Il 5 luglio 1294 veniva eletto papa Celestino V. Dagli undici cardinali riuniti a Perugia. La scelta era ricaduta su un uomo di vita santa, Pietro del Morrone, eremita e fondatore di quella che sarà chiamata Congregazione Celestina. Al momento dell’elezione fra Pietro aveva circa 84 anni. La sede era vacante da due anni e tre mesi, da quando Papa Niccolò IV era morto il 4 aprile 1292. La commozione dei cardinali all’esito del conclave, se fu reale, scaturì dalla considerazione che soltanto Pietro avrebbe potuto rinnovare spiritualmente quella Chiesa ormai tanto invischiata da lotte per il potere e beni temporali. Nel verbale, datato 5 luglio 1294, gli undici cardinali scrivono che, dopo lunghe discussioni, improvvisamente venne fatto il nome di fra Pietro e subito all’unanimità acconsentirono alla sua elezione a sommo pontefice. Tra coloro che sottoscrissero il testo c’era anche il cardinale Benedetto Caetani, sei mesi dopo il celebre “gran rifiuto” di Celestino, ne avrebbe presto il posto con il nome di Bonifacio VIII. Un’antica tradizione vuole che il Caetani sogghignasse all’aver udito il nome del vecchio e inesperto eremita, ma che alla fine si risolse a votarlo.
Probabilmente riteneva, come altri, che quella fosse solo una soluzione di transizione, per prendere tempo; altri pensavano che il vecchio monaco sarebbe stato facilmente manovrabile dai cardinali più esperti.
Comunque stessero le cose, una settimana dopo, l’11 luglio 1294, i cardinali indirizzarono una lettera a fra Pietro, pregandolo di accettare l’elezione a beneficio della Chiesa Romana, da troppo tempo priva del suo pastore. Il viaggio degli inviati papali da Perugia all’eterno di Sant’Onofrio a Sulmona si concluse il 19 luglio, quando ci fu l’incontro con fra Pietro. Già confusamente al corrente di tutto, lo videro pallido in volt, con gli occhi gonfi di lacrime e le vesti semplici e logore. “Chi sono io per farmi carico di un così grande peso, di così tanto potere? Io non sono in grado di salvare me stesso, come potrò salvare il mondo intero?“, sembra abbia esclamato l’eletto di fronte alle ammonizioni dei delegati. Dopo molte titubanze, fra Pietro comunque accettò l’elezione e il 20 luglio si recò a Sulmona nell’abbazia di S. Spirito, dove fece mettere per iscritto la sua accettazione. Nel frattempo arrivò a Sulmona anche Carlo II d’Angiò, re di Sicilia, con il figlio Carlo Martello e il 27 luglio 1294 il nuovo papa, i due sovrani e il cardinale Pietro Colonna giunsero all’Aquila. Fra Pietro entrò in città su di un umile asino, mentre Carlo Il e il figlio gli cavalcavano ai lati tenendone le redini. A metà agosto si svolsero gli atti conclusivi presso la chiesa di Santa Maria di Collemaggio: la vestizione del papa con il manto di porpora, il conferimento delle insegne e la scelta del nome, che ebbero luogo all’Aquila il 29 agosto, festa della decollazione di San Giovanni Battista. A un mese dall’incoronazione, Celestino V concesse l’indulgenza plenaria a quanti si fossero recati annualmente a Collemaggio in occasione di tale festività. Era la nascita della Perdonanza Celestiniana.
Sappiamo poi com’è andata a finire: il 13 dicembre 1294 Celestino V, che ormai viveva presso la corte del re di Napoli, lesse la dichiarazione di rinuncia, ad appena cinque mesi e nove giorni dall’elezione. Alla vigilia di Natale, quindi dieci giorni dopo, fu eletto il nuovo pontefice, il cardinale Caetani, con il nome di Bonifacio VIII. Subito fece relegare Pietro del Morrone nella rocca di Fumone (Frosinone), dove morì il 19 maggio 1296.
Nella Bolla di indizione del Giubileo 2025, Papa Francesco ha ripercorso la storia delle indulgenze giubilari, menzionando anche la Perdonanza celestiniana dell’Aquila, da lui stesso presieduta nel 2022. In quell’occasione il Santo Padre ha definì Celestino V “un testimone coraggioso del Vangelo”, perché in lui ammiriamo una Chiesa libera dalle logiche mondane e “pienamente testimone di quel nome di Dio che è la Misericordia”.