di filosofia a bordo treno ”. Articoli brevi e divulgativi che aiutino a risvegliare nell’autore e nel lettore la meraviglia per il senso della vita, alla ricerca di un incontro con la verità su chi siamo noi, di che qualità sono le relazioni con gli altri e quale posto possiamo e vogliamo abitare in questo mondo, provocandoci con le questioni sollevate da pensatori per oltre tremila anni di storia dell’umanità.
Dalla A alla Z. Questo è il senso di un abbecedario. Al nome di un autore accosterò il nome di un tema: partendo, con spoiler in questo caso, dalla A di Aristotele \ Amicizia, fino alla Z di Zambrano \ Zar, sarà la vita e il nome di una filosofa o di un filosofo, sarà una questione ad essi associata, che dovranno invitarci a riflettere. Gli antichi Greci credevano che la filosofia iniziasse con la meraviglia. Se questa credenza fosse vera, allora i giovani sarebbero diventati dei filosofi eccellenti a partire dal loro naturale meravigliarsi intorno a molte cose. Se ti sei mai chiesto perché percepisci in un modo particolare un fatto che ti è accaduto, o perché gli animali e le piante fanno ciò che fanno, o perché le stelle brillano di notte, o il perché le macchine funzionano, allora potresti essere un filosofo. La parola filosofia fu coniata dai greci e significa “amore della saggezza”, anche se secondo una tradizione cristiana, che prediligo, “sapienza dell’amare”. Un filosofo non è necessariamente già saggio, ma certamente desidera esserlo. Ma saggezza riguardo cosa? Nel senso tradizionale della filosofia, saggezza intorno ogni cosa (te stesso, la gente intorno a te, la vita, il mondo, il mistero).
Esamineremo una questione, il pensiero di un filosofo inerente a quel dato argomento, tutto in chiave drammaticamente attualizzabile, affinché possiamo riscontrare tutti un valore pratico in quello che è stato detto e che ci stiamo dicendo. Lo farò anche aiutandoci con esercizi pratici, domande, compiti per casa, alla fine o all’inizio dell’articolo, perché filosofia si fa insieme, e chissà che qualcuno poi non voglia darmi anche certe risposte incontrandomi al bar, o scrivendomi attraverso i social. Siamo tutti insomma a bordo di questo treno, non ci resta che farci compagnia e capire insieme dove stiamo andando, dove vogliamo andare.