«Il Vangelo oggi presenta l’incontro di Gesù con i primi discepoli (cfr Gv 1,35-42). Questa scena ci invita a fare memoria del nostro primo incontro con Gesù. Ognuno di noi ha avuto il suo primo incontro con Gesù; da bambino, da adolescente, da giovane, da adulto, adulta… Quando ho incontrato Gesù per la prima volta? Possiamo fare un po’ di memoria. E dopo questo pensiero, questo ricordo, rinnovare la gioia di seguirlo e chiederci: che cosa significa essere discepoli di Gesù?». Sono state queste le espressioni iniziali pronunciate dal Santo Padre Francesco in occasione della recita domenicale della preghiera dell’Angelus. Siamo nella Seconda Domenica del Tempo Ordinario e la liturgia ci fa celebrare una Parola dal carattere spiccatamente “vocazionale”: viene narrata, infatti, la chiamata che il Signore rivolge al giovane Samuele «nel tempio del Signore» (1Sam 3,3b); è riportata la prima esperienza che due discepoli del Battista vivono con il Signore Gesù, «l’agnello di Dio» (Gv 1,36).
Il Papa, a partire dal Vangelo odierno, ci suggerisce di acquisire tre atteggiamenti: «cercare Gesù, dimorare con Gesù, annunciare Gesù».
Cercare: «Sono le prime parole che Gesù rivolge loro: anzitutto li invita a guardarsi dentro, a interrogarsi sui desideri che portano nel cuore. “Cosa stai cercando?”. Il Signore non vuole fare proseliti, non vuole “followers” superficiali, il Signore vuole persone che si interrogano e si lasciano interpellare dalla sua Parola. Pertanto, per essere discepoli di Gesù bisogna prima di tutto cercarlo, avere un cuore aperto, in ricerca, non un cuore sazio o appagato»; sottolinea il Pontefice.
Dimorare: i discepoli «non cercavano notizie o informazioni su Dio, oppure segni o miracoli, ma desideravano incontrare il Messia, parlare con Lui, stare con Lui, ascoltarlo. La prima domanda che fanno qual è?: “Dove dimori?” (v. 38). E Cristo li invita a stare con Lui: “Venite e vedrete” (v. 39). Stare con Lui, rimanere con Lui, questa è la cosa più importante per il discepolo del Signore. La fede, insomma, non è una teoria, no, è un incontro –, è andare a vedere dove abita il Signore e dimorare con Lui. Incontrare il Signore e dimorare con Lui».
Annunciare: i due discepoli «tornano e annunciano. Cercare, dimorare, annunciare. Io cerco Gesù? Dimoro in Gesù? Ho il coraggio di annunciare Gesù? Quel primo incontro con Gesù fu un’esperienza talmente forte, che i due discepoli ne ricordarono per sempre l’ora: “erano circa le quattro del pomeriggio” (v. 39). Questo fa vedere la forza di quell’incontro. E i loro cuori erano così pieni di gioia che sentirono subito il bisogno di comunicare il dono ricevuto. Infatti, uno dei due, Andrea, si affretta a condividerlo con suo fratello Pietro, e lo porta al Signore. Cercare il Signore, stare con Lui».
Francesco conclude le proprie riflessioni invitando ciascuno ad appropriarsi della esperienza di questi due discepoli, a rivivere i momenti della comunione con Dio; egli ha affermato: «Fratelli e sorelle, anche noi oggi facciamo memoria del nostro primo incontro col Signore. Ognuno di noi ha avuto il primo incontro, sia in famiglia sia fuori… Quando io ho incontrato il Signore? Quando il Signore ha toccato il mio cuore? E ci chiediamo: siamo ancora discepoli innamorati del Signore, cerchiamo il Signore, oppure ci siamo accomodati in una fede fatta di abitudini? Dimoriamo con Lui nella preghiera, sappiamo stare in silenzio con Lui? Io so dimorare in preghiera con il Signore, stare in silenzio con Lui? E poi, sentiamo il desiderio di condividere, di annunciare questa bellezza dell’incontro con il Signore?».
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