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Il Natale con Gregorio Magno. 1 gennaio. Maria Santissima Madre di Dio

da | 1 Gen 2024 | Monasteria

Il Natale con Gregorio Magno. Maria Santissima Madre di Dio

Dopo l’anno vecchio entriamo nell’anno nuovo. Le feste umane passano presto, come scriveva Leopardi ne Il sabato del villaggio: “diman tristezza e noia recheran l’ore ed al travaglio usato ciascuno, in suo pensier, farà il ritorno. Ogni persona riceve da Dio, sorgente, iniziatore e termine di ogni cosa, il tempo di cui ha bisogno per adempiere ciò per cui vive. Niente di più, niente di meno. Da qui l’obbligo di approfittare del tempo che ci viene donato, perché Dio non dà a nessuno un tempo vuoto da riempire secondo il suo parere. La provvidenza assegna a ciascuno il suo compito, ma richiede il libero consenso per collaborare con la volontà di Dio, come fu chiesto a Maria, che divenne così Santissima Madre di Dio. Nell’invocare la pace per il mondo sotto il manto protettivo della Vergine Madre, imitiamo il mistero che celebriamo, abbandonando ogni pensiero di farci giustizia da soli, ogni ricordo di torto ricevuto, cancellando dal cuore ogni risentimento, per quanto giusto, verso tutti. Uniamoci allo stupore e alla lode e alla gioia della Madre, che contempla il Figlio divino davanti a lei. Che cosa aspettarci dal nuovo annoche ci sta davanti, se non la consapevolezza che sia utile, che abbiamo un compito da realizzare nel tempo, accettandolo come dono di Dio? Possiamo sempre incominciare da capo, ma “se non cominciamo una nuova vita, rimaniamo nell’anno vecchio“, scriveva il mistico Angelo Silesio. Maria Santissima, Madre di Dio ci sia guida nell’ascoltare, custodire e partorire la Parola di Dio con la propria testimonianza al mondo.

Venite, saliamo al monte del Signore

La montagna di Efraim può anche indicare la beatissima sempre vergine Maria, madre di Dio. Sì, essa era una montagna, che per la sua sublime elezione supera la grandezza di ogni eletta creatura. Non era forse un’alta montagna Maria che giunse fino a concepire il Verbo eterno, innalzando la sublime vetta dei suoi meriti al di sopra di tutti i cori degli angeli, fino al trono della divinità? Isaia infatti della dignità di questa così eccelsa montagna dice: “Alla fine dei giorni, la montagna della casa del Signore sarà eretta sulla cima dei monti” (Is 2,2). Era una montagna sulla cima dei monti, perché la sublimità di Maria rifulgeva al di sopra di tutti i santi. Poiché come la montagna indica l’altezza, così la casa indica l’abitazione. Propriamente viene chiamata montagna e casa, poiché, per i meriti incomparabili di cui brillava, ella preparò il suo sacro utero perché l’unico Figlio di Dio vi prendesse dimora. Maria non sarebbe una montagna eretta sulla cima dei monti, se la sua divina fecondità non la elevasse al di sopra della sublimità degli angeli; e non sarebbe la casa del Signore, se la divinità del Verbo, assumendo l’umanità, non avesse preso dimora nel suo grembo. È certamente lei che il profeta vedeva bella e adorna della gloria della fecondità, quando diceva: “Un germoglio spunterà dal tronco di lesse, un fiore spunterà dalle sue radici” (Is II,I). È il frutto di questa montagna che faceva esultare David quando diceva a Dio: “Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. La terra ha dato il suo frutto” (Sal 66,6-7). In realtà, colui che la Vergine generò non era solo un uomo santo, ma altresì Dio potente. Salutando la medesima beata Vergine, Elisabetta dice di questo frutto: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo” (Lc 1,42). Non è dunque senza motivo che si chiama Montagna di Efraim, la Fruttifera, poiché ella si eleva all’ineffabile dignità di Madre di Dio, e il suo frutto fa rinverdire le piante secche della condizione umana.

Dal Commento al Primo libro dei Re I, 5

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