«Il Vangelo di questa quinta domenica di Quaresima ci presenta l’episodio della donna colta in adulterio (Gv 8,1-11). Mentre gli scribi e i farisei vogliono lapidarla, Gesù restituisce a questa donna la bellezza perduta: lei è caduta nella polvere; Gesù su quella polvere passa il suo dito e scrive per lei una storia nuova: è il “dito di Dio”, che salva i suoi figli (cfr Es 8,15) e li libera dal male (cfr Lc 11,20)»: nel testo dell’Angelus – preparato dal Santo Padre – il Pontefice si è soffermato sulla odierna pagina del Vangelo. La sua meditazione è proseguita, affermando: «Carissimi, come durante il ricovero, anche ora nella convalescenza sento il “dito di Dio” e sperimento la sua carezza premurosa. Nel giorno del Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità, chiedo al Signore che questo tocco del suo amore raggiunga coloro che soffrono e incoraggi chi si prende cura di loro. E prego per i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari, che non sempre sono aiutati a lavorare in condizioni adeguate e, talvolta, sono perfino vittime di aggressioni. La loro missione non è facile e va sostenuta e rispettata. Auspico che si investano le risorse necessarie per le cure e per la ricerca, perché i sistemi sanitari siano inclusivi e attenti ai più fragili e ai più poveri».
La liturgia della Parola di questa Domenica ci permette di misurarci sia con la realtà e le conseguenze della infedeltà a Dio, come anche con la sconfinata grandezza della sua misericordia e del benevolo disegno della salvezza universale. La Sua voce, infatti, riecheggia: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,18-19a); e Gesù porta a compimento: «”Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”» (Gv 8,10-11). L’ultimo invito del Signore chiama a custodire – con ogni responsabilità – la salvezza, gratuitamente ricevuta.
Le presenti dinamiche della Rivelazione – dunque – ci invitano a prendere consapevolezza della grazia, che abita nelle ferite della umanità; dello Spirito, che rigenera a vita nuova ed eterna.
Appropriamoci della preghiera liturgica, con la quale abbiamo invocato la tenerezza di Dio nostro Padre: «Dio di misericordia, che hai mandato il tuo Figlio unigenito non per condannare ma per salvare il mondo, perdona ogni nostra colpa, perché rifiorisca nel cuore il canto della gratitudine e della gioia» (Colletta V Domenica, Anno C, Messale Romano, 1012).