La riflessione di papa Francesco, in questa XXIV Domenica del Tempo Ordinario, è stata dedicata – a partire dal Vangelo del giorno, Mt 18,21-35 – alla dimensione del perdono, caratteristica propria dell’agire di Dio e vocazione-missione di ogni persona umana di buona volontà.
La pericope evangelica qui commentata è il proseguo del racconto di Matteo di domenica scorsa (18,15-20); esso già ci faceva meditare sulla misericordia, ricevuta continuamente dal Padre e chiamata a divenire la linfa di tutte le relazioni umane.
In questo giorno, il Pontefice ci pone davanti il metro di misura che dovrebbe brillare nelle relazioni interpersonali; egli dice: «Quando si perdona non si calcola, è bene perdonare tutto e sempre! Proprio come fa Dio con noi, e come è chiamato a fare chi amministra il perdono di Dio: perdonare sempre. Io questo lo dico tanto ai sacerdoti, ai confessori: perdonate sempre come perdona Dio». A partire dall’amore trinitario: «Questo è il cuore di Dio: perdona sempre perché Dio è compassionevole. Non dimentichiamo com’è Dio: è vicino, compassionevole e tenero; così è il modo di essere di Dio».
Per farci comprendere l’amore divino per ciascuna e ciascuno di noi, il Papa usa espressioni forti: «Il messaggio di Gesù è chiaro: Dio perdona in modo incalcolabile, eccedendo ogni misura. Lui è così, agisce per amore e per gratuità. Dio non si compra, Dio è gratuito, è tutto gratuità. Noi non possiamo ripagarlo ma, quando perdoniamo il fratello o la sorella, lo imitiamo. Perdonare non è dunque una buona azione che si può fare o non fare: perdonare è una condizione fondamentale per chi è cristiano. Ognuno di noi, infatti, è un “perdonato” o una “perdonata”: non dimentichiamo questo, noi siamo perdonati, Dio ha dato la vita per noi e in nessun modo potremo compensare la sua misericordia, che Egli non ritira mai dal cuore. Però, corrispondendo alla sua gratuità, cioè perdonandoci a vicenda, gli possiamo dare testimonianza, seminando vita nuova attorno a noi. Fuori del perdono, infatti, non c’è speranza; fuori del perdono non c’è pace. Il perdono è l’ossigeno che purifica l’aria inquinata dall’odio, il perdono è l’antidoto che risana i veleni del rancore, è la via per disinnescare la rabbia e guarire tante malattie del cuore che contaminano la società».
Meditando – sulle parole del Vangelo e le riflessioni offerteci da papa Francesco – ci rendiamo conto che perdonare, usare misericordia, sono delle sfide grandi, che mettono a dura prova la nostra umanità e la nostra fede. Il Vescovo di Roma conclude l’Angelus con queste domande pro-vocatorie: «Domandiamoci, allora: io credo di aver ricevuto da Dio il dono di un perdono immenso? Avverto la gioia di sapere che Lui è sempre pronto a perdonarmi quando cado, anche quando gli altri non lo fanno, anche quando nemmeno io riesco a perdonare me stesso? Lui perdona: credo che Lui perdona? E poi: so perdonare a mia volta chi mi ha fatto del male? A questo proposito, vorrei proporvi un piccolo esercizio: proviamo, adesso, ciascuno di noi, a pensare a una persona che ci ha ferito, e chiediamo al Signore la forza di perdonarla. E perdoniamola per amore del Signore: fratelli e sorelle, questo ci farà bene, ci restituirà la pace nel cuore».
La misericordia è una esperienza umana e di fede che ci accompagnerà lungo tutta la nostra vita: siamo chiamati a scoprirla, usata verso di noi o da offrire a coloro che operano il male nei nostri confronti; a donarla a noi stessi, ogniqualvolta ci sentiamo indegni, meschini, peccatori, infedeli; a guardare il mondo e la storia con gli occhi compassionevoli di Dio Padre. Il perdono, nelle piccole e quotidiane relazioni oppure a livello globale, abbatte la vendetta, l’odio, il rancore, l’ira, la collera (atteggiamenti di cui parlava la Prima Lettura di ieri: Sir 27,30-28,7). Abbiamo sempre bisogno – tutti – di sperimentare il perdono: sentirci perdonati e alimentare la prossimità nel bene verso gli altri; al fine di edificare il regno di Dio, mattone dopo mattone, e la civiltà dell’amore, nella quale trova incarnazione la parola di papa Francesco “Fratelli tutti”.
Francesco d’Assisi ci consegna, in merito, la sua profonda esperienza di fede e di relazioni umane redente; in una Lettera a lui attribuita, A un Ministro, egli indica al frate – deluso dal pessimo comportamento altrui e da atteggiamenti contrari al Vangelo e all’obbedienza – la via della misericordia, della compassione, della comprensione, della tenerezza, dell’umiltà; atteggiamenti che aspettano, accolgono, abbracciano, benedicono, reintegrano, offrono nuove possibilità, chiamano a libertà e responsabilità. Ci farà bene leggerla e meditarla, per coglierne la profondità e scorgere il cammino cristiano che ci attende; all’insegna dell’amore e della misericordia divini (cfr. Francesco d’Assisi, Lettera a un Ministro, in Fonti Francescane 234-235).
©photo Pilar Timpane https://www.flickr.com/photos/pilartimpane/51618624561/