Essere solo una mamma non è sempre facile, una mamma non è sempre felice, una mamma è solo una mamma è solo una persona. Spesso pensa di non farcela, a volte fa una fatica immensa ad arrivare a sera, è pervasa dai sensi di colpa per non essere sempre radiosa, per non essere la mamma perfetta. Ma almeno questo aiuta i figli a rendersi conto della fallibilità, confrontarsi con un genitore imperfetto umanizza i difetti. Il bimbo ci vede e si sente normale, perché anche la mamma sbaglia, la mamma è solo una mamma. A volte magica, lo sanno tutti che i suoi baci guariscono qualsiasi ferita, a volte imperfetta, quando fiaccata dalla stanchezza grida una volta di troppo. La narrazione della mamma perfetta ha creato un’aura di false aspettative riguardo la maternità: i bimbi che mangiano e dormono senza mai piangere, mamme sempre pettinate truccate a puntino, case brillanti e giornate perfette. Poi succede che un figlio arriva veramente e quello che accade nella quotidianità non è esattamente tutto rose e fiori.
Le mamme che sono solo mamme, si ritrovano ad affrontare una serie di problemi di cui nessuno ha mai parlato con loro: capezzoli sanguinanti, continue notti in bianco, la doccia che sembra una chimera e il supermercato come unico svago. Senza contare che ci si perde, si perde se stesse, si fa il funerale alla ragazza che siamo state e nasce la mamma che deve avere sempre una soluzione, ci si perde come coppia, perché non è vero che i bambini uniscono, i bambini dividono, la stanchezza ci separa, il nervosismo ci separa, la casa in disordine ci allontana.
Ci incolpano anche perché di figli ne facciamo pochi, ma non ci garantiscono un salario minimo ed paritario, non costruiscono asili nido, il tempo di cura tra i genitori, non viene redistribuito, se dobbiamo rientrare al lavoro siamo demansionate e ai colloqui non sia mai a dire che siamo mamme. E se decidiamo di rimanere a casa siamo “solo mamme”, invisibili per il nostro Stato.
Menzione speciale per i tuttologi che sembrano avere tutte le soluzioni in tasca, ma quando ti riempiono la casa di chiacchiere poi se ne vanno e lasciano un vuoto di dubbi, rabbia e fastidio. Già perché del vuoto delle mamme non se ne parla mai e loro hanno paura a parlarne per non essere additate come depresse. Spesso non lo sono, ma anche se fosse? Come le aiutiamo queste mamme, puntando sempre il dito? A volte basta solo un piccolo incoraggiamento, un sorriso, una parla, una lasagna a domicilio, una vicina che passa e dice: “fatti la doccia se vuoi, la bimba la guardo io”; o chiedere: “di che cosa hai bisogno?. Glielo chiediamo mai alle mamme di che cosa hanno bisogno?
La solitudine delle mamme è una cosa che riconosci subito, quando sei per strada e vedi quella ragazza che ha due calzini diversi e i capelli spettinati, o al ristorante, dopo aver fatto uno sforzo immenso per uscire lei se ne sta lì con il bimbo che piange, vorrebbe piangere pure lei. Tu la vorresti solo abbracciare e dirle all’orecchio che tutto passerà, che non è sola e siamo in tante la notte con le nostre lucine accese a ninnare quei bimbi che di giorno sono angeli e di notte sembrano portarci all’inferno. La prossima volta che vedi una mamma prima di parlare, pensaci, è solo una mamma o una mamma sola?