Con queste espressioni, papa Francesco ha aperto la sua consueta preghiera e meditazione domenicale dell’Angelus: «Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi, terza domenica di Avvento, il Vangelo ci parla della missione di Giovanni il Battista (cfr Gv 1,6-8.19-28), indicandolo come profeta mandato da Dio per “dare testimonianza alla luce” (v. 8). Riflettiamo su questo: testimoniare la luce». Siamo giunti alla Terza Domenica del Tempo liturgico dell’Avvento e la Parola ci pone davanti la figura del Precursore, Giovanni Battista; egli è il testimone, colui che apre le strade al Messia che viene nella storia mondana. Il Papa ne parla in questi termini: «Il Battista è certamente un uomo straordinario. La gente accorre ad ascoltarlo attratta dal suo modo di essere, coerente e sincero (cfr vv. 6-7). La sua testimonianza passa attraverso la schiettezza del linguaggio, l’onestà del comportamento, l’austerità della vita. Tutto questo lo rende diverso da altri personaggi famosi e potenti del tempo, che invece investivano molto sull’apparenza. Persone come lui, rette, libere e coraggiose, sono figure luminose, affascinanti: ci stimolano ad elevarci dalla mediocrità e ad essere a nostra volta modelli di vita buona per gli altri. Il Signore manda in ogni epoca uomini e donne di questo genere. Sappiamo riconoscerli? Cerchiamo di imparare dalla loro testimonianza, mettendoci anche in discussione? Oppure ci lasciamo incantare dai personaggi alla moda? E andiamo in atteggiamenti superficiali».
Il secondo aspetto che caratterizza il Battista è legato alla luce; diceva ieri – a riguardo – il Vescovo di Roma: «Giovanni è luminoso in quanto testimonia la luce. Ma qual è la sua luce? Ci risponde lui stesso, quando dice chiaramente alle folle, accorse ad ascoltarlo, di non essere lui la luce, di non essere lui il Messia (cfr vv. 19-20). La luce è Gesù, l’Agnello di Dio, “Dio che salva”. Solo Lui redime, libera, guarisce e illumina. Per questo Giovanni è una “voce” che accompagna i fratelli alla Parola; serve, senza cercare onori e protagonismi: è una lampada, mentre la luce è Cristo vivo (cfr vv. 26-27; Gv 5,35)».
Luce e testimonianza! Sono questi i cardini di fede che la Paola e la liturgia di questa III Domenica di Avvento ci consegnano. “Lumen fidei” è stata la prima Lettera Enciclica firmata da papa Francesco; la testimonianza e il santo buon esempio sono i frutti maturi della propria personale esperienza con la Trinità. Essere luce e testimoni rivela l’Incarnazione di Dio nella nostra storia, il suo voler permanere nella comunione con ogni persona umana, la collaborazione alla redenzione universale; ma anche quella fraternità che fa ardere i cuori di compassione, carità, misericordia.
Il Papa ha concluso la propria riflessione, esortando tutti i cristiani con queste parole: «Fratelli e sorelle, l’esempio di Giovanni il Battista ci insegna almeno due cose. Primo, che da soli non ci possiamo salvare: solo in Dio troviamo la luce della vita. E secondo, che ciascuno di noi, con il servizio, la coerenza, l’umiltà, con la testimonianza della vita – e sempre con la grazia di Dio – può essere una lampada che risplende e aiutare gli altri a trovare la via per incontrare Gesù. Allora ci chiediamo: come posso io, negli ambienti in cui vivo, non un giorno lontano ma già ora, in questo Natale, essere testimone di luce, testimone di Cristo?».
Possa il mondo scorgere in ognuno di noi i segni dell’Emmanuele che è venuto ad abitare permanentemente la creazione; possa riconoscere in noi la vita nuova della grazia divina, la luce dello Spirito, il perdono che plasma le nostre reciproche relazioni.
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