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Terza domenica di Quaresima. La Quaresima con Gregorio Magno

da | 3 Mar 2024 | Monasteria

Terza domenica di Quaresima

La purificazione del tempio in Giovanni apre la predicazione di Gesù; con un’insolita veemenza scaccia con una sferza di cordicelle i venditori del tempio, ma anche i buoi e gli agnelli. Si dichiara così la vera vittima. Sono immagini che nei film su Gesù i registi hanno ripreso volentieri: Gesù, immagine della mitezza, qui si trasforma in profeta dell’Antico Testamento che con voce tonante scaccia i commercianti. Se questa scena piace ai registi, ai Padri creò qualche perplessità.  L’ira è una passione che può diventare pericolosa: l’uomo furioso non ragiona, agisce di impulso. Distinguiamo però un’ira buona da quella cattiva e l’adirarsi di Gesù fu giusto. Ciò che scandalizzò i farisei fu l’atto di appropriarsi dell’autorità sul tempio di Gerusalemme. Il Dio d’Israele è nel tempio. Ciò nonostante nella nuova economia il luogo privilegiato dove abita Dio è la persona di Gesù Cristo. Durante l’episodio della purificazione, Gesù quindi già dimostra i segni dei tempi nuovi, ma li dimostrerà in modo più evidente alla sua morte, quando il velo del tempio fu squarciato. Da quel momento la pienezza della divinità abita in lui (Col 1,19). Ma in quanto Capo del suo corpo mistico tutti i credenti partecipano al suo Spirito, quindi anche le anime sono dimora di Dio.

Tutti personalmente e tutti insieme nell’unità siamo il tempio di Dio. Un monaco del VI secolo, Cesario di Arles, scriveva su questo punto: “i templi di Cristo sono le sante anime cristiane disperse in tutto il mondo. Esultiamo, poiché abbiamo ottenuto la grazia di essere tempio di Dio; ma insieme viviamo nel santo timore di violare questo tempio di Dio con opere malvagie. […] Per quanto dipende da noi cerchiamo con il suo aiuto di allontanare ogni cura superflua e di raccogliere invece quanto ci giova. Se con l’aiuto di Dio agiremo in questo modo, allora fratelli, potremmo invitare il Signore nel tempio del nostro cuore e del nostro corpo”. I monaci si ritiravano nei deserti, dove si credeva abitassero forze maligne, per combatterli e purificarli; oggi forse i demoni abitano più in città che nei luoghi deserti. Un cristiano dal cuore puro è tempio puro di Dio, il cui compito è quello di purificare e santificare tutto il mondo con la sua presenza.

Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 30,1

Lo Spirito Santo stesso è amore. Perciò Giovanni dice: “Dio è amore” (1Gv 4,8). Chi con tutto il cuore cerca Dio, ha già colui che ama. E nessuno potrebbe amare Dio, se non possedesse colui che ama. Ma, ecco, se a uno di voi si domandasse se egli ami Dio, egli fiduciosamente e con sicurezza risponderebbe di sì. Però a principio della lettura avete sentito che la Verità dice: “Se uno mi ama, osserverà la mia parola” (Gv 14,23). La prova dell’amore è l’azione. Perciò Giovanni nella sua epistola dice: “Chi dice di amar Dio, ma non ne osserva i precetti, è bugiardo” (1Gv 4,20). Allora veramente amiamo Dio, quando restringiamo il nostro piacere a norma dei suoi comandamenti. Infatti chi corre ancora dietro a piaceri illeciti, non può dire d’amar Dio, alla cui volontà poi contraddice. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. (Gv 14,23). Pensate che festa, fratelli carissimi; avere in casa Dio! Certo, se venisse a casa vostra un ricco o un amico molto importante, voi vi affrettereste a pulir tutto, perché nulla ne turbi lo sguardo. Purifichi, dunque, le macchie delle opere, chi prepara a Dio la casa nella sua anima. Ma guardate meglio le parole: “Verremo e metteremo casa presso di lui”. In alcuni, cioè, Dio vi entra, ma non vi si ferma, perché questi, attraverso la compunzione, fanno posto a Dio, ma, al momento della tentazione, si dimenticano della loro compunzione, e tornano al peccato, come se non l’avessero mai detestato. Invece colui cha ama veramente Dio, ne osserva i comandamenti, e Dio entra nel suo cuore e vi rimane, perché l’amor di Dio riempie talmente il suo cuore, che al tempo della tentazione, non si muove. Questo, allora, ama davvero, poiché un piacere illecito non ne cambia la mente. Tanto più uno si allontana dall’amore celeste quanto più s’ingolfa nei piaceri terrestri. Perciò è detto ancora: “Chi non mi ama, non osserva i miei comandamenti” (Gv 14,24). Rientrate in voi stessi, fratelli; esaminate se veramente amate Dio, ma non credete a voi stessi, se non avete la prova delle azioni. Guardate se con la lingua, col pensiero, con le azioni amate davvero il Creatore. L’amor di Dio non è mai ozioso. Se c’è, fa cose grandi; se non ci sono le opere, non c’è amore.

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