Periodico di informazione religiosa

Martedì della prima settimana di Quaresima. La Quaresima con Gregorio Magno

da | 20 Feb 2024 | Monasteria

Martedì della prima settimana di Quaresima

La potenza della Parola di Dio raggiunge il suo scopo, come la pioggia e la neve che irrigano e fecondano la terra. La sua Parola non è lettera morta, ma realtà viva, inviata dal cielo per rivelare e operare la salvezza. Quanto leggiamo profetizzato nel libro di Isaia, trova in Cristo il suo compimento: Gesù è la Parola onnipotente fatta carne, inviata dal Padre che è nei cieli, perché la terra del nostro cuore dia il suo frutto. Gesù è il Verbo eterno, venuto sulla terra per riaprire a noi la via del ritorno alla dimora di Dio. Pregare, fosse anche recitare la preghiera del Padre nostro, oggi è un’impresa sempre più difficile per molti. Ma pregare non è tanto una questione di sprecare parole, bensì di amore, che si può esprimere, sì, con la bocca, ma anche nel silenzio e nelle azioni. E progressivamente la preghiera avvolge tutta la vita, rendendola un’unica e incessante orazione, come avvenne per San Francesco, diventato tutto preghiera. E soprattutto non possiamo pregare Dio e chiamarlo Padre, se non viviamo tra noi da fratelli, se non conformiamo il nostro volto al Suo. Quel volto di Gesù, mansueto e sfigurato, che ricevette gli schiaffi del male, quando aveva gli occhi bendati. Quel volto su cui, ancora oggi, il grido di Giobbe non cessa di risuonare e Rachele di piangere i suoi figli. Per questo noi preghiamo “ma liberaci dal male”. Quel male che a forza di orrori sistematicamente assurdi vuole farci dubitare della presenza di Dio e della sua bontà. “Liberaci dal male”, noi che facciamo del cristianesimo la nostra bandiera di superiorità o, al contrario, ci vergogniamo di essere cristiani. “Liberaci dal male”, noi che ci riempiamo la bocca di amore e. poi lo lasciamo cadere dalle mani. “Liberaci dal male”, quel male del mondo che hai crocifisso, quando con la tua Pasqua hai trasfigurato l’abisso.

Gregorio Magno, Commento al Primo libro dei Re I, 65

“Elkana saliva nei giorni stabiliti, per adorare e immolare al Signore a Silo” (1Sam 1,3). Elkana sale nei giorni stabiliti, perché progredisce a poco a poco negli splendori della visione interiore. Che sono infatti queste manifestazioni della luce interiore, se non i giorni dell’anima eletta? E ci sono dei giorni stabiliti, perché Dio li dispone in un certo ordine per coloro che progrediscono nella vita spirituale. Questi sono stabiliti anche perché non possiamo essere ammessi al loro fulgore quando vogliamo, ma quando Dio nella sua degnazione vuole elevarci. Alcune volte, infatti, egli ci accoglie nella contemplazione della luce interiore, e altre volte ci lascia andare fino a farci soffrire le tenebre umane. Sì, è nei giorni stabiliti che egli ci eleva, poiché non ci rivela continuamente il fascino della luce interiore, ma ce lo mostra solamente nei tempi da lui fissati. Sono dunque giorni nostri, perché siamo ammessi a grandi splendori quando ci viene rivelata la bellezza della gloria interiore. Ma questi giorni sono stabiliti, perché gioire dell’intima luce non dipende dai nostri sforzi ma dalla degnazione divina.
Spesso, attraverso un lungo silenzio, suppliche insistenti e gemiti rinnovati, noi imploriamo di entrare in quella gloria di luce interiore, e non otteniamo di essere ammessi a queste delizie Spesso non facciamo nulla di tutto questo per ottenerlo, e a un tratto la grazia divina ci previene e ci innalza dal profondo della nostra debolezza, ci rapisce molto in alto e contro ogni nostra speranza ci manifesta la gloria della sua luce. È dunque in giorni stabiliti che noi saliamo, perché non è per i nostri sforzi che noi possiamo essere innalzati alla contemplazione delle realtà celesti, ma per divina disposizione.
Sono anche giorni di ascesa, perché, quando non godiamo di quella luce sublime, siamo depressi, e quando veniamo elevati a quella sublime visione ci rendiamo conto di quanto giacevamo in basso prima dell’ora in cui siamo stati elevati … Così anche san Pietro, quando viene condotto sul monte, quando la nube luminosa lo copre con la sua ombra, quando il Salvatore trasfigurato gli rivela la sua gloria, esclama: “Signore, è bello per noi stare qui!“. Ammesso, per un dono di Dio onnipotente, ad assistere a questo sublime spettacolo, egli ama incomparabilmente il bene ineffabile di lassù, e di fronte a tale bellezza trova spregevole tutto ciò che passa.

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