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Sabato Santo. La Settimana Santa con Gregorio Magno

da | 30 Mar 2024 | Monasteria

Sabato Santo

Il clima della liturgia del Sabato Santo è contrassegnato da un doppio sentimento: il lutto per lo sposo che è tolto, misto alla speranza dell’esaudimento della promessa di Gesù. Questo Sabato benedetto chiude la settimana della redenzione dell’umanità e la apre alla nuova condizione di vita in Dio. Questo Sabato è l’ingresso nel sabato eterno di Dio, che annuncia il nuovo giorno senza tramonto del regno, quel giorno che i Padri della chiesa hanno iniziato a chiamare ottavo giorno (per la prima volta nella Lettera di Barnaba).

Il Sabato Santo celebra la fine di tutte le tappe dell’economia; è il Sabato con cui il disegno di Dio si è realizzato nella storia sino al suo compimento, il passaggio di questa umanità nel regno eterno grazie al Cristo risorto. Il Sabato Santo è un’immagine della nostra attuale condizione nel mondo, incorporati nella chiesa: un gigantesco laboratorio escatologico che nasconde nelle sue profondità uno stato sabbatico. Ma la vita della Chiesa non è la pienezza del regno, è il pegno, la caparra della resurrezione. In questo Sabato attendiamo di festeggiare la morte della morte e la primizia di un’altra vita eterna.

Nella liturgia la fine di un ciclo è sempre l’annuncio l’inizio di uno nuovo. Il sabato Santo è il giorno del grande silenzio, ma anche il sabato della luce, che non tramonterà senza aver visto l’alba della resurrezione. La veglia notturna del grande Sabato sfocia sull’inizio di un’altra vita. Fin dalla resurrezione di Lazzaro la liturgia ha messo a confronto i due sfidanti del duello pasquale: il Figlio di Dio e la morte, l’ultimo nemico ad essere annientato. In un primo tempo sul piano storico sembrano trionfare le forze dell’avversario, ma sul piano della realtà profonda è all’opera la Sapienza divina. Proprio mentre sembrava sconfitto, il Figlio di Dio annienta l’impero della morte, che non poteva certo avvolgere l’essenza divina dello stesso autore della vita. A morire sulla croce non è un semplice uomo! Cristo non solo possiede la vita, è lui stesso la Vita, nella sua essenza e nella sua sovrabbondanza. Con la morte della natura umana è Dio stesso ad entrare nel regno della morte: camuffandosi da mortale e incamminandosi nel corteo dei prigionieri che entrano negli inferi, i Padri insistono volentieri sul fatto che Cristo ha rovesciato le sorti del duello, proprio quando il nemico pensava di essersi impadronito di lui. La morte ha assaggiato il suo stesso veleno ed è stata vinta e distrutta dal di dentro, calpestata con la folgore della divinità del Figlio.

Liturgia del sabato santo si conclude con lo sposo che esce dalla stanza nuziale come un sole che fa la sua corsa. Uscito dal seno del Padre, il Cristo-Sole sorge dalla terra vergine, la Madre, e illumina, riscalda, nutre e unisce a sé la creazione, per trascinarla di nuovo nel seno del Padre.

Gregorio Magno, Commento al Primo libro dei Re I, 86

“Il mio corno si è innalzato nel mio Dio” (1Sam 2,1). Cos’è il corno di Anna, se non la potenza della santa chiesa? Essa ha mirabilmente innalzato il corno quando il Figlio di Dio, assumendo l’umanità, è diventato partecipe della nostra natura. È in lui che il corno della santa chiesa si è innalzato, perché in lui risplende la natura umana già elevata al di sopra degli angeli. Quindi in Dio nostro salvatore si è innalzato il nostro corno, perché la sublime potestà della chiesa si è innalzata per noi nella esaltata umanità del Redentore. Così anche Zaccaria dice del Redentore: “Ha innalzato per noi un corno di salvezza nella casa di David, suo servo, come aveva promesso per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo” (Lc 1,69-70).
E dichiarando che il suo corno & stato innalzato, indica implicitamente che prima aveva un corno, ma non era stato innal-zato. Infatti la santa chiesa prima della venuta del Redentore aveva un corno, perché nei patriarchi nei profeti ricevete da Dio norme di vita giusta e il potere di correggere i colpevoli. Ma questo corno che aveva non era stato innalzato, perché, anche se poteva vivere secondo giustizia, tuttavia senza la presenza del Redentore non poteva ritornare alle gioie del paradiso.

Ora il corno della santa chiesa è stato innalzato perché il Redentore del mondo è venuto e noi lo abbiamo accolto, e per mezzo della sua grazia non solo possiamo condurre una vita santa, ma passare altresì alle gioie del paradiso, perché egli per noi è già morto e risuscitato: nella sua morte è estinta la nostra morte e ai credenti in lui è stato aperto il paradiso.
Il nostro corno è stato dunque innalzato nel nostro Dio, perché è stata effusa la grazia dello Spirito santo, e noi vediamo una folla di eletti che portano impressa in loro l’immagine del Redentore. Rinunciando a tutto ciò che è terreno, astenendosi dai piaceri della carne, abbandonando i loro averi, brillano di un prestigio così elevato quale la santa chiesa non ebbe mai nel tempo passato. Il nostro corno si è innalzato in Dio nostro salvatore, perché a quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio.

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