“Let’s sing with the Pope”. Con una serie di video-tutorial, il Pontificio Istituto di Musica Sacra insegna a cantare con il Papa: la tradizione millenaria del gregoriano diventa accessibile, viva e universale.
Roma – Le prime parole della liturgia, le invocazioni iniziali, il Pater Noster: così inizia il viaggio di “Let’s sing with the Pope”, il nuovo progetto del Pontificio Istituto di Musica Sacra (PIMS). Due brevi video tutorial diffusi sui social inaugurano questa iniziativa dal profondo respiro ecclesiale e teologico, con l’obiettivo di insegnare al popolo di Dio a cantare insieme al Santo Padre durante le principali celebrazioni pontificie.
Il progetto, guidato da P. Robert Mehlhart OP, domenicano e Preside del PIMS, parte da un’intuizione semplice ma rivoluzionaria: rendere il canto gregoriano – la lingua musicale della Chiesa – accessibile a tutti, perché tutti possano partecipare attivamente alla liturgia. Non si tratta di spettacolo, ma di formazione liturgica e spirituale, in sintonia con quanto auspicato dal Concilio Vaticano II: una partecipazione piena, attiva e consapevole.
Il gregoriano per la Chiesa universale
Il canto gregoriano, lungi dall’essere un’eredità del passato, si rivela in questi video come linguaggio universale che parla ancora oggi al cuore della Chiesa. È la voce di un popolo che si unisce in una sola preghiera, in latino, intorno al successore di Pietro.
Nel solco della tradizione liturgica, la Sacrosanctum Concilium – la Costituzione del Concilio Vaticano II sulla sacra liturgia, promulgata il 4 dicembre 1963 – dedica un intero capitolo alla musica sacra, sottolineandone l’importanza formativa e spirituale nella vita della Chiesa. Il documento afferma con chiarezza che la formazione musicale deve essere coltivata con attenzione nei seminari, nei noviziati, negli studentati religiosi e in tutte le scuole cattoliche. È fondamentale preparare maestri qualificati per l’insegnamento della musica sacra e, dove possibile, istituire centri di studi superiori dedicati a questa disciplina. Non si tratta solo di competenza tecnica: musicisti, cantori e persino i più piccoli devono ricevere una formazione liturgica autentica, per poter servire la liturgia con consapevolezza e devozione.
In questo contesto, la Chiesa ribadisce il valore del canto gregoriano, definendolo il canto proprio della liturgia romana. Per questo, quando le circostanze lo permettono, esso deve avere il posto d’onore nelle celebrazioni, insieme alla musica polifonica.
E non è un caso che Papa Leone XIV, in continuità con la tradizione, abbia celebrato in latino la prima messa in Cappella Sistina, dove ogni elemento – dall’arte al silenzio – concorreva a elevare l’anima a Dio. Inoltre, in occasione del suo primo Regina Coeli in piazza San Pietro, è stato lui stesso a cantare in latino, invitando implicitamente il mondo intero a unirsi nel medesimo spirito.
È in questo contesto che i video del PIMS assumono una valenza straordinaria: rendere possibile la comunione nel canto, anche per chi non è musicista, anche per chi è lontano. Con brani semplici e didatticamente pensati, il gregoriano diventa uno strumento di unità e bellezza.
Voci dal mondo: un coro per il nuovo pontificato
L’istituto romano accoglie attualmente 153 studenti provenienti da 44 Paesi diversi, un vero crocevia di culture, tutte accomunate dal desiderio di servire la liturgia attraverso la musica.
Fondato da San Pio X nel 1910, per promuovere e custodire la musica liturgica secondo lo spirito della riforma musicale voluta dal suo Motu proprio Inter sollicitudines, l’Istituto ha formato generazioni di musicisti di Chiesa, ottenendo nel tempo il riconoscimento come università pontificia (1931) e ampliando le sue competenze e il suo impatto globale. In occasione della messa d’inizio pontificato di Papa Leone XIV, 10 di questi studenti canteranno nel coro guida, incarnando plasticamente la visione di una Chiesa universale che canta con una sola voce. Del resto il PIMS è collaboratore ufficiale della Congregazione per il Culto Divino, riconoscendone il valore unico per la formazione liturgico-musicale.
In un tempo frammentato e spesso disorientato, dove il rumore del mondo soffoca la voce dell’anima, questo progetto ricorda che la Chiesa è ancora capace di cantare. E che il suo canto, radicato nel latino e nel gregoriano, può diventare luogo di unità, contemplazione e santità.