Per un’antichissima legge della Chiesa indivisa, il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli è stato posto al primo posto d’onore tra i presenti ai funerali di Papa Francesco, secondo solo al Pontefice romano, a conferma di un’antica gerarchia che sopravvive ai secoli.
Per un’antichissima legge della Chiesa indivisa, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo è stato posto al primo posto d’onore tra i presenti ai funerali di Papa Francesco, secondo solo al Pontefice romano, a conferma di un’antica gerarchia che sopravvive ai secoli. Secondo il canone 3 del Secondo Concilio Ecumenico (Costantinopoli, 381), infatti, «il Vescovo di Costantinopoli… goda dei privilegi d’onore immediatamente dopo il Vescovo di Roma, poiché Costantinopoli è la Nuova Roma». Questa preminenza, riaffermata anche dai Concili di Calcedonia (451) e del Quinisesto (692), ha trovato nuova espressione durante la solenne liturgia funebre celebrata il 26 aprile 2025 a San Pietro: il Patriarca Bartolomeo, accanto all’altare maggiore, davanti ai cardinali della Chiesa Cattolica, ha reso omaggio a Papa Francesco, in un abbraccio di comunione oltre la morte.
Le parole del Patriarca Ecumenico
«Un prezioso fratello in Cristo»: così Bartolomeo ha ricordato Papa Francesco, con parole cariche di emozione e gratitudine. Durante la Divina Liturgia celebrata a Istanbul, prima di partire per Roma, il Patriarca ha chiesto ai fedeli preghiere per l’anima del pontefice defunto, definendolo «un amico dell’Ortodossia» e rievocando momenti significativi del loro cammino comune: la prima visita di Francesco al Fanar, la storica preghiera insieme al Santo Sepolcro di Gerusalemme, i sogni condivisi di unità e pace. «Abbiamo pregato insieme – ha ricordato Bartolomeo – inginocchiati davanti al Sepolcro del Signore, invocando l’unità del mondo cristiano e la pace universale.»
Non senza una punta di malinconia, il Patriarca ha ricordato anche il progetto, purtroppo annullato, di incontrarsi a Nicea per celebrare i 1700 anni dal Primo Concilio Ecumenico. «Avremmo dovuto andare insieme – ha detto – a rendere onore ai Santi Padri e a rinnovare il nostro impegno per il futuro del cristianesimo. Ma spero che il suo successore verrà, e insieme potremo portare un messaggio di unità, amore e fratellanza.»
Un gesto di comunione silenziosa
Prima che iniziasse la celebrazione, Bartolomeo ha deposto un mazzo di rose bianche sulla bara di Francesco, in un gesto di delicata comunione e di rispetto fraterno. Nonostante nessuno gli abbia formalmente rivolto un saluto pubblico, molti cattolici presenti – e tantissimi nel mondo – hanno riconosciuto nella sua presenza una testimonianza viva e segno autentico di comunione
Una figura di risonanza mondiale
La presenza del Patriarca ai funerali papali è solo uno degli ultimi segni del grande rispetto di cui gode nel mondo cristiano e oltre. Quest’anno, in settembre, Bartolomeo ha ricevuto negli Stati Uniti il prestigioso Templeton Prize per il suo straordinario impegno nel promuovere l’incontro tra scienza e fede e nella difesa del creato, unendo le fedi religiose nella custodia della casa comune.
Verso un futuro di unità
Nel suo tributo finale, Bartolomeo ha voluto sottolineare il dono che Papa Francesco ha lasciato: «Un esempio luminoso di genuina umiltà e amore fraterno.» E ha lanciato un appello: che il successore di Francesco possa continuare sulla via dell’amore, della comunione, della fraternità universale che i due, pur da sponde diverse, avevano sognato insieme.
Oggi, accanto alla bara di un Papa, la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli si sono trovate ancora una volta vicine, in quell’abbraccio silenzioso che custodisce una speranza millenaria: che tutti siano uno, «affinché il mondo creda» (Gv 17,21).