Periodico di informazione religiosa

La prossimità del Dio-vicino

da | 12 Ago 2024 | Teologia

La prossimità del Dio-vicino è il mistero centrale della nostra fede; lo “scandalo” dell’Onnipotente che si incarna, si lascia crocifiggere, conosce il silenzio del sepolcro, interpella ogni cristiano e ogni persona umana. Si chiedevano duemila anni fa – e lo ripetiamo anche noi oggi – come sia possibile che Egli si proclama come Colui che è disceso dal cielo (cfr. Gv 6,38): «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui non conosciamo il padre e la madre? Come dunque può dire: “Sono disceso dal cielo”?» (Gv 6,42). Papa Francesco – nell’Angelus di questa XIX Domenica del Tempo Ordinario – sottolinea che «tutti si scandalizzano» di Lui; poiché ognuno rimane prigioniero nei propri preconcetti e nella personale presunzione: «Sono bloccati, nella loro fede, dal preconcetto nei confronti delle sue origini umili e anche bloccati dalla presunzione, perciò, di non avere nulla da imparare da Lui. I preconcetti e la presunzione, quanto male ci fanno! Impediscono un dialogo sincero, un avvicinamento tra fratelli: state attenti ai preconcetti e alla presunzione! Hanno i loro schemi rigidi, e non c’è posto nel loro cuore per ciò che non vi rientra, per quello che non possono catalogare e archiviare negli scaffali impolverati delle loro sicurezze. E questo è vero: tante volte le nostre sicurezze sono chiuse, impolverate, come i libri vecchi».

Conseguentemente, il Vescovo di Roma invita tutti all’apertura del cuore; che nasce da un rapporto vero con la Trinità, e genera fraternità, rispetto, amore: «Prestiamo attenzione a tutto questo, perché a volte può succedere lo stesso anche a noi, nella nostra vita e nella nostra preghiera: può accaderci, cioè, che invece di metterci veramente in ascolto di quello che il Signore ha da dirci, cerchiamo da Lui e dagli altri solo una conferma a quello che pensiamo noi, una conferma alle nostre convinzioni, ai nostri giudizi, che sono pre-giudizi. Ma questo modo di rivolgerci a Dio non ci aiuta ad incontrare Dio, ad incontrarlo davvero, né ad aprirci al dono della sua luce e della sua grazia, per crescere nel bene, per fare la sua volontà e per superare le chiusure e le difficoltà. Fratelli e sorelle, la fede e la preghiera, quando sono vere aprono la mente e il cuore, non li chiudono. Quando tu trovi una persona che nella mente, nella preghiera è chiusa, quella fede e quella preghiera non sono vere».

L’invito finale del Pontefice ci esorta a prendere consapevolezza del nostro itinerario di fede: «Nella mia vita di fede, sono capace di fare veramente silenzio in me, e di mettermi in ascolto di Dio? Sono disposto ad accogliere la sua voce al di là dei miei schemi e vincendo anche, con il suo aiuto, le mie paure?».

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