Periodico di informazione religiosa

Papa Francesco al Sinodo dei Vescovi

da | 3 Ott 2024 | Vita ecclesiale

Papa Francesco ha presieduto – nella mattinata di mercoledì 2 ottobre – la celebrazione eucaristica, in occasione dell’apertura della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi; egli, prendendo spunto dalla liturgia dei Santi Angeli Custodi, ha consegnato ai presenti tre parole: la voce, il rifugio e il bambino.

In merito alla prima realtà, il Pontefice ha commentato: «È un’immagine che ci tocca da vicino, perché anche il Sinodo è un cammino, in cui il Signore mette nelle nostre mani la storia, i sogni e le speranze di un grande Popolo: di sorelle e fratelli sparsi in ogni parte del mondo, animati dalla nostra stessa fede, mossi dallo stesso desiderio di santità, affinché con loro e per loro cerchiamo di comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare. Ma come possiamo, noi, metterci in ascolto della “voce dell’angelo”? Una via è certamente quella di accostarci con rispetto e attenzione, nella preghiera e alla luce della Parola di Dio, a tutti i contributi raccolti in questi tre anni di lavoro, di condivisione, di confronto e di paziente sforzo di purificazione della mente e del cuore. Si tratta, con l’aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare e comprendere le voci, cioè le idee, le attese, le proposte, per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa»; e ha caldamente invitato tutti: «Nel concreto, badiamo a non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre, ma offriamoli come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio. Altrimenti finiremo per chiuderci in dialoghi tra sordi, dove ciascuno cerca di “tirare acqua al proprio mulino” senza ascoltare gli altri, e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore».

Per quanto riguarda il rifugio, il Vescovo di Roma ha affermato: «Questo è un simbolo di ciò che Dio fa per noi, ma è anche un modello da seguire, in particolare in questo momento assembleare. Tra noi, cari fratelli e sorelle, ci sono molte persone forti, preparate, capaci di sollevarsi in alto con i movimenti vigorosi di riflessioni e intuizioni geniali. Tutto ciò è una ricchezza, che ci stimola, ci spinge, ci costringe a volte a pensare in modo più aperto e ad andare avanti con decisione, come pure ci aiuta a rimanere saldi nella fede anche di fronte a sfide e difficoltà. Il cuore aperto, il cuore in dialogo. Non è dello Spirito del Signore un cuore chiuso nelle proprie convinzioni, questo non è del Signore. È un dono l’aprirsi, un dono che va unito, a tempo opportuno, alla capacità di rilassare i muscoli e di chinarsi, per offrirsi gli uni agli altri come abbraccio accogliente e luogo di riparo».

Francesco ha indicato all’assemblea sinodale la strada evangelica dell’ «abbracciare, proteggere e prendersi cura»; affinché venga custodita l’armonia, «l’armonia che può fare solo lo Spirito Santo. È il maestro dell’armonia, che con tante differenze è capace di creare una sola voce, con tante voci diverse».

Il terzo riferimento del Pontefice è stato quello del bambino; egli ha ricordato a tutti: «Il Sinodo, data la sua importanza, in un certo senso ci chiede di essere “grandi” – nella mente, nel cuore, nelle vedute –, perché sono “grandi” e delicate le questioni da trattare, e ampi, universali gli scenari entro cui esse si collocano. Ma proprio per questo non possiamo permetterci di staccare gli occhi dal bambino, che Gesù continua a mettere al centro delle nostre riunioni e dei nostri tavoli di lavoro, per ricordarci che l’unica via per essere “all’altezza” del compito che ci è affidato, è quella di abbassarci, di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà. Il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più».

Papa Francesco ha terminato la sua omelia con queste brevi esortazioni: «Camminiamo insieme. Mettiamoci in ascolto del Signore. E lasciamoci condurre dalla brezza dello Spirito».

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