Periodico di informazione religiosa

Papa Francesco: pellegrino di fraternità, con la compassione di Dio

da | 24 Set 2023 | Vita ecclesiale

Accogliamo con gioia e gratitudine la testimonianza di papa Francesco, il quale si è recato a Marsiglia gli scorsi venerdì 22 e sabato 23 settembre per chiudere levento dedicato alle sfide della migrazione “Rencontres Méditerranéennes, che ha visto coinvoltii vescovi dei territori che si affacciano sul mar Mediterraneo. Egli ha incontrato nella città francese, crocevia di popoli diversi capi di Stato, Leader Religiosi, fedeli e poveri.

Durante il momento di preghiera mariana, il Pontefice ha detto: «Oggi ancora, per tutti, la Bonne Mère è protagonista di un tenerissimo “incrocio di sguardi”: da una parte quello di Gesù, che lei sempre ci indica e il cui amore riflette nei suoi occhi – il gesto più autentico della Madonna è: “Fate quello che Lui vi dice”, indicare Gesù – dall’altra quelli di tanti uomini e donne di ogni età e condizione, che ella raccoglie e porta a Dio, come abbiamo ricordato all’inizio di questa preghiera, deponendo ai suoi piedi un cero acceso. Ecco, nel crocevia di popoli che è Marsiglia, è proprio su questo incrocio di sguardi che vorrei riflettere con voi, perché in esso mi pare si esprima bene la dimensione mariana del nostro ministero. Anche noi, sacerdoti, consacrati, diaconi, siamo infatti chiamati a far sentire alla gente lo sguardo di Gesù e, nello stesso tempo, a portare a Gesù lo sguardo dei fratelli. Uno scambio di sguardi. Nel primo caso siamo strumenti di misericordia, nel secondo strumenti di intercessione»; Francesco ha continuato, affermando: «Primo sguardo: quello di Gesù che accarezza l’uomo. È uno sguardo che va dall’alto in basso, ma nonper giudicare, bensì per rialzare chi è a terra. È uno sguardo pieno di tenerezza, che traspare negli occhi di Maria. E noi, chiamati a trasmettere questo sguardo, siamo tenuti ad abbassarci, a provare compassione – questa parola la sottolineo: compassione. Non dimentichiamo che lo stile di Dio è quello della vicinanza, della compassione e della tenerezza […] A me piace pensare che il Signore non sa fare il gesto di puntare il dito per giudicare, ma sa fare quello di tendere la mano per risollevare. Fratelli, sorelle, impariamo da questo sguardo, non lasciamo passare un giorno senza fare memoria di quando lo abbiamo ricevuto su di noi, e facciamolo nostro, per essere uomini e donne di compassione. Vicinanza, compassione, tenerezza. Non dimentichiamo. Esserecompassionevoli vuol dire essere vicini e teneri. Apriamo le porte delle chiese e delle canoniche, ma soprattutto quelle del cuore, per mostrare attraverso la nostra mitezza, gentilezza e accoglienza il volto del nostro Signore. Chiunque vi avvicini non trovi distanze e giudizi, trovi la testimonianza di un’umile gioia, più fruttuosa di ogni capacità ostentata. Trovino i feriti della vita un porto sicuro, un’accoglienza, nel vostro sguardo, un incoraggiamento nel vostro abbraccio, una carezza nelle vostre mani, capaci di asciugare lacrime. Pur nelle tante occupazioni di ogni giorno, non lasciate, per favore, che venga meno il calore dello sguardo paterno e materno di Dio».

Il secondo atteggiamento che papa Francesco indica ai cristiani, in particolare ai consacrati, è il seguente: «E poi c’è il secondo sguardo: quello degli uomini e delle donne che si rivolgono a Gesù. Come Maria, che a Cana ha colto e portato davanti al Signore le preoccupazioni di due giovani sposi (cfr Gv 2,3), anche voi siete chiamati a farvi, per gli altri – uomini e donne per gli altri -, voce che intercede (cfr Rm 8,34)».

Condividendo un momento di meditazione con i Leader delle altre religioni, Francesco ha esortato i presenti, gridando con forza: «Dinanzi a noi c’è il mare, fonte di vita, ma questo luogo evoca la tragedia dei naufragi, che provocano morte. Siamo riuniti in memoria di coloro che non ce l’hanno fatta, che non sono stati salvati. Non abituiamoci a considerare i naufragi come fatti di cronaca e i morti in mare come cifre: no, sono nomi e cognomi, sono volti e storie, sono vite spezzate e sogni infranti. Penso a tanti fratelli e sorelle annegati nella paura, insieme alle speranze che portavano nel cuore. Davanti a un simile dramma non servono parole, ma fatti. Prima ancora, però, serve umanità, serve silenzio, pianto, compassione e preghiera. Vi invito ora a un momento di silenzio in memoria di questi nostri fratelli e sorelle: lasciamoci toccare dalle loro tragedie. Troppe persone, in fuga da conflitti, povertà e calamità ambientali, trovano tra le onde del Mediterraneo il rifiuto definitivo alla loro ricerca di un futuro migliore. E così questo splendido mare è diventato un enorme cimitero, dove molti fratelli e sorelle sono privati persino del diritto di avere una tomba, e a venire seppellita è solo la dignità umana. […] Amici, anche davanti a noi si pone un bivio: da una parte la fraternità, che feconda di bene la comunità umana; dall’altra l’indifferenza, che insanguina il Mediterraneo. Ci troviamo di fronte a un bivio di civiltà. O la cultura dell’umanità e della fratellanza, o la cultura dell’indifferenza: che ognuno si arrangi come può. Non possiamo rassegnarci a vedere esseri umani trattati come merce di scambio, imprigionati e torturati in modo atroce – lo sappiamo, tante volte, quando li mandiamo via, sono destinati ad essere torturati e imprigionati –; non possiamo più assistere ai drammi dei naufragi, dovuti a traffici odiosi e al fanatismo dell’indifferenza. L’indifferenza diventa fanatica. Le persone che rischiano di annegare quando vengono abbandonate sulle onde devono essere soccorse. È un dovere di umanità, è un dovere di civiltà!».

Nella sessione conclusiva dellincontro internazionale e interreligioso, la parola del Papa è stata la seguente: «Fratelli e sorelle, nell’odierno mare dei conflitti, siamo qui per valorizzare il contributo del Mediterraneo, perché torni a essere laboratorio di pace. Perché questa è la vocazione, essere luogo dove Paesi e realtà diverse si incontrino sulla base dell’umanità che tutti condividiamo, non delle ideologie che contrappongono. Sì, il Mediterraneo esprime un pensiero non uniforme e ideologico, ma poliedrico e aderente alla realtà; un pensiero vitale, aperto e conciliante: un pensiero comunitario, questa è la parola. Quanto ne abbiamo bisogno nel frangente attuale, dove nazionalismi antiquati e belligeranti vogliono far tramontare il sogno della comunità delle nazioni! Ma – ricordiamolo – con le armi si fa la guerra, non la pace, e con l’avidità di potere sempre si torna al passato, non si costruisce il futuro».

Portiamo con noi a partire da questi giorni marsigliesi di grazia una provocazione che Francesco ci ha consegnato, durante lomelia della santa messa celebrata nello stadio cittadino: «Fratelli e sorelle, chiediamoci con sincerità di cuore: crediamo che Dio è all’opera nella nostra vita? Crediamo che il Signore, in modo nascosto e spesso imprevedibile, agisce nella storia, compie meraviglie ed è all’opera anche nelle nostre società segnate dal secolarismo mondano e da una certa indifferenza religiosa?». Sì,vogliamo credere che lEmmanuele si fa, con noi e a nostro vantaggio, pellegrino nella nostra storia e nel mondo; vogliamo credere che siamo pienamente immersi, tutti e ognuno, nelluniversale economia redentiva; vogliamo credere che siamo persone umane amate e libere di cooperare alledificazione del regno divino e della civiltà dellamore; vogliamo credere alla grande fraternità dei figli di Dio; vogliamo credere al valore dellaccoglienza, della pace, del dialogo, del bene!

©photo Marco Garro https://www.flickr.com/photos/mgarro/15742390249

 

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