Periodico di informazione religiosa

L’apertura della XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

da | 5 Ott 2023 | Vita ecclesiale

Presiedendo la celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro mercoledì 4 ottobre, papa Francesco ha aperto i lavori della XVI Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

Nella solennità di san Francesco d’Assisi il Sinodo dei Vescovi 2021-2024 ha visto l’apertura della sua Prima Sessione. Il Papa ha citato – nella sua omelia – anche il Santo Patrono d’Italia, ricordando a tutti i fedeli che egli rimane un modello di fede e di umanità vera e bella, essendosi spogliato di tutto il superfluo, per lasciarsi incontrare e convertire dall’amore trinitario. Bergoglio sogna tutto questo per la Chiesa, in quanto istituzione e per ogni singolo battezzato.

La sua riflessione è partita dal passo del Vangelo del giorno, Mt 11,2-24, incentrato sulla logica del regno, sul suo rifiuto e sulla sua accoglienza. Papa Francesco mette subito in evidenza le grosse difficoltà che nostro Signore Gesù Cristo ha incontrato durante la sua missione pubblica: rifiuti, dubbi da parte di Giovanni Battista; tuttavia, Egli «non si lascia risucchiare dalla tristezza», mantiene il proprio sguardo sull’oltre degli eventi, ripone la propria fiducia nell’amore provvidente del Padre.

Le due dinamiche che la narrazione evangelica mette in evidenza sono: lo sguardo e l’accoglienza. Lo sguardo gesuano non si lascia imprigionare nell’immanenza o nello sconforto, non si accontenta di facili scappatoie o ideologie di comodo; «pur avendo sperimentato il rifiuto e aver visto attorno a sé tanta durezza di cuore, Cristo non si lascia imprigionare dalla delusione, non diventa amaro, non spegne la lode; il suo cuore, fondato nel primato del Padre, rimane sereno pure nella tempesta». Questo suo atteggiamento invita la comunità credente di oggi a non perdersi d’animo, «a essere una Chiesa che non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale ma che, al contrario, volge gli occhi a Dio che è comunione e, con stupore e umiltà, lo benedice e lo adora, riconoscendolo suo unico Signore». Soggiunge il Papa: «Lo sguardo benedicente di Gesù ci invita a essere una Chiesa che non affronta le sfide e i problemi di oggi con uno spirito divisivo e conflittuale ma che, al contrario, volge gli occhi a Dio che è comunione e, con stupore e umiltà, lo benedice e lo adora, riconoscendolo suo unico Signore. Apparteniamo a Lui e – ricordiamolo – esistiamo solo per portare Lui al mondo».

La seconda azione del Signore che il Pontefice mette in evidenza è il suo sguardo accogliente; verso tutti, primieramente a vantaggio dei piccoli e dei poveri. «Questo sguardo accogliente di Gesù invita anche noi ad essere una Chiesa ospitale, non con le porte chiuse. In un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura. Nel dialogo sinodale, in questa bella “marcia nello Spirito Santo” che compiamo insieme come Popolo di Dio, possiamo crescere nell’unità e nell’amicizia con il Signore per guardare alle sfide di oggi con il suo sguardo».

Contemplando le azioni di Gesù Cristo, il Papa offre alla Chiesa universale alcune piste di riflessione e di pratica, affinché ogni donna e uomo di buona volontà tenda a un cammino cristiano sempre più fraterno e solidale, vicino al grido del mondo e dei poveri in particolare; egli afferma: «Fratelli e sorelle, Popolo santo di Dio, dinanzi alle difficoltà e alle sfide che ci attendono, lo sguardo benedicente e accogliente di Gesù ci impedisce di cadere in alcune tentazioni pericolose: di essere una Chiesa rigida – una dogana –, che si arma contro il mondo e guarda all’indietro; di essere una Chiesa tiepida, che si arrende alle mode del mondo; di essere una Chiesa stanca, ripiegata su sé stessa. Nel libro dell’Apocalisse, il Signore dice: “Io sono alla porta e busso perché la porta sia aperta”; ma tante volte, fratelli e sorelle, Lui bussa alla porta, però dall’interno della Chiesa, perché lasciamo il Signore uscire con la Chiesa a proclamare il suo Vangelo. Camminiamo insieme: umili, ardenti e gioiosi».

L’ardente desiderio di papa Francesco è che il Sinodo non venga interpretato come una assemblea parlamentare, oppure come un distributore di risposte alle tante esigenze della persona umana di oggi. All’Assemblea chiede il silenzio nella preghiera, per meglio discernere i segni dei tempi e l’opera di Dio nella nostra storia. Egli ricorda a tutti che il protagonista, il “direttore dei lavori”, “l’esecutore materiale dell’opera” è sempre lo Spirito santo. Alla Chiesa suggerisce la strada della umiltà e della mitezza, dell’annuncio coraggioso e della testimonianza, della prossimità a tutti nel bene e nella luce della fede.

 

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