Anche l’antifona della XVII domenica è composta in quinto modo, il “modo allegro”.
«Deus in loco sancto suo: Deus qui inhabitáre facit unánimes in domo: ipse dabit virtútem et fortitúdinem plebi suae. (Dio nella sua santa dimora, Dio che fa abitare unanimi nella casa, Egli darà forza e coraggio al suo popolo.) – cfr. Sal 67,6-7 Vulg.»
La musicalità moderna ha certamente perduto la capacità di riconoscere le sfumature che caratterizzano i vari modi. Nel quinto modo, bisogna sempre chiedersi la ragione profonda che permea di allegria i versetti del salmo 67 citati dall’anonimo musico medievale. Ancora, bisogna porre attenzione alla nota Si (la nota immediatamente sotto la chiave). Nella scala di quinto modo, il Si, apice del trìtono, meritò un appellativo inquietante: diabolus in musica. È una nota difficile da intonare, è il sesto semitono collocato nel bel mezzo dei dodici semitoni della scala, che evoca tutta la simbologia legata al numero biblico 666. Per evitare il terribile trìtono (Fa-Si), solitamente l’intervallo viene aggiustato abbassando il Si (Sib). Nella frase Deus qui inhabitare facit unanimes la nota Si è del tutto evitata: è solo Dio che crea l’unanimità senza dissonanze. Il motivo di tale unanimità non è l’uniformità ideologica, ma l’essere «conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29). La nota Si, in compenso, compare sulla parola domo, quasi ad avvertire che anche nella casa del Signore si trova qualche dissonanza, «pesci buoni e pesci cattivi» (Mt 13,49). La nota Si compare ancora sulle parole virtutem e fortitudinem. La virtù è frutto della lotta per scegliere il bene, è frutto del lavoro di chi scava nel campo (cfr. Mt 13,44). La fortezza, invece, è la placida stabilità nel bene: quella stessa nota, espressione di aspre dissonanze quando è “naturale”, scende di un semitono e, in questo semplice modo, crea due intervalli giusti. Ecco la vera allegria: l’umile abbassamento ci rende davvero fratelli in Gesù, infondendo la certezza che «quelli che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati» (Rm 8,30).
Raffaele Talmelli e Giovanni Corbelli
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