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IL DUE GIUGNO

da | 2 Giu 2023 | Cronaca

Il due giugno del 1946 per la prima volta, le donne possono essere votate e possono recarsi alle urne per votare quale forma di stato dovrà avere il Paese, se monarchia o repubblica. Una svolta che segna in maniera indelebile e definitiva l’affermazione delle donne come protagoniste attive nella politica, un ruolo raggiunto a suon di battaglie, di resistenza civile, di emancipazione, una svolta che permette alle donne di contare davvero. E finalmente le donne possono essere anche votate. 21 elette all’Assemblea Costituente: nove comuniste, nove democristiane, due socialiste, un’esponente del Fronte dell’Uomo qualunque. 14 erano laureate, la maggior parte di loro lavorava, diverse erano impegnate nel mondo della scuola, provenivano da tutta Italia, cinque di loro sono tra i componenti della commissione incaricata di scrivere la Costituzione: Nilde Iotti, Angela Gottelli, Teresa Noce, Angelina Merlin e Maria Federici, erano loro le cosiddette “madri costituenti”.

Il due giugno 1946 le donne (oltre dodici milioni) vanno alle urne in percentuali identiche a quelle degli uomini e la percentuale di votanti donne è più alta rispetto ai votanti maschi nel meridione e nelle isole. Prima del referendum del 2 giugno del 1946, Pio XII si rivolge alle donne: “Questo dovere – afferma Papa Pacelli – è per voi sacro; vi obbliga dinanzi a Dio, poiché con la vostra scheda elettorale voi avete in mano i superiori interessi della vostra patria”.

Settantasette anni fa è stato fatto un passo avanti epocale, una svolta storica di una portata enorme, ma nel tempo, com’è evoluta questa emancipazione sociale e politica delle donne? La risposta è facile: lentamente e male. Se in pubblico le donne hanno acquisito sempre più diritti, nel privato la situazione non è andata di pari passo e la strada per arrivare alla parità è molto lunga. Il rapporto globale sulla differenza di genere pubblicato dal Forum economico mondiale 2022 dice che ci vorranno 132 anni perché l’uguaglianza di genere diventi una realtà e 151 anni per colmare il gender gap nella partecipazione economica e nelle opportunità. È vero che c’è ancora tempo affinché la situazione cambi e per arrivare a pareggiare questo gap molto ampio, ma dobbiamo iniziare ad apportare i cambiamenti all’interno delle nostre case, educando i figli maschi ad occuparsi della casa e di se stessi senza caricare le figlie femmine della responsabilità di factotum. Dobbiamo pretendere parità salariali, quote rose nelle aziende, non come categorie protette, ma come professioniste pari agli uomini, vogliamo le stesse possibilità di avere posti nei Cda, ruoli chiave da leader, manager e non sentirci più chiederei ai colloqui, se abbiamo intenzione di fare figli.

Il due giugno 1946 è la festa della Repubblica, ma anche la celebrazione di una grande conquista che non può rimanere un punto di partenza per l’emancipazione economica politica e sociale femminile.

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