Periodico di informazione religiosa

Veglia Pasquale in San Pietro: “Questo è l’invito, ricorda e cammina!”

da | 9 Apr 2023 | Vita ecclesiale

Città del Vaticano – Papa Francesco ha presieduto, nonostante le difficoltà di deambulazione, la celebrazione della Veglia Pasquale in San Pietro: “Questo è l’invito, ricorda e cammina!”. Queste le parole ripetute più volte nel corso dell’omelia, in una Basilica vaticana gremita di fedeli. Il rito è iniziato nell’atrio della Basilica con la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale. Poi la processione, il triplice canto del Lumen Christi e l’accensione delle candele e delle luci. Quindi il diacono ha proclamato dall’ambone il preconio pasquale. In questa veglia che, come dice Sant’Agostino è madre di tutte le veglie, Papa Francesco ha amministrato i sacramenti dell’iniziazione cristiana a otto neofiti adulti, provenienti da Albania, Italia, Nigeria, Stati Uniti d’America e Venezuela.

Nell’omelia il Pontefice si è soffermato sulla reazione delle donne: “La notte sta per finire, si accendono le prime luci dell’alba, quando le donne si mettono in cammino verso la tomba di Gesù. Avanzano incerte, smarrite, con il cuore lacerato dal dolore per quella morte che ha portato via l’amato. Ma giungendo presso quel luogo e vedendo la tomba vuota, invertono la rotta, cambiano strada, abbandonano il sepolcro e corrono ad annunciare discepoli un percorso nuovo. Gesù è risorto e li attende in Galilea”.

Come le donne vanno a visitare la tomba, il luogo della morte di Gesù, pensando che tutto sia finito “a volte succede anche a noi di pensare che la gioia dell’incontro con Gesù appartenga al passato, mentre nel presente conosciamo soprattutto delle tombe sigillate: quelle delle nostre delusioni, delle nostre amarezze, della nostra sfiducia, quelle del: “non c’è più niente da fare”, “le cose non cambieranno mai”, “meglio vivere alla giornata perché del domani non c’è certezza”. Anche noi, se siamo stati attanagliati dal dolore, oppressi dalla tristezza, umiliati dal peccato, amareggiati per qualche fallimento o assillati da qualche preoccupazione, abbiamo sperimentato il gusto amaro della stanchezza e abbiamo visto spegnersi la gioia nel cuore”.

Di fronte alla fatica della quotidianità, di un mondo dove valgono le leggi del più furbo e del più forte, del calcolo e dell’indifferenza, del cancro della corruzione “e ce n’è tanta, eh?” siamo facilmente “rimasti preda della disillusione e si è disseccata la sorgente della speranza”. “Così i nostri cammini si arrestano davanti a delle tombe, E noi restiamo immobili a piangere e a rimpiangere, soli e impotenti a ripeterci i nostri perché”. Quella catena di “perché?”.

Le donne a Pasqua non restano paralizzate davanti alla tomba, ma corsero a dare l’annuncio ai discepoli, portando “la notizia che cambierà per sempre la vita e la storia: Cristo è risorto!”.  La Galilea, dove vedranno il Signore, significa due cose: “da una parte uscire dalla chiusura del cenacolo per andare nella regione abitata dalle genti, uscire dal nascondimento per aprirsi alla missione, evadere dalla paura per camminare verso il futuro. Dall’altra parte, e questo è molto bello, significa ritornare alle origini, perché proprio in Galilea tutto era iniziato”. Andare in Galilea significa “tornare alla grazia originaria, è riacquistare la memoria che rigenera la speranza, la memoria del futuro con la quale siamo stati segnati dal risorto. Ecco allora che cosa fa la Pasqua del signore: ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia”.

Celebrare la Pasqua del Signore è ritornare alla nostra Galilea, “dov’è iniziata la nostra storia d’amore con Gesù”: si tratta di rivivere “quel momento, quella situazione, quella esperienza in cui abbiamo incontrato il Signore”. Per andare avanti occorre ricordare, per avere speranza bisogna nutrire la memoria: “Questo è l’invito: ricorda e cammina! Se recuperi il primo amore, lo stupore la gioia dell’incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina! Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea. È il luogo nel quale è conosciuto Gesù di persona, dove per te Egli non è rimasto come un personaggio storico come altri, ma è divenuto la persona della vita: non un Dio lontano, ma il Dio vicino, che ti conosce più di ogni altro e ti amo più di chiunque altro”. Ciascuno sa dove sia la propria Galilea, il luogo iniziale e fondante: lì il Risorto ci invita a fare la Pasqua. La memoria deve essere viva e concreta: “Torna a quel primo incontro, chiedi di come stato e quando è stato, ricostruisce il contesto, il tempo e il luogo, riprovane l’emozione e le sensazioni, rivivine i colori e sapori”. Questo per evitare che la polvere cominci a depositarsi sul cuore.

Perciò l’esortazione finale: “la forza di Pasqua ci invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia: il Signore, esperto nel ribaltare le pietre tombali del peccato e della paura, vuole illuminare la tua memoria santa, il tuo ricordo più bello, rendere attuale il primo incontro con Lui. Ricorda e cammina: ritorna a lui, ritrova la grazia della resurrezione di Dio in te! Torna in Galilea, torna nella tua Galilea”. L’invito e tornare alla propria Galilea, al momento in cui abbiamo scoperto la bellezza di Gesù come Signore della nostra vita.

Ultimi articoli

Author Name