Nella pericope evangelica di questa domenica – XXX del tempo Ordinario – alcuni farisei mettono alla prova il Signore Gesù in merito all’osservanza della Legge mosaica e al primato dell’amore di Dio e del prossimo, inseparabili l’uno dall’altro.
Ci troviamo di fronte al brano di Matteo 22,34-40; esso si apre con il tranello – uno dei tanti posti sul cammino del Maestro – di scribi, farisei e dottori della Legge sui comandamenti divini e l’adesione a essi; ma prosegue con il primato che nostro Signore Gesù Cristo attribuisce al rapporto con Dio e con il prossimo.
Papa Francesco ci aiuta a comprendere il brano, affermando: «Il fatto che l’amore per il Signore viene prima ci ricorda che Dio sempre ci precede, ci anticipa con la sua tenerezza infinita (cfr Gv 4,19), con la sua vicinanza, con la sua misericordia, perché Lui sempre è vicino, tenero e misericordioso. Un bambino impara ad amare sulle ginocchia della mamma e del papà, e noi lo facciamo tra le braccia di Dio. […] Tra le braccia di Dio assorbiamo l’affetto del Signore, lì incontriamo l’amore che ci spinge a donarci con generosità. Lo ricorda San Paolo, quando dice che la carità di Cristo ha in sé una forza che spinge ad amare (cfr 2Cor 5,14). E tutto parte da Lui. Tu non puoi amare sul serio gli altri se non hai questa radice che è l’amore di Dio, l’amore di Gesù». Il Vescovo di Roma prosegue la propria riflessione, facendoci soffermare sull’altra faccia dell’amore cristiano, quella che richiama i rapporti con il prossimo; egli dice: «E ora il secondo aspetto che traspare dal comandamento dell’amore. Esso lega l’amore per Dio a quello per il prossimo: significa che, amando i fratelli, noi riflettiamo, come specchi, l’amore del Padre. Riflettere l’amore di Dio, ecco il punto; amare Lui, che non vediamo, attraverso il fratello che vediamo (cfr 1Gv 4,20)».
Francesco – prendendo a modello la vita di santa Teresa di Calcutta – invita tutti i cristiani a incarnare e spandere l’amore divino, che, anche se è solo una goccia nel grande oceano del mondo, «può cambiare tante cose, […] facendo il primo passo, sempre». Ci guidino le sue esortazioni, in questa settimana: «Cari fratelli e sorelle, pensando all’amore di Dio che sempre ci precede, possiamo chiederci: io sono grato al Signore, che mi ama per primo? Sento l’amore di Dio e sono grato a Lui? E cerco di riflettere il suo amore? Mi impegno ad amare i fratelli, a fare questo secondo passo?».
La vita cristiana – ce ne rendiamo conto a partire dalla liturgia di questa domenica – è semplice; ma, nello stesso tempo, molto esigente. Chiede l’amore verso Dio con tutti i sentimenti e gli atteggiamenti della persona umana: desideri, scelte, libertà, volontà, pensieri; e l’amore a vantaggio del prossimo: con spirito di fraternità, con compassione e tenerezza, con le viscere di misericordia che il Vangelo ci presenta. Solo l’amore genera vita! Ce ne stiamo rendendo conto in questi mesi di conflitti bellici sparsi nel mondo: quante incomprensioni, quanta violenza e intolleranza; tante logiche perverse di potere e di dominio; un impero economico che schiaccia i più poveri e deboli.
Sia il perdono la parola che risuona nel nostro cuore! Sia la carità la linfa che scorre nelle nostre povere vite, ma preziose e uniche davanti a Dio nostro Padre.
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