A bordo di questo noioso treno in realtà ho anche il piacere e il tempo di poter leggere qualcosa che mi ispira o interessa o che trovo altrettanto noioso come me da trovare di contrappasso energie per sprofondare ancora di più in una lettura davvero immersiva. In realtà però ho da preparare una lezione su Simone de Beauvoir per i ragazzi del 5’ B alla terza ora. Sfoglio il mio quaderno degli appunti universitari, dove spesso recupero materiale di lezioni che posso riciclare per loro. Ricordo di avere qualcosa di interessante a proposito della solitudine e della diversità. Trovo il testo sistemato di un seminario del 2018 di Antropologia Filosofica, dove a parte la mia calligrafia che rimane indecifrabile a me stesso, mi accorgo di aver fatto un bel lavoro di restauro sintattico di appunti presi velocemente quel pomeriggio di febbraio, mentre fuori nevicava e dentro l’aula D si stava meravigliosamente al caldo, ascoltando la voce algida e solenne della professoressa Miller che ci raccontava il pensiero della compagna di Jean Paul Sartre, una delle protagoniste del femminismo del XX sec, filosofa e scrittrice francese: Simone De Beauvoir. Riporto qui trascritto il cuore di quell’intervento, dove fummo sottoposti anche a rispondere a dei quesiti che tutt’oggi, in mezzo a questo agglomerato di carne e ossa umane trasportate volontariamente su di un mezzo di trasporto di massa, tornano a solleticarmi sotto forma di questa silente, e forse banale, domanda: ti sei mai sentito solo, o qualche volta strano, in mezzo ad altre persone?
Trascrivo qui il lavoro certosino del lontano febbraio 2018.
“L’umanità è una famiglia indivisa e indivisibile” – Mohandas Gandhi, leader spirituale
Chi non si è mai sentito strano? Questa sensazione scomoda sembra far parte della nostra natura di esseri umani. Ma ti sei mai chiesto quale potrebbe essere la ragione di questa nostra comune reazione?
Il seguente inventario personale ci aiuterà a misurare cosa intendiamo per “comfort zone”. Sono abbozzate 10 situazioni. Probabilmente potresti non ritrovarti in nessuna di esse, perciò saltale in tal caso. Ma per le situazioni per cui ti senti coinvolto e di cui hai avuto esperienza, rifletti onestamente riportando alla mente quali sensazioni hai provato. Successivamente, nell’apposito spazio, in base a quanto si sei sentito più o meno a tuo agio, confrontandoti con la seguente scala, affida un punteggio alle situazioni che ti proponiamo. Se ad esempio, a casa con la tua famiglia, ti senti “bene e rilassato”, valuta con il punteggio di 1 quella situazione, inserendo il numero nello spazio bianco. Alla fine calcola il totale raggiunto sommando il voto dato a te stesso in quelle situazioni.
- Bene e rilassato 1 punto
- Un po’ teso 2 punti
- Nervoso ma sopportabile 3 punti
- Fuggire da qui 4 punti
( Potresti confrontarti con i tuoi compagni per altre situazioni da aggiungere)
- A casa con la tua famiglia _______________
- Al centro commerciale con amici __________
- Ad una festa dove non conosci nessuno _____
- In un gruppo con tutte donne o tutti uomini____
- In un gruppo di etnie miste________________
- Il tuo primo giorno di scuola________________
G.Trasferirsi in una nuova città ______________
H.Visitare un Paese straniero _________________
- Trasferirsi in un Paese straniero____________
TOTALE______
Se il tuo punteggio si avvicina a 10 significa che ti trovi a tuo agio in diverse circostanze. Tuttavia, più il tuo totale si avvicina a 40, più puoi apprezzare l’influenza di ciò che Simone de Beauvoir (1908-1986) chiama “l’Altro”. Cosa è comune a tutte e 10 le situazioni sopra elencate? Tutte queste situazioni coinvolgono le persone.Ad un livello basico possiamo dire che tutte le persone sono uguali: hanno un corpo, dei pensieri, delle sensazioni, un carattere, piaceri e dolori, speranze, paure e così via. Ma ad un altro livello esistono delle differenze importanti :ill background socio culturale, etnico, fisico, intellettuale, di gusto e di stile proprio…Nelle 10 situazioni sopra elencate, se hai raggiunto il punteggio di 40 o giù di lì, potresti forse capire cosa significa essere un outsider, essere “l’Altro”, come lo definisce Simone de Beauvoir. L’intensità con cui ti senti fuori luogo, scomodo in quella situazione, dipende dal fatto che sei, in qualche modo, altro, diverso, rispetto a coloro che si trovano in quella stessa situazione con te. Simone de Beauvoir discute de “ l’Altro” nel suo testo Il secondo sesso. La sua preoccupazione principale in questo lavoro è la “diversità\alterità” ( o quanto meno quel sentimento di essere in qualche modo messo da parte) che esiste tra uomini e donne. Ma allo stesso tempo questa alterità si verifica dappertutto entro la storia della specie umana: non solo rispetto al genere sessuale, ma anche tra nazioni, razze, culture ed età. Da sempre i filosofi, fin dai tempi dell’antica Grecia, discutono e studiano la natura sociale dell’uomo, in contrasto con ciò che gli esseri umani fanno e ciò che raggiungono come individui. Lo sviluppo del pensiero intorno al concetto di “diversità” sviluppato da Simone de Beauvoir fornisce una chiave drammatica e utile per pensare a come ci relazioniamo con le persone e a come poter migliorare molte di esse.
Per ulteriori riflessioni
- Se hai dato un punteggio di 3 o 4 a tutte le situazioni dell’esercitazione, chiediti perché il tuo livello di comfort è così basso. Sai identificare le cause, i fattori per cui in queste situazioni il tuo livello di agio è così basso ed è invece così alto il tuo sentimento di “estraneità”?
- Confronta i tuoi risultati con i tuoi amici o compagni di classe. Ci saranno differenze di sicuro poiché persone diverse reagiscono in modo diverso quando sono in mezzo ad altri. Ma sarà interessante e istruttivo discutere di queste differenze quando due persone hanno comportamenti diversi per la stessa situazione. Per esempio se in una situazione con persone di un’altra nazionalità ti trovi a tuo agio ma un tuo amico no, potresti spiegare le ragioni per cui non percepisci una differenza scomoda tra te e loro. Queste discussioni aiutano a rompere le barriere nascoste e i pregiudizi che ci si trascina nel modo di pensare da generazioni, barriere invisibili ma ancora troppo solide. Più aumentiamo la nostra consapevolezza di quanti siamo diversi, meno le persone ci sembreranno strane tanto da farci paura.
“Una delle grandi necessità dell’America è riscoprire la creatività della solitudine”
Carl Sandburg, poeta.