Lunedì fra l’ottava di Pasqua
Il brano biblico riporta due distinti incontri: il primo tra Gesù e le donne, che sono in cammino per portare il messaggio della risurrezione ai discepoli; il secondo tra i sommi sacerdoti e le guardie del sepolcro, che si recano dai capi del popolo per informarli delle cose accadute. Per ognuno la risurrezione rimane segno di contraddizione: fonte di vita e salvezza o motivo di giudizio e condanna.
Gesù si è messo talmente in gioco da non temere la morte e ha cominciato a vivere durante la sua vita; ha mostrato che la morte non ha più alcun potere, che la paura non è un’argomento, che i rinvii non servono, ma che è bene cominciare a vivere oggi. Chi vivrà e avrà capito tutto questo, vedrà che cos’è una persona regale e in che cosa è riposta la dignità del Messia Gesù. Nella forza di questo Cristo-re anche noi ci svegliamo come persone regali. E Pietro lo sperimenterà di persona: chiuso in cella, incatenato e sorvegliato. Eppure l’angelo del Signore verrà e lo sveglierà dal sonno della morte e lui attraverserà il carcere e niente lo fermerà. Questi sono i miracoli che Dio fa in cielo e in terra. E noi siamo persone meravigliose, piene di grazia e chiamate a scoprire e a realizzare il nostro essere risorti gia in questa vita
Gregorio Magno, Commento morale a Giobbe 19, 3
Gli uccelli possono avere un significato positivo, come quando il Signore coglie dal granellino di senapa la parabola del regno dei cieli, dicendo: “A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo rassomiglierò? È simile a un granellino di senapa, che un uomo ha preso e gettato nel suo orto; poi è cresciuto e diventato un arbusto, e gli uccelli del cielo si sono posati tra i suoi rami. È lui stesso il granellino di senapa, lui che, gettato nel sepolcro dell’orto, è risorto come un grande albero. Quando moriva era un granellino, nella risurrezione diventò un albero. Granellino per l’umiltà della carne, albero per la potenza della sua maestà. Granellino, perché “‘abbiamo visto e non aveva aspetto umano” (Is 53, 2).
Rami di quest’albero sono i santi predicatori, e vediamo come largamente si estendano. Che cosa si dice infatti di essi?
“Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai confini del mondo la loro parola” (Sal 18,5). Tra questi rami si sono posati gli uccelli, perché le anime sante, che con certe ali di virtù si sollevano dai pensieri della terra, dai loro detti traggono consolazione e riposo dalle fatiche di questa vita.