L’Aquila. Di solito per festeggiare un anniversario ci si prepara, ci si fa belli, si va a cena fuori, si comprano fiori e regali. Il nostro di anniversario 14 anni dopo è una nube densa di emozioni che ci contorce lo stomaco, non per l’amore, ma per il dolore. Dopo 14 anni dal sisma, questa dolorosa data ci regala ancora la sensazione di vuoto. Ci sentiamo persi, come quella notte, scalzi, in pigiama su cumuli di macerie. Spaesati, senza sapere chi ce l’avrebbe fatta e chi no, nell’oblio dell’incredulità e nella paura di cosa sarebbe stato il domani. Il domani poi è arrivato puntuale ed è arrivata anche quella strana sensazione che abbiamo quando partiamo per un viaggio e sentiamo di aver dimenticato qualcosa.
Quattordici anni dopo abbiamo dimenticato quel dolore? No. 14 anni dopo sentiamo la stessa rabbia, lo stesso vuoto e la rassegnazione di non aver avuto giustizia. Che poi la giustizia non ci avrebbe ridato i nostri cari, non ci avrebbe ridato la nostra vita di prima e neanche la spensieratezza.
E allora cosa ci rimane? La consapevolezza di non dimenticare mai questo appuntamento. Un appuntamento con il ricordo che resta indelebile nella memoria. Dicono che il corpo umano non dimentichi mai i grossi traumi, ma che si adatti alla rinascita dopo di essi, ripartendo da capo, modificandosi. Ed è così, siamo tutti ripartiti da capo, portiamo i nostri figli sui nostri luoghi del cuore, raccontando che “li prima c’era… e adesso c’è…”. Abbiamo ricominciato le nostre vite “dopo” lasciando nel cuore uno spazio per l’anniversario e il ricordo della vita “prima”. Quella vita che diventa come la prima stagione di una lunga serie tv, siamo alla quattordicesima e i primi episodi sembrano così lontani, cerchiamo disperatamente di mantenerli vivi di aggrapparci a un ricordo, a un’immagine, per cercare di capire come siamo arrivati a questo punto e tutto quello che ci rimane è la sensazione di vuoto nello stomaco, la pelle d’oca quando sentiamo i 309 rintocchi e quel tremendo vuoto incolmabile.
“Domani è già qui” come cantavano gli artisti uniti per l’Abruzzo, ma noi siamo qui? Siamo qui come fratelli che guardandosi negli occhi si comprendono a vicenda, ci guardiamo e sentiamo quel dolore che accomuna solo noi, siamo la parte di un tutto, siamo la mancanza e la paura. Siamo quelli che anche vivendo lontano, hanno imparato a tenere uno zaino pieno in macchina, per le evenienze… Siamo quelli del non si sa mai, quelli che non dormono mai profondamente, quelli che sentono tutto sulla propria pelle, quelli che non dimenticano mai un appuntamento, tantomeno un anniversario.