Ancora una volta, le nostre case sono state travolte e violentate dalla guerra, attraverso immagini di morte, di distruzione e soprattutto di orrore, per aver non solo strappato alla vita molti civili, per un nuovo ’11 settembre israeliano’, ma per avere tolto la vita a molti innocenti e soprattutto per avere strappato da molti bambini il coraggio di sognare.
I racconti, le immagini e soprattutto le sensazioni trasmesse, portano nel cuore di molti occidentali, e devo aggiungere ‘per fortuna’, angoscia e dolore infinito. Ma tutto ciò che è accaduto era prevedibilmente possibile e atteso.
I muri, la discriminazione sociale e territoriale, la disparità economica e le umiliazioni quotidiane che il popolo palestinese ha dovuto subire in questi ultimi quarant’anni, non potevano che produrre odio e desiderio di vendetta.
Ogni volta che per motivi confessionali ho varcato il confine della Terra Santa, o Stato di Israele o terra palestinese, mi sono seriamente domandato come due popoli potessero continuare a vivere così vicini e ad odiarsi così fortemente.
La legge del più forte, come in tempo di non civiltà, mascherata da accordi internazionali, ha fatto sì che quella che nella tradizione ebraica era identificata come la Terra promessa, sia diventata una terra di non latte e miele, di non certezza, ma di morte, sofferenza e orrore.
Ciò che è accaduto, ha orientato due popoli a una via di no ritorno. Due popoli e non due religioni, perché tra i palestinesi, non ci sono solo fedeli islamici, ma anche cristiani e tra gli israeliani, ebrei, cristiani e musulmani.
Noi siamo ormai abituati non solo al libero scambio di merci in Europa, ma anche al movimento dei popoli e della cultura. Ma in quella terra tutto questo non esiste. Un palestinese che deve andare da Betlemme a Gerusalemme, per poter varcare quel muro di discordia e di odio, deve subire ogni giorno, forse anche per legittimi motivi di paura del terrorismo, controlli e verifiche.
Ed ora, a causa degli efferati fatti di terrorismo avvenuti nei giorni scorsi, in cui ragazzi formati all’odio e alla vendetta hanno ucciso senza pietà anziani, giovani in festa e soprattutto trucidato intere famiglie ed impedito per la morte a molti bambini di poter ancora sognare, in quello che dovrebbe essere il luogo più sicuro per un bambino, cioè la propria casa o le braccia del proprio papà e mamma, sta avendo luogo la distruzione di altre case, di altre famiglie e di altri bambini, che forse non hanno mai imparato a sognare per il dolore quotidiano con cui vivevano, ma che certamente non potranno più sognare quando avranno gli occhi impregnati di sangue e di dolore.
Il sangue versato nel kibbutz di Kfar Aza, con la furia omicida nei corpi profanati dei bambini da parte di Hamas, il buio di Gaza, l’assedio di un lembo di terra abitato da migliaia di persone che si trovano prigioniere di Israele e di Hamas, il grido di aiuto e le lacrime di altri bambini innocenti, se non troveranno ascolto presso i potenti del mondo, saranno ascoltati da Dio che ancora una volta dovrà affermare: “Ho visto, ho visto l’afflizione del mio popolo. Ho udito il grido che gli strappano i suoi oppressori; perché conosco i suoi affanni; e sono sceso per liberarlo e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso, in un paese dove scorre il latte e il miele”.