Periodico di informazione religiosa

In suffragio dei vescovi e cardinali defunti

da | 4 Nov 2024 | Vita ecclesiale

Papa Francesco ha presieduto la santa messa nella Basilica Vaticana in suffragio dei vescovi e cardinali defunti dell’anno in corso. Nella sua omelia, il Pontefice ha indicato ai presenti la figura del “buon ladrone”, precipuamente la richiesta di salvezza che quest’ultimo formula al Signore: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno» (Lc 23,42); Bergoglio ha affermato: «Queste sono le ultime parole rivolte al Signore da uno dei due crocifissi con Lui. Non è un discepolo a pronunciarle, uno di coloro che hanno seguito Gesù per le strade della Galilea e hanno condiviso con Lui il pane nell’Ultima Cena. Invece l’uomo, che si rivolge al Signore, è invece un malfattore. Uno che lo incontra solo alla fine della vita; uno del quale non sappiamo neppure il nome. Gli ultimi respiri di quest’estraneo, però, nel Vangelo diventano un dialogo pieno di verità».

Il Vescovo di Roma prosegue nel suo pensiero omiletico: «Questo condannato ci rappresenta tutti, possiamo dirgli il nostro nome, possiamo dargli il nostro nome. Soprattutto, possiamo fare nostra la sua supplica: “Gesù, ricordati di me”. Tienimi vivo nella tua memoria. “Non scordarti di me”.

Meditiamo su questo atto: ricordati, ricordare. Ricordare significa “portare ancora al cuore” – ri-cordare-, rimettere nel cuore. Quell’uomo, crocifisso con Gesù, trasforma un estremo dolore in una preghiera: “Portami nel tuo cuore, Gesù”. E non lo chiede con voce straziante, quella di uno sconfitto, bensì con tono pieno di speranza. E questo è tutto ciò che desidera il delinquente che muore come discepolo dell’ultima ora: cerca un cuore ospitale. E questo è tutto ciò che conta per lui, ora che è nudo davanti alla morte. E il Signore ascolta la preghiera del peccatore, fino alla fine, come sempre. Trafitto dal dolore, il cuore di Cristo si apre per salvare il mondo – un cuore aperto, non chiuso -: accoglie, morente, la voce di chi muore. Gesù muore con noi, perché muore per noi. Muore con noi, perché muore per noi».

La risposta del Cristo è avvolgente come l’abbraccio della misericordia; Egli accoglie il desiderio della vita eterna, della riconciliazione, della benedizione: «Il ricordo di Gesù è efficace, la memoria di Gesù è efficace, perché è ricco di misericordia, per questo è efficace. Mentre la vita dell’uomo viene meno, l’amore di Dio sprigiona libertà dalla morte. Allora il condannato è redento; l’estraneo diventa compagno; un breve incontro sulla croce durerà per sempre nella pace. Questo ci fa riflettere un po’. Come incontro Gesù? O meglio ancora, come mi lascio incontrare da Gesù? Mi lascio incontrare o mi chiudo nel mio egoismo, nel mio dolore, nella mia sufficienza? Mi sento peccatore per lasciarmi incontrare dal Signore o mi sento giusto e dico: “Tu non mi servi. Vai avanti”?».

Il Signore Gesù – in questo ultimo dialogo terreno – rivela tenerezza, compassione, carità: «Gesù si ricorda di chi è crocifisso accanto a Lui. La sua cura, fino all’ultimo respiro, ci fa riflettere: c’è modo e modo infatti di ricordare le persone e le cose. Si possono ricordare i torti, ricordare i conti in sospeso, ricordare gli amici e gli avversari. Fratelli e sorelle, domandiamoci oggi, davanti a questa scena del Vangelo: come stanno le persone nel nostro cuore? Come facciamo memoria di chi ci passa accanto lungo le vicende della vita? Giudico? Divido? O accolgo?».

Il Bel Pastore conduce tutte le proprie pecore sulle proprie spalle: «La memoria del Signore custodisce infatti l’intera storia. La memoria è custodia. Egli ne è il giudice compassionevole e ricco di misericordia. Il Signore è vicino a noi come giudice; è vicino, compassionevole e misericordioso. Sono i tre atteggiamenti del Signore. Io sono vicino alla gente? Ho il cuore compassionevole? Sono misericordioso?».

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