Tra guglie che sfiorano il cielo e silenzi mistici, Papa Francesco proclama venerabile Antoni Gaudí, il genio catalano che ha scolpito la sua fede nella pietra. Verso la beatificazione, nel segno di una santità fatta di bellezza, povertà e contemplazione.
Barcellona – C’è un uomo che ha fatto della pietra una preghiera. Un architetto che non ha mai separato il disegno tecnico dalla contemplazione, il cantiere dal Vangelo, il genio dall’umiltà. Si chiama Antoni Gaudí, ed è il volto più luminoso del modernismo catalano. Ma oggi, a distanza di quasi un secolo dalla sua morte, la sua opera più grande non è fatta solo di colonne e vetrate, ma di virtù eroiche. Papa Francesco lo ha dichiarato venerabile: un titolo che apre le porte alla beatificazione. Forse il primo santo architetto della storia.
La notizia è arrivata il 14 aprile 2025, durante l’Udienza concessa al Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi. Papa Francesco ha firmato il decreto che riconosce le virtù eroiche del Servo di Dio Antonio Gaudí i Cornet. Dietro questa dichiarazione c’è una biografia fuori dal comune, una testimonianza spirituale nascosta tra i mattoni, e un’idea radicale: l’arte sacra come forma di santità.
Nato nel 1852 a Reus, in Catalogna, Gaudí mostrò fin da giovane una sensibilità fuori dal tempo. Malaticcio e solitario, osservava la natura con occhi contemplativi. Da lei imparò tutto: la geometria delle foglie, la logica delle conchiglie, la forza delle radici. Per lui, Dio era il primo architetto. “La mia maestra è stata la natura”, ripeteva, “e nessun disegno umano può superare quello divino”.
Questa visione impregna ogni sua opera. Casa Batlló, Park Güell, Casa Milà – e naturalmente la Sagrada Família – non sono solo espressioni di un genio architettonico fuori scala, ma tentativi di rendere visibile l’invisibile. Le forme organiche, le torri spiraliformi, le luci filtrate dalle vetrate colorate: tutto in Gaudí è liturgia. Ogni dettaglio ha un senso, un simbolo, una radice teologica.
Ma è nella Sagrada Família che la sua anima si è fusa definitivamente con il progetto divino. A partire dal 1914, Gaudí si dedicò esclusivamente a questo tempio monumentale. Un’opera mastodontica, iniziata nel 1882, ancora oggi in costruzione. La Sagrada Família è una Bibbia scolpita: le sue facciate raccontano la Natività, la Passione e la Gloria. Le sue torri rappresentano Gesù, Maria, i dodici apostoli e i quattro evangelisti. Il tempio è una catechesi in pietra, destinata a parlare anche a chi non entra mai in chiesa.
Negli ultimi anni della sua vita, Gaudí “si trasformò”. Dimentico di sé, viveva come un povero, dormendo in una branda nel laboratorio della basilica, dedicandosi solo al lavoro e alla preghiera. Non possedeva nulla. Digiunava spesso, partecipava quotidianamente alla Messa e recitava il Rosario camminando tra i ponteggi. I testimoni del processo di beatificazione lo descrivono come un uomo umile, generoso, attento ai poveri e profondamente innamorato di Dio. Alcuni lo chiamavano già “il santo della Sagrada Família”.
Morì il 10 giugno 1926, dopo essere stato investito da un tram. Aveva 73 anni. Nessuno lo riconobbe subito: il suo aspetto trasandato lo fece scambiare per un barbone. Solo più tardi si comprese chi fosse quel corpo riverso sull’asfalto. Il suo funerale fu un evento solenne, e oggi il suo corpo riposa nella cripta della basilica, nel cuore di quel sogno incompiuto che continua a crescere pietra su pietra.
Nel caso di Antoni Gaudí, sono numerose le testimonianze di “grazie ricevute” e molte le persone che raccontano di aver beneficiato spiritualmente per suo tramite. Eesisterebbero anche due eventi straordinari che potrebbero essere considerati dei miracoli, anche se non “ufficiali”. Il primo riguarda il fatto che, nonostante gli ostacoli affrontati fin dalla posa della prima pietra nel 1882, la Sagrada Família è oggi “in fase di completamento”. Il secondo è legato all’impatto spirituale del tempio: “Chi entra nella basilica ne esce trasformato. La sua bellezza riesce ad aprire i cuori, a toccare l’anima, sia per chi la osserva da fuori che per chi vi accede”.
Nel 2023 è stata presentata ufficialmente la positio, il documento che raccoglie gli elementi necessari alla causa di beatificazione. Tutto era cominciato nel 1992, quando il sacerdote Ignasi Segarra, insieme a un piccolo gruppo di devoti, fondò l’associazione con il sostegno dell’arcivescovo. Il processo ha già superato l’esame della commissione degli storici e si è ora in attesa del parere dei teologi, i quali dovranno confermare che non vi siano ostacoli dottrinali al riconoscimento della santità di Gaudí. Il 2026 coinciderebbe con il centenario della sua morte e con l’inaugurazione della Torre di Gesù, la più alta del tempio, che renderà la Sagrada Família l’edificio più imponente di Barcellona.
Il postulatore della causa, il cardinale Juan José Omella, ha parlato di Gaudí come di un uomo che “non solo ha costruito una chiesa, ma ha costruito la propria anima come un tempio vivente”. La sua fama di santità non nasce oggi, ma è cresciuta insieme alla sua opera: nel silenzio del suo lavoro, nella povertà scelta, nell’offerta totale di sé. Nel 2010, papa Benedetto XVI ha consacrato la Sagrada Família come basilica minore, definendola “una lode a Dio scolpita nella pietra”. E oggi, con la proclamazione a venerabile, il cammino verso gli altari entra in una nuova fase.
Il prossimo passo sarà il riconoscimento di un miracolo attribuito alla sua intercessione. Solo allora potrà essere beatificato. Ma già oggi, milioni di persone visitano la Sagrada Família ogni anno non solo per ammirare un capolavoro architettonico, ma per entrare in contatto con una spiritualità vibrante, che parla attraverso le forme, la luce, l’armonia.
Gaudí non è stato solo un innovatore. È stato un profeta. Un uomo che ha saputo costruire l’eterno nell’effimero. Che ha fatto della bellezza un cammino verso Dio. E se un giorno verrà proclamato santo, non sarà solo per quello che ha creato, ma per come ha vissuto: con umiltà, fede, silenzio e passione. La Sagrada Família non è ancora finita. Ma la sua anima, quella sì, è già scolpita per sempre tra le guglie del cielo.