Periodico di informazione religiosa

Il Logos, la brevità, la meditazione

da | 8 Dic 2024 | Teologia

Il Logos era «in principio» (Gv 1,1), «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14); la brevità è indicata da papa Francesco nella omelia: «A volte ci sono predicazioni lunghe, 20 minuti, 30 minuti… Ma, per favore, i predicatori devono predicare un’idea, un affetto e un invito ad agire. Oltre gli otto minuti la predica svanisce, non si capisce. E questo lo dico ai predicatori»; la meditazione è quella che fra Roberto Pasolini sacerdote lombardo dellOrdine dei Frati Minori Cappuccini ha pronunciato venerdì scorso nellAula Paolo VI davanti alla Curia Romana, in qualità di nuovo predicatore della Casa Pontificia, nella sua prima Predica di Avvento.

Il Verbo della vita è il definitivo dono di grazia a vantaggio della redenzione universale: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli» (Gal 4,4); «Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non lhanno vinta» (Gv1,2-5).

Il Vescovo di Roma ha sottolineato, nella scorsa Udienza del mercoledì: «A volte vediamo gli uomini che quando incomincia la predica vanno fuori a fumare una sigaretta e poi rientrano. Per favore, la predica dev’essere un’idea, un affetto e una proposta di azione. E non andare mai oltre i dieci minuti. Questo è molto importante». Egli, già nella Evangelii gaudium, affermava: «L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un Pastore con il suo popolo. […] L’omelia può essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita» (135); e proseguiva, scrivendo: «L’omelia non può essere uno spettacolo di intrattenimento, non risponde alla logica delle risorse mediatiche, ma deve dare fervore e significato alla celebrazione. È un genere peculiare, dal momento che si tratta di una predicazione dentro la cornice di una celebrazione liturgica; di conseguenza deve essere breve ed evitare di sembrare una conferenza o una lezione. Il predicatore può essere capace di tenere vivo l’interesse della gente per un’ora, ma così la sua parola diventa più importante della celebrazione della fede. Se l’omelia si prolunga troppo, danneggia due caratteristiche della celebrazione liturgica: l’armonia tra le sue parti e il suo ritmo. […] Ciò richiede che la parola del predicatore non occupi uno spazio eccessivo, in modo che il Signore brilli più del ministro» (138). Lmelia viene presentata dal Pontefice come «la conversazione di una madre» (cfr. EG 139-141) e come quelle «parole che fanno ardere i cuori» (cfr. EG 142-144).

Fra Roberto Pasolini, nella sua prima Predica di Avvento, ha fatto riecheggiare «la voce dei profeti», per indicare una importanteporta da varcare: quella dello stupore. Egli ha consegnato ai presenti la testimonianza evangelica di Elisabetta e quella della Vergine Maria, con la grazia donata in sovrabbondanza e la risposta della libertà che si consegna alluniversale disegno di salvezza; ha fatto emergere la discontinuità e la straordinarietà del tempo presente, «in cui accanto a gravi ingiustizie, guerre e violenze che purtroppo affliggono ogni angolo del mondo, emergono nuove scoperte, promettenti percorsi di liberazione»; ha evidenziato «il sogno e il tocco di Dio nella realtà»; ha indicato la meta del personale «eccomi» alla volontà del Signore, quella di «attraversare la porta del Giubileo con una viva speranza», quella di «sciogliere le rigidità del cuore»; al fine di «aprirci alla novità di Dio», per essere creature nuove in questo tempo e nel nostro mondo.

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