A conclusione del Sinodo, Papa Francesco ha voluto che dal 27 ottobre all’8 dicembre la cattedra di Pietro, il trono simbolo del primato pietrino, venisse esposto ai piedi dell’altare maggiore della Basilica di San Pietro. La cattedra è un singolare trono di legno, ornato di formelle d’avorio raffiguranti le dodici fatiche di Ercole, normalmente non visibile, perché collocato all’interno della cattedra bronzea del Bernini in fondo all’abside della Basilica. È dal 1867 che l’antichissimo trono non veniva mostrato al pubblico, mentre fu un unicum l’esposizione pubblica delle ossa di San Pietro per la nel 2013.
L’origine misteriosa della cattedra
Quando parliamo della cattedra di San Pietro, dobbiamo precisare che si tratta di tre parti distinte: il rivestimento ligneo, che dal XIII proteggee la cattedra; il trono in legno di rovere di epoca carolingia; il pannello in avorio sul fronte, con diciotto formelle (le Dodici fatiche di Ercole e sei creature mostruose). Quali sono le origini di questo trono? Ci sono diverse ipotesi, ne riportiamo tre. La vulgata tradizionale vuole vedere nella cattedra il prezioso trono fatto costruire per sé da Carlo il Calvo e poi donato, insieme ad altri regali, a papa Giovanni VIII in occasione della sua incoronazione imperiale, avvenuta in San Pietro nell’875. Secondo Margherita Guarducci il pannello d’avorio sarebbe stato prodotto in Egitto tra la fine del III e l’inizio del IV secolo, come mostrato da motivi come i fiori di loto e le somiglianze con monete alessandrine. Inoltre il tema delle fatiche di Ercole era caro agli imperatori della tarda antichità. Dunque l’attuale cattedra verrebbe dalla spalliera del trono imperiale, che Costantino cedette a papa Milziade nel 313, insieme alla facoltà di di usare le insegne e tutti gli altri attributi del potere imperiale. Invece per Mario D’Onofrio la cattedra sarebbe nient’altro che il trono di Carlo Magno, portato a Roma dal re franco, ma non per donarlo al papa, piuttosto per affermare il potere ormai acquisito sull’Urbe. Tra le prime attestazioni del culto tributato al trono di Pietro, c’è un’omelia di sant’Antonio da Padova del 1231, dove il santo racconta di come fosse esposta alla venerazione del popolo. La cattedra è stata spostata varie volte all’intereno della basilica, fino a quando per volontà di papa Alessandro VII fu collocata nell’abside, incaricando Bernini di progettare il celebre monumento che la avrebbe custodita nei secoli seguenti.
Il simbolismo
Gli avori della cattedra di Pietro raffigurano il ciclo delle 12 fatiche di Ercole: ottenere la pelle del leone di Nemea, uccidere l’idra di Lerna, catturare la cerva di Cerinea, catturare il cinghiale di Erimanto, sterminare gli uccelli del lago Stinfalo, pulire le stalle del re Augia, catturare il Minotauro, portare le cavalle di Diomede, prendere la cintura di Ippolita, trasferire i buoi rossi di Gerione, ottenere le mele dal giardino delle Esperidi, portare Cerbero a Euristeo. Oltre a questi avori, ci sono le raffigurazioni di sei creature mostruose. La storia di Ercole, il grande figlio del dio Zeus, è la storia dell’aspirante che prende nelle sue mani le proprie tendenze naturali e l’assoggetta con la disciplina, finché non emerga la divinità. Da un essere umano imperfetto prende forma il Salvatore del mondo, come era chiamato Eracle, insieme a Principe della Pace, Sole della Rettitudine, Luce del Mondo, Salvatore. In senso cristiano, Ercole è figura di Cristo che lotta contro le insidie del Maligno e, soffrendo, muore per poi risorgere; è il motivo per cui lo ritroviamo raffigurato in sarcofagi e catacombe, e quindi sulla cattedra di Pietro. Ma le faticheche Ercole affronta rappresentano le prove che ciascun uomo compie nel corso del suo cammino sulla Terra.
La festa e l’ecumenismo
Nel Martirologio geronimiano, che nella sua attuale forma è del IX secolo, sono indicati due giorni di festa dedicati alla cattedra di san Pietro apostolo: il 18 gennaio e il 22 febbraio. I manoscritti di questo documento contengono un’aggiunta ritenuta tardiva, secondo cui la festa di febbraio celebrerebbe la cattedra di san Pietro ad Antiochia, mentre la festa di gennaio era associata con la funzione episcopale di san Pietro a Roma ed era considerata come la più importante. La festa di gennaio è stata scelta nel 1908 come primo giorno dell’Ottavario di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che si concludeva con la festa della Conversione di san Paolo il 25 gennaio. Nella revisione del Calendario Romano Generale, operata da papa Giovanni XXIII nel 1960, sono state abolite diverse feste considerate doppioni di altre. Nel caso delle due feste della cattedra di san Pietro, è stata conservata unicamente quella di febbraio. Tuttavia, nonostante l’abolizione nel calendario romano, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani continua ancora oggi ad essere celebrata negli stessi giorni di gennaio. Se il senso della Festa della Cattedra poteva essere quello del ritorno delle altre Chiese alla cathedra Petri, cioè a Roma, oggi la riflessione ecumenica sul primato petrino ha portato a una nuova consapevolezza. Primato e sinodalità non sono due dimensioni ecclesiali contrapposte, ma due realtà che si costituiscono e si sostengono a vicenda al servizio della comunione.