L’Avvento con Gregorio Magno. 7 dicembre 2023, primo giovedì di Avvento.
Senza trucco sulla roccia, si può dire con papa Francesco. O anche: l’elogio della solidità. Da una parte la debole concretezza della sabbia, dall’altra la roccia della divinità. Costruire sulla roccia vuol dire prima di tutto costruire su Cristo e con Cristo. Mentre tanti cristiani di sostanza costruiscono la loro vita sulla roccia di Gesù e vivono una santità nascosta, giorno per giorno, i cristiani delle apparenze crollano alle prime tentazioni, cioè alla pioggia. E in questa vita non hanno tregua la pioggia, i venti e i fiumi, avverte Agostino. Abbiamo tutti le nostre fragilità, ma se poniamo le nostre speranze in Cristo andremo avanti: perché il Signore è una roccia eterna. Questa è la gioia di un cristiano: sapere che in Lui c’è la speranza, c’è il perdono, c’è la pace, c’è la gioia.
E quando la parola di Dio viene ascoltata e praticata, la vita di una persona cambia e, attraverso di essa, la vita di coloro che lo incontrano. Così avvenne per Agostino, quando incontrò Ambrogio a Milano: ascoltando la soavità della sua parola, il giovane Agostino fu conquistato dalla sua proclamazione e la sua vita fu saldamente piantata sulla roccia della parola di Dio. Coloro che attingono diligentemente alle Sacre Scritture, spiegava Ambrogio Commento ai Salmi, ricevono questa ebbrezza, che «rinsalda i passi di una mente sobria» e «irriga il terreno della vita eterna che ci è stato donato». C’è un’unica roccia sulla quale vale la pena costruire la casa e poggiare tutto, per Ambrogio. E questa roccia è Cristo.
I santi e i giusti che prepararono l’avvento del Signore
È bello notare come Dio abbia disposto, tra le sue opere meravigliose, l’avvicendarsi delle stelle nella volta del cielo per illuminare la notte di questa vita, finché al termine della notte sorge, vera stella del mattino, il Redentore del genere umano. Il corso della notte, punteggiato dalle stelle che sorgono e tramontano, riceve dal cielo grande splendore di bellezza. La luce delle stelle, una dopo l’altra e ciascuna a suo tempo, era destinata a fugare le tenebre della nostra notte; perciò è comparso Abele a mostrarci l’innocenza; è venuto Enoc a insegnarci la purezza dei costumi; è venuto Noè a suggerirci la longanimità della speranza e dell’azione; è venuto Abramo a manifestare l’obbedienza; è venuto Isacco come esempio di castità coniuga-le; è venuto Giacobbe a mostrarci come si sopporta la fatica; è venuto Giuseppe a insegnarci come rendere bene per male; è venuto Mosè come esempio di mansuetudine; è venuto Giosue a ispirarci fiducia nelle avversità; è venuto Giobbe a mostrarci la pazienza in mezzo alle prove. Ecco le fulgide stelle che scorgiamo nel cielo. Sono lì per aiutarci a percorrere con passo sicuro il nostro sentiero nella notte. La divina provvidenza ha messo sotto gli occhi degli uomini la vita dei giusti come altrettante stelle che brillano in cielo sulla vita dei peccatori, finché spunti la vera stella del mattino, la quale, annunziandoci l’aurora eterna, con la sua divinità splenderà più luminosa di tutte le altre stelle.
Dal Commento morale a Giobbe, Pref. 13