Periodico di informazione religiosa

La Presentazione del Signore con papa Francesco

da | 2 Feb 2025 | Liturgia

Papa Francesco ha presieduto la celebrazione dei Primi Vespri della Festa della Presentazione del Signore – sabato 1 febbraio – nella Basilica di San Pietro, e condiviso la meditazione sul Vangelo della Festa durante la consueta preghiera dell’Angelus.
Durante l’omelia, il Pontefice si è rivolto particolarmente a tutti i consacrati e le consacrate, nella Giornata a essi dedicata, indicandoli come segno eloquente di luce: «Vi siete consacrati a quello stesso disegno luminoso del Padre che risale alle origini del mondo», espresso – primieramente – attraverso i consigli evangelici: «la luce della povertà. Essa ha le sue radici nella vita stessa di Dio, eterno e totale dono reciproco del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Esercitando così la povertà, la persona consacrata, con un uso libero e generoso di tutte le cose, si fa per esse portatrice di benedizione: manifesta la loro bontà nell’ordine dell’amore, respinge tutto ciò che può offuscarne la bellezza – egoismo, cupidigia, dipendenza, l’uso violento e a scopi di morte – e abbraccia invece tutto ciò che la può esaltare: sobrietà, la generosità, la condivisione, la solidarietà. […] Il secondo elemento è la luce della castità. Anche questa ha origine nella Trinità. La sua professione, nella rinuncia all’amore coniugale e nella via della continenza, ribadisce il primato assoluto, per l’essere umano, dell’amore di Dio, accolto con cuore indiviso e sponsale (cfr 1Cor 7,32-36), e lo indica come fonte e modello di ogni altro amore. Lo sappiamo, noi stiamo vivendo in un mondo spesso segnato da forme distorte di affettività, in cui il principio del “ciò che piace a me” – quel principio – spinge a cercare nell’altro più la soddisfazione dei propri bisogni che la gioia di un incontro fecondo. È vero. Ciò genera, nelle relazioni, atteggiamenti di superficialità e precarietà, egocentrismo, edonismo, immaturità e irresponsabilità morale, per cui si sostituiscono lo sposo e la sposa di tutta la vita con il partner del momento, i figli accolti come dono con quelli pretesi come “diritto” o eliminati come “disturbo”. Sorelle, fratelli, in un contesto di questo tipo e di umanizzazione dei legami fra i singoli e le comunità, la castità consacrata ci mostra – mostra all’uomo e alla donna del ventunesimo secolo – una via di guarigione dal male dell’isolamento, nell’esercizio di un modo di amare libero e liberante, che accoglie e rispetta tutti e non costringe né respinge nessuno. Che medicina per l’anima è incontrare religiose e religiosi capaci di una relazionalità matura e gioiosa di questo tipo! Sono un riflesso dell’amore divino […] E veniamo al terzo aspetto: la luce dell’obbedienza. È proprio la luce della Parola che si fa dono e risposta d’amore, segno per la nostra società, in cui si tende a parlare tanto ma ascoltare poco: in famiglia, al lavoro e specialmente sui social, dove ci si possono scambiare fiumi di parole e di immagini senza mai incontrarsi davvero, perché non ci si mette veramente in gioco l’uno per l’altro. E questa è una cosa interessante. Tante volte, nel dialogo quotidiano, prima che uno finisca di parlare, già esce la risposta. Non si ascolta. Ascoltarci prima di rispondere. Accogliere la parola dell’altro come un messaggio, come un tesoro, anche come un aiuto per me. L’obbedienza consacrata è un antidoto a tale individualismo solitario, promuovendo in alternativa un modello di relazione improntato all’ascolto fattivo, in cui al “dire” e al “sentire” segue la concretezza dell’“agire”, e questo anche a costo di rinunciare ai miei gusti, ai miei programmi e alle mie preferenze. Solo così, infatti, la persona può sperimentare fino in fondo la gioia del dono, sconfiggendo la solitudine e scoprendo il senso della propria esistenza nel grande progetto di Dio».
Durante la preghiera dell’Angelus, il Pontefice si è soffermato sulle figure proposte dalla pagina liturgica lucana (cfr. Lc 2,22-40); egli ha affermato: «Nella vecchiaia di Simeone e Anna accade la novità che cambia la storia del mondo. Dal canto loro, Maria e Giuseppe si stupivano delle cose che sentivano (cfr v. 33). Quando Simeone prende in braccio il bambino, infatti, lo chiama in tre modi bellissimi, che meritano una riflessione. Tre modi, tre nomi che gli dà. Gesù è la salvezza; Gesù è la luce; Gesù è segno di contraddizione».
Il Vescovo di Roma ha – infine – invitato tutti i cristiani a interrogarsi sulla Persona di Gesù e sulla redenzione: «Gesù è la salvezza, Gesù è la luce e Gesù è il segno di contraddizione. Illuminati da questo incontro con Gesù, possiamo allora chiederci: io che cosa attendo nella mia vita? Qual è la mia grande speranza? Il mio cuore desidera vedere il volto del Signore? Aspetto la manifestazione del suo disegno di salvezza per l’umanità?».

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