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La via della piccolezza. Il Natale con papa Francesco

da | 28 Dic 2023 | Teologia

«La via della piccolezza»: è con questa espressione che papa Francesco inizia la sua omelia nella Messa della Notte del santo Natale; egli spiega – a partire dalla pagina evangelica lucana (cfr. 2,1-14) – come il Signore abbia fatto irruzione nella storia mondana con le armi dell’umiltà e della semplicità: «Mentre l’imperatore conta gli abitanti del mondo, Dio vi entra quasi di nascosto; mentre chi comanda cerca di assurgere tra i grandi della storia, il Re della storia sceglie la via della piccolezza. Nessuno dei potenti si accorge di Lui, solo alcuni pastori, relegati ai margini della vita sociale». Il Pontefice lo definisce: «Uno fra i tanti. Non vediamo un dio adirato che castiga, ma il Dio misericordioso che si incarna, che entra debole nel mondo».

Le riflessioni di papa Francesco ci invitano – in questo giorno santo – a comprendere la logica divina e ad assumerla; rispetto alla storia terrena e alla sua logica, cioè «quella di un mondo che cerca il potere e la potenza, la fama e la gloria, dove tutto si misura coi successi e i risultati, con le cifre e con i numeri. È l’ossessione della prestazione. Ma al contempo nel censimento risalta la via di Gesù, che viene a cercarci attraverso l’incarnazione. Non è il dio della prestazione, ma il Dio dell’incarnazione. Non sovverte le ingiustizie dall’alto con forza, ma dal basso con amore; non irrompe con un potere senza limiti, ma si cala nei nostri limiti; non evita le nostre fragilità, ma le assume». Il Vescovo di Roma mette in guardia i cristiani dalla visione di un “dio fai da te”, un dio a misura di tutti i desideri; egli ha detto: «Fratelli e sorelle, stanotte possiamo chiederci: noi in che Dio crediamo? Nel Dio dell’incarnazione o in quello della prestazione? Sì, perché c’è il rischio di vivere il Natale avendo in testa un’idea pagana di Dio, come se fosse un padrone potente che sta in cielo; un dio che si sposa con il potere, con il successo mondano e con l’idolatria del consumismo. Sempre torna l’immagine falsa di un dio distaccato e permaloso, che si comporta bene coi buoni e si adira coi cattivi; di un dio fatto a nostra immagine, utile solo a risolverci i problemi e a toglierci i mali. Lui, invece, non usa la bacchetta magica, non è il dio commerciale del “tutto e subito”; non ci salva premendo un bottone, ma Lui si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro. Eppure, quanto è radicata in noi l’idea mondana di un dio distante e controllore, rigido e potente, che aiuta i suoi a prevalere contro gli altri! Tante volte è radicata in noi questa immagine. Ma non è così: Lui è nato per tutti, durante il censimento di tutta la terra».

L’invito del Papa è a contemplare il «Dio vivo e vero» (1Ts 1,9), quel Dio «che sta al di là di ogni calcolo umano eppure si lascia censire dai nostri conteggi; a Lui, che rivoluziona la storia abitandola; a Lui, che ci rispetta al punto da permetterci di rifiutarlo; a Lui, che cancella il peccato facendosene carico, che non toglie il dolore ma lo trasforma, che non ci leva i problemi dalla vita, ma dà alle nostre vite una speranza più grande dei problemi. Desidera così tanto abbracciare le nostre esistenze che, infinito, per noi si fa finito; grande, si fa piccolo; giusto, abita le nostre ingiustizie». Di fronte alle proposte mondane di affetti sdolcinati e di conforti effimeri, Francesco ci propone gli atteggiamenti di Dio: la sua inaudita tenerezza, la vicinanza, la compassione. E ci ricorda che «il Verbo si fece carne» (Gv 1,14); cioè: ha assunto fino in fondo la nostra condizione umana, poiché tutto di noi gli sta a cuore: questo ci “provoca”, affinché deponiamo le armi, le inquietudini, la tristezza, le delusioni, per confidare nell’eterno amore divino.

La via che Francesco indica – in questa notte santa – è verso l’adorazione e la contemplazione, verso il silenzio e la lode; per permettere a Dio di venire ad abitare i cuori e questo mondo.

Nel natalizio Messaggio Urbi et Orbi il Pontefice ha sottolineato come «ci riempie di fiducia e di speranza sapere che il Signore è nato per noi; che la Parola eterna del Padre, il Dio infinito, ha fissato la sua dimora tra noi. […] Oggi, infatti, noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza inaudita, quella di essere nati per il Cielo. Sì, Gesù nostro fratello è venuto a fare del Padre, suo il Padre nostro: fragile Bimbo, ci rivela la tenerezza di Dio. […] Oggi a Betlemme tra le tenebre della terra si è accesa questa fiamma inestinguibile, oggi sulle oscurità del mondo prevale la luce di Dio».

Regni il Principe della pace e spazzi via tutti i venti di guerra dalla faccia della terra!

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