Domenica 24 settembre, XXV del Tempo Ordinario, la liturgia ci ha fatto meditare l’essere amati e cercati da Dio con la parabola di Gesù, quella degli operai mandati nella vigna (cfr. Mt 20,1-16). Per mezzo di questo racconto, nostro Signore ci ha fatto scoprire la misericordia infinita che Dio nutre e usa verso tutti i suoi figli; ben al di là dei meriti e dei limiti di ognuno. Il suo agire rispecchia la sua Parola fedele di alleanza, benedizione, salvezza che Egli ha pronunciato definitivamente nei confronti della storia e della vita di ogni persona umana, desiderata e salvata per amore. Il Figlio – insegnando ai propri discepoli a custodire un intimo rapporto con il Creatore – ha consegnato loro la preghiera dei figli, cioè di coloro che: permangono nell’umiltà davanti a Dio e agli uomini; compiono orazioni maggiormente con il cuore, più che con le sole labbra; confidano nella bontà divina; sono insistenti fino all’importunità; agiscono con fede e in nome di Gesù. Essi, dietro alla testimonianza del Maestro, possono rivolgersi a Dio pregandolo come il «Padre nostro» (Mt 6,9; cfr. Lc 11,2).
Papa Francesco, soffermandosi sulla parabola matteana, ne trae due atteggiamenti divini e li presenta quali azioni di grazia, compiute per misericordia: il padrone della vigna esce a tutte le ore, per chiamare tutti e invitarli a lavorare nella sua vigna; gli operai sono ripagati con la medesima moneta. «Anzitutto, Dio è Colui che esce a tutte le ore per chiamarci. La parabola dice che il padrone «uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna» (v. 1), ma poi continua a uscire a varie ore della giornata fino al tramonto, per cercare quelli che nessuno aveva ancora preso a lavorare. Comprendiamo così che nella parabola i lavoratori non sono soltanto gli uomini, ma soprattutto Dio, che esce sempre, senza stancarsi, tutto il giorno. Così è Dio: non aspetta i nostri sforzi per venirci incontro, non ci fa un esame per valutare i nostri meriti prima di cercarci, non si arrende se tardiamo a rispondergli; al contrario, Lui stesso ha preso l’iniziativa e in Gesù è “uscito” verso di noi, per manifestarci il suo amore. E ci cerca a tutte le ore del giorno». L’altro atteggiamento del Padre è il seguente: «Proprio perché è così largo di cuore, Dio – è la seconda azione – ripaga tutti con la stessa “moneta”, che è il suo amore. Ecco il senso ultimo della parabola: gli operai dell’ultima ora vengono pagati come i primi perché, in realtà, quella di Dio è una giustizia superiore. Va oltre. La giustizia umana dice di “dare a ciascuno il suo, secondo quanto merita”, mentre la giustizia di Dio non misura l’amore sulla bilancia dei nostri rendimenti, delle nostre prestazioni o dei nostri fallimenti: Dio ci ama e basta, ci ama perché siamo figli, e lo fa con un amore incondizionato un amore gratuito».
A partire da questa pagina del Vangelo, papa Francesco ci invita ad abbracciare una visione di Dio che sia secondo la sua grazia e il dono dello Spirito: «Fratelli e sorelle, a volte rischiamo di avere una relazione “mercantile” con Dio, puntando più sulla nostra bravura che sulla sua generosità e la sua grazia»; Egli ci ama e custodisce incondizionatamente, gratuitamente, eternamente, con passione. Il Pontefice desidera – anche – porre davanti alla nostra meditazione la seconda dinamica che nasce dalla Parola gesuana: quella che riguarda i rapporti fraterni. Troppo spesso diventiamo giudici degli altri, ponendoci anche al posto del Creatore: «A volte anche come Chiesa, invece che uscire a ogni ora del giorno e allargare le braccia a tutti, possiamo sentirci i primi della classe, giudicando gli altri lontani, senza pensare che Dio ama anche loro con lo stesso amore che ha per noi. E anche nelle nostre relazioni, che sono il tessuto della società, la giustizia che pratichiamo a volte non riesce a uscire dalla gabbia del calcolo e ci limitiamo a dare secondo quanto riceviamo, senza osare qualcosa in più, senza scommettere sull’efficacia del bene fatto gratuitamente e dell’amore offerto con larghezza di cuore».
Al termine della sua meditazione, Francesco ci consegna una domanda, che possiamo fare nostra e portarla con noi in questa settimana che si sta aprendo davanti a noi: «Fratelli, sorelle, chiediamoci: io cristiano, io cristiana, so uscire verso gli altri? Sono generoso, sono generosa verso tutti, so dare quel “di più” di comprensione, di perdono, come Gesù ha fatto con me e fa tutti i giorni con me?». E allora, incarnando la Parola evangelica e le riflessioni di papa Francesco, sapremo fare tesoro della infinita misericordia di Dio Padre e saremo in grado di donarla agli altri, in benedizione, compassione e redenzione.
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