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Due papi a San Pietro: 50 anni di relazioni tra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Copta Ortodossa

da | 10 Mag 2023 | Vita ecclesiale

Città del Vaticano. Due papi a San Pietro: 50 anni di relazioni. Papa Francesco ha tenuto in Piazza San Pietro la consueta udienza generale del mercoledì; con lui Tawadros II, Patriarca copto ortodosso di Alessandria, in carica dal 18 novembre 2012 come 118º patriarca. Insieme i due Papi hanno celebrato l’incontro, avvenuto cinquanta anni fa, tra San Paolo VI e Papa Shenouda III, nonché la decima giornata dell’amicizia tra cattolici e copti.

Tawadros II ha rivolto un saluto in lingua araba, di cui riportiamo la traduzione: “Desidero porgere le mie felicitazioni, come quelle di tutti i membri del Santo Sinodo e di tutte le istituzioni della Chiesa copta ortodossa, per il decimo anniversario della sua santa elezione a Papa e Vescovo di Roma. Apprezzo tutto ciò che Lei ha fatto durante questo periodo al servizio del mondo intero, in tutti i campi e prego che Cristo mantenga Sua Santità in piena salute e le conceda la benedizione di una lunga vita”. Poi, ricorda l’incontro avvenuto dieci anni prima: “Questo amore, che è diventato un motto, lo celebriamo ogni anno nella “Giornata dell’amore fraterno” e ci sentiamo al telefono per rinnovarlo ogni anno. È un giorno che incarna lo spirito cristiano e l’amore che ci unisce nel servizio di Dio e nel servizio dei nostri fratelli e sorelle, per realizzare le parole di San Giovanni, il discepolo amato: “Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio; e chiunque ama è nato da Dio e conosce Dio” (1 Giovanni 4:7)”. Proseguendo riguardo alla scelta cristiana, Tawadros ha detto: “Abbiamo scelto l’amore, anche se andiamo controcorrente rispetto al mondo avido ed egoista. Abbiamo accettato la sfida dell’amore che Cristo ci chiede. Se saremo veri cristiani, il mondo diventerà più umano, così che il mondo intero conoscerà che Dio è amore: questo è il suo più alto attributo”.

Poi il ricordo dell’incontro tra Shenouda III e Paolo VI: “Questa data coincide anche con il cinquantesimo anniversario della visita di papa Shenouda III a papa Paolo VI, e questo la rende più importante e autorevole per i rapporti tra le nostre Chiese. Non posso dimenticare di ringraziarla con gioia per la sua preziosa visita in Egitto nel 2017, e come sia stata una benedizione per tutto l’Egitto quando Lei ha detto: “In questo appassionante cammino che – come la vita – non è sempre facile e lineare, ma nel quale il Signore ci esorta ad andare avanti, non siamo soli. Ci accompagna un’enorme schiera di Santi e di Martiri che, già pienamente uniti, ci spinge a essere quaggiù un’immagine vivente della «Gerusalemme di lassù»”. Mentre camminiamo insieme sul sentiero della vita tendendo alla vita eterna (1 Gv 2:25): “non importa quanto diverse siano le nostre radici e affiliazioni. Siamo uniti dall’amore di Cristo che abita in noi e una schiera di padri, apostoli e santi ci circonda e ci guida. Siamo venuti a voi dalla terra in cui predicava san Marco apostolo: la sua sede fu stabilita ad Alessandria. Siamo una delle sedi apostoliche più antiche del mondo. La terra d’Egitto, quanta storia e civiltà! Dicono di questa terra che è unica, avendo per padre è la storia e per madre la geografia. Sono venuto a voi dalla Chiesa copta, che è stata fondata nei tempi antichi”. Una terra che fu santificata “dalla visita della Sacra Famiglia, che benedisse la terra d’Egitto da est a ovest, da nord a sud. L’Egitto è la terra da cui si diffuse e si insediò il monachesimo cristiano con i suoi santi Antonio, Macario e Pacomio, che ispirò la Scuola di Alessandria, faro della teologia nella storia! Era ed è tuttora un luogo sacro per la preghiera”. E rivolgendosi all’Urbe: “Mi trovo qui, dove predicavano gli apostoli Paolo e Pietro, e mi rallegro di trovarmi presso questa grande basilica e contemplare queste colonne che la sostengono; ricordo la promessa del Signore all’Angelo della Chiesa di Filadelfia: “Il vincitore, lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più (Ap 3:12)”.

Il Patriarca ha concluso con una preghiera per la pace: “Dobbiamo essere all’altezza della nostra responsabilità: vivere secondo il soave odore di Cristo in questo mondo e riunirci per la sua pace. Camminiamo come camminò Lui, cantiamo con Davide il salmista: “ Sulle tue vie tieni saldi i miei passi e i miei piedi non vacilleranno (Sal 16,5). Invochiamo la pace per il mondo intero, pregando che scenda in ogni luogo e diventi la priorità dei capi e delle nazioni. Facci questa preghiera con voi oggi e ho ogni speranza che Dio la ascolti”.

Successivamente ha preso la parola il Santo Padre: “Sua Santità Tawadros ha accettato il mio invito a venire a Roma per celebrare con me il cinquantesimo anniversario dello storico incontro di Papa San Paolo VI e Papa Shenouda III, nel 1973”. Quell’incontro era il primo “tra un vescovo di Roma e un patriarca della Chiesa copta ortodossa, che culminò con la firma di una memorabile dichiarazione cristologica comune, esattamente il 10 maggio”. Da questo evento “Sua Santità Tawadros è venuto a trovarmi per la prima volta il 10 maggio di dieci anni fa, pochi mesi dopo la sua e la mia elezione, e ha proposto di celebrare ogni 10 maggio la Giornata dell’amicizia copto-cattolica che da quel tempo celebriamo ogni anno”. E poi un’affettuosa confessione a braccio: “Ci chiamiamo al telefono, ci mandiamo i saluti e rimaniamo fratelli. Non abbiamo litigato!”. Sorride. “Santità, cari vescovi e cari amici, insieme a voi imploro Dio Onnipotente, per l’intercessione dei Santi e Martiri della Chiesa copta, affinché ci aiuti a crescere nella comunione, in un unico e santo legame di fede, di speranza e di amore cristiano”, ha pregato il Santo Padre Papa Francesco rivolgendosi alla delegazione copta. “E parlando martiri chiesa copta che sono nostri voglio ricordare i martiri sulla spiaggia libica, che sono stati fatti martiri pochi anni fa”, ha concluso. Poi la preghiera del Padre Nostro recitata in comune la benedizione impartita insieme.

Negli scorsi giorni Tawadros ha visitato la Basilica di San Pietro, dove è salito insieme a tutta la delegazione sulla cupolaper una visione della città di Roma dall’alto. Poi si è fermato presso il Pontificio Collegio Etiopico, sito all’interno Città del Vaticano, dove ha ricordato la sua visita in Etiopia del 2015, mentre il popolo etiope che cantava: “San Marco è nostro padre e Alessandria è nostra madre”. Inoltre, in occasione del cinquantesimo anniversario della ripresa delle relazioni tra le chiese, il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani ha annunciato la pubblicazione di un libro, che include include i documenti che riportano i dialoghi che hanno unito le due Chiese dal Concilio Vaticano II fino ad oggi, introdotto dalle riflessioni di Papa Francesco e Papa Tawadros.

Questo l’intenso programma dei prossimi giorni: giovedì 11, nel Palazzo Apostolico, si svolgerà l’udienza privata con Papa Francesco, al termine della quale avverrà la presentazione delle rispettive delegazioni e lo scambio dei discorsi e dei doni. Seguirà un momento di preghiera in comune nella cappella Redemptoris Mater. In mattinata Tawadros si trasferirà nella sede del Dicastero per la Promozione dell’unità dei cristiani per un incontro. Nel pomeriggio di giovedì è prevista una visita all’abbazia delle Tre Fontane.  Due incontri scandiranno la mattinata di venerdì 12: quello con mons. Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, e successivamente quello con il card. Mario Grech, Segretario generale del Sinodo dei vescovi.  Il 13 e 14 maggio Tawadros visiterà le comunità copte presenti a Roma: a causa delle ridotte dimensioni di queste chiese, Papa Francesco ha concesso la Basilica di San Giovanni in Laterano per presiedere la liturgia copta ortodossa. Nel 2018 aveva presieduto invece la solenne liturgia nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Nel pomeriggio di domenica 14 la conclusione della visita e la partenza da Roma.

Le foto dei vari appuntamenti si possono trovare qui.

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