Il Natale con Gregorio Magno. 4 gennaio
Erano circa le quattro del pomeriggio. Una precisazione che ci sorprende. Il Vangelo si limita a dare le notizie più importanti della vita di Gesù, spesso in modo stringato, ma in questa circostanza viene notato un particolare apparentemente insignificante: erano le quattro del pomeriggio. La vita di ognuno di noi può assumere una direzione del tutto diversa grazie a un incontro; anzi, la vita umana ha valore proprio dai suoi incontri. Così il ricordo di quel giorno era rimasto vivo nella memoria dell’apostolo Giovanni in tutti i suoi dettagli, persino l’orario. Nella vita di ognuno di noi c’è un giorno, un incontro che segnato un cambiamento radicale di vita: la chiamata imprevedibile e personale di Dio in vista della nostra missione. Quel fascino discende lungo la storia da duemila anni e arriva fino a noi: il Signore è presente anche nelle piccole occasioni in cui c’è offerto di fare il bene o accettare la sofferenza, è presente in queste dimore modeste come nelle ostie consacrate. Sono i nostri occhi pronti a riconoscerlo nell’umiltà di ogni suo quotidiano abbassamento? Giacomo di Sarug scriveva: “Solo se l’amore entra nel tuo cuore, i tuoi pensieri diventano luminosi come luce. Sì, la tua intelligenza si aprirà ai misteri di Dio“.
Dalla sua pienezza noi tutti attingiamo
Non si nutrono della parola di Dio coloro che non ascoltano devotamente ciò che dicono. Giovanni, come già ripieno di questa dolcezza del Verbo, dice: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1, 16). Ma altro è la pienezza del Verbo e altro è la pienezza del libro. Dalla pienezza del Verbo non possono ricevere se non i giusti, dalla pienezza della Scrittura invece possono ricevere anche i malvagi. Il libro del beato apostolo Giovanni e il libro del beato apostolo Paolo sono pienezze, che derivano da loro. Sia Paolo che Giovanni hanno scritto le loro parole; ma ciò che ognuno di essi ha scritto, glielo ha ispirato il Verbo che parlava in loro. Ora, chi accoglie il Verbo della Scrittura, non con amore ma con scienza, riceve dalla pienezza, non del Verbo, ma del libro. E poiché riceve una cosa morta, egli non vive di questo che riceve. Ma che dico, Scrittura morta? Non soltanto è morta, ma procura la morte; poiché sta scritto: “La lettera uccide, lo Spirito dà vita” (2Cor 3,6). E questo fa ogni lettera divina; poiché la lettera è un corpo, e la vita di questo corpo è lo Spirito. Chi legge la lettera e ristora il suo spirito con l’amore dell’intelletto riceve un corpo vivificato e vivificante. Ora, i malvagi che ricercano le Scritture che non amano, che osano parlarne superficialmente, non ne gustano interiormente il sapore, mentre lo gustano gli altri, che con animo ben disposto ricevono il nutrimento delle Scritture che essi espongono: è come se, di ciò che essi porgono, si saziassero gli altri, ma non loro. Dica dunque Samuele a Saul: “Sali per mangiare oggi con me” (1 Sam 9,19). Perché ciò che i santi dottori comunicano ai fedeli del Verbo, insieme lo ascoltano e insieme se ne saziano.
Dal Commento al Primo libro dei Re IV,123-124