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Corso sul foro interno, De Donatis: “il Giubileo è un cammino di misericordia e conversione”

da | 24 Mar 2025 | Cultura

Il XXXV corso sul Foro interno, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica, inizia oggi, 24 marzo 2025, e si concluderà il 28 marzo. Il corso, che si svolge in modalità mista (in presenza e online), è rivolto a sacerdoti e candidati agli Ordini sacri e mira a fornire una preparazione teologica, spirituale, pastorale e giuridica per la celebrazione del sacramento della Riconciliazione. Gli interventi dei relatori saranno caricati giorno per giorno sul sito web della Penitenzieria Apostolica.

Il corso si è aperto con la Lectio magistralis. “Giubileo: un cammino di misericordia, speranza e conversione per tutti” di S. Em.za Rev.ma Card. Angelo De Donatis, Penitenziere Maggiore.

Il giubileo, come il Cardinale Angelo De Donatis ha recentemente sottolineato, non è riducibile semplicemente a un insieme di pratiche religiose, ma un viaggio spirituale che ci invita a entrare in un’esperienza di misericordia profonda. Durante la sua conferenza tenutasi presso la Basilica di San Lorenzo in Damaso, il Penitenziere Maggiore ha riflettuto sul vero significato dell’Anno Santo: “Il giubileo non coincide con ciò che sapremo fare, ma nell’entrare in un’esperienza di misericordia”, ha affermato. Un’osservazione fondamentale, che ci invita a non considerare il giubileo come una serie di atti da eseguire per ottenere un beneficio, ma come una porta aperta alla grazia di Dio, “un invito ad immergersi nella Sua misericordia” senza preconcetti.

Secondo De Donatis, “il vero percorso giubilare è dare spazio alla contemplazione della misericordia del Padre”, un cammino che parte dal cuore di Dio, dove “l’abisso chiama l’abisso”, come si legge nel Salmo 42. In questa visione, il giubileo diventa l’incontro dell’abisso della misericordia divina con l’abisso del nostro cuore, un’esperienza che non si limita a soddisfare un bisogno, ma che trasforma la nostra vita, rendendoci testimoni viventi di quella grazia che è più di una semplice aspirazione a una vita migliore.

Il Cardinale si è anche soffermato sulla conversione, che è al cuore di ogni cammino spirituale, specialmente durante il giubileo. La conversione non è tanto una conquista personale, ma è da vivere come una partecipazione alla salvezza di Dio, come accadde a Maria. “La salvezza prende concretezza quando un angelo del cielo tocca il cuore di una ragazza della terra di Nazareth”, ha aggiunto De Donatis, richiamando l’importanza del dono della salvezza che si realizza nell’incontro con Dio. La conversione è la porta che ci permette di entrare in questo “spazio di infinita tenerezza”, che è la misericordia di Dio. La nostra risposta, dunque, deve essere quella di lasciarci plasmare dalla volontà di Dio, come Maria, che si è aperta completamente al piano di salvezza, senza riserve.

“Se rimaniamo nella misericordia, possiamo veramente iniziare il nostro pellegrinaggio giubilare”, ha sottolineato. Questo “rimanere” è il cuore della conversione, perché implica una comunione profonda con Dio, una scelta di vita che ci consente di vivere il giubileo non solo come un momento di grazia, ma come un cammino continuo di fede.

Quindi, il Cardinale De Donatis ha dedicato una parte significativa della sua riflessione al “giubileo della speranza”. Questo giubileo, ha detto, non è un evento che si esaurisce in un periodo di tempo, ma è un’opportunità per entrare in una speranza stabile, fondata non sulle nostre aspettative terrene, ma sulla certezza della presenza di Cristo accanto a noi. “La speranza non è riaccendere la possibilità di riprendersi dopo qualche delusione”, ha detto, “ma è concentrarsi di nuovo su Dio Padre e sulla Sua azione”.

La speranza cristiana, infatti, non si fonda sulle nostre forze o sui nostri sforzi, ma sulla grazia che Cristo continua a donare. La speranza, quindi, non è una fuga dalla realtà, ma una forza che ci permette di affrontare le difficoltà della vita con la certezza che Cristo è con noi, sempre e comunque. “La speranza sta nel camminare accanto a Cristo”, ha spiegato il Cardinale, facendo riferimento al cammino dei discepoli di Emmaus, che “non hanno visto cambiare la loro situazione, ma hanno trovato in Cristo una speranza che non delude”. Il Cardinale ha quindi invitato tutti i presenti a diventare “pellegrini di speranza”: quando “camminiamo con Lui, non ci manca nulla, perché la Sua grazia ci sostiene sempre”.

Anche Papa Francesco nel 2018 durante un’omelia a Santa Marta aveva parlato della speranza come una “virtù concreta di tutti i giorni”, che si radica nella vita quotidiana e si manifesta attraverso “l’incontro con Gesù nell’Eucaristia, nella preghiera, nel Vangelo, nei poveri e nella vita comunitaria”. Ogni incontro con Cristo è un passo verso un “incontro definitivo”, che trasforma il credente e lo rende testimone della sua presenza permanente nel mondo. Quando la vita è intrisa di speranza, essa mette in moto “l’amore che dato e ricevuto permetterà di entrare sempre più nella vita in qualsiasi situazione”, creando spazi di “perdono, accoglienza, gratuità, gratitudine e gioia”. 

La narrazione biblica diventa fondamentale in questo percorso: De Donatis sottolinea l’urgenza di recuperare “la forza della teologia narrativa”, quel linguaggio che sa “narrare la salvezza nelle pieghe feriali della vita”. Non ridurre il Vangelo a una dottrina, ma l’invito è a farne “un racconto che genera speranza”. Questo approccio narrativo ci apre alla “Pentecoste”, perché la speranza ci permette di “vedere Cristo in ogni spazio e in ogni tempo della nostra esistenza”, e ci spinge a vivere una conversione che è “un’esperienza di paradiso” che cambia il nostro modo di vivere la vita quotidiana. 

Il segno della “porta santa” diventa allora un momento di riconciliazione, un “cambiamento profondo interiore” che ci permette di rileggere le nostre esperienze “con gli occhi di Dio”. Allora la conversione è un cammino di continua accoglienza del Suo abisso di perdono di bontà, dove ogni passo è un passo verso il “paradiso” che Cristo ci offre. 

In questo cammino, ha concluso il Penitenziere, “vi lascio queste tre icone, che possiamo riprendere nella nostra preghiera: l’uomo ricco, i due discepoli di Emmaus e Maria di Magdala; sono tre personaggi che ci possono aiutare a vivere un giubileo di misericordia, di speranza e di conversione”.

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