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Benedizione e fragilità. I pensieri di papa Francesco

da | 3 Mar 2025 | Teologia

«Avverto nel cuore la “benedizione” che si nasconde dentro la fragilità, perché proprio in questi momenti impariamo ancora di più a confidare nel Signore; allo stesso tempo, ringrazio Dio perché mi dà l’opportunità di condividere nel corpo e nello spirito la condizione di tanti ammalati e sofferenti»; papa Francesco – ricoverato presso il policlinico Gemelli di Roma – ha fatto giungere il proprio messaggio, in questa VIII Domenica del Tempo Ordinario.

Egli – a partire dal brano del Vangelo odierno (cfr. Lc 6,39-45) – ha voluto consegnare alla Chiesa due dinamiche che Gesù testimonia nella pagina di Luca: quella del vedere e quella del gustare. A riguardo, il Papa ha sottolineato: «Riguardo alla vista, chiede di allenare gli occhi a osservare bene il mondo e giudicare con carità il prossimo. Dice così: “Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello” (v. 42). Solo con questo sguardo di cura, non di condanna, la correzione fraterna può essere una virtù. Perché se non è fraterna, non è una correzione! Riguardo al gusto, Gesù ci ricorda che “ogni albero si riconosce dal suo frutto” (v. 44). E i frutti che vengono dall’uomo sono ad esempio le sue parole, che maturano sulle labbra, sicché “la sua bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda” (v. 45). I frutti cattivi sono le parole violente, false, volgari; quelli buoni sono le parole giuste e oneste che danno sapore ai nostri dialoghi».

L’invito del Papa così risuona: «E allora possiamo chiederci: io come guardo le altre persone, che sono miei fratelli e sorelle? E come mi sento guardato da loro? Le mie parole hanno un gusto buono, oppure sono intrise di amarezza e di vanità?». E questo, affinché ciascuno di noi possa incarnare la parola odierna del Signore, la quale invita alla buona e santa testimonianza: «Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda» (Lc 6,43-45).

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