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La Missa pro eligendo Romano Pontifice, soglia sacra del Conclave

da | 4 Mag 2025 | Liturgia

Dalle assemblee comunitarie delle origini ai conclavi moderni, passando per cerimoniali medievali e solenni liturgie rinascimentali, l’elezione del Vescovo di Roma non è solo un evento canonico, ma una rivelazione spirituale in atto, una drammatica attesa dello Spirito nella carne della storia.

«Ad eligendum Romanum Pontificem ingrediemur»: con queste parole si aprirà a breve la processione dei cardinali verso la Cappella Sistina. Ma in un’epoca in cui la comunicazione tende a spettacolarizzare tutto, perfino l’elezione papale rischia di essere vista come un evento mediatico più che come ciò che è davvero: un atto ecclesiale, liturgico e spirituale, in cui la Chiesa si raccoglie per accogliere, nel segno della successione apostolica, il dono del suo nuovo pastore.

Un ritiro spirituale ecclesiale

Sia la costituzione apostolica Universi Dominici Gregis che il nuovo Ordo rituum Conclavis sottolineano che il conclave deve essere vissuto come un ritiro spirituale. È un tempo di discernimento nello Spirito Santo, marcato dalla preghiera, dal silenzio, dall’isolamento e da un raccoglimento che coinvolge non solo i cardinali elettori, ma l’intera comunità ecclesiale, che spiritualmente accompagna questo momento. L’elezione del Vescovo di Roma è una liturgia vissuta nella storia, un atto sacrale prima che giuridico.

Un’evoluzione nel segno della fede

Nel primo millennio cristiano, la scelta del Papa avveniva spesso in modo simile a quanto accadeva per gli altri vescovi: la comunità cristiana partecipava, riconoscendo nella persona scelta il riflesso dell’azione dello Spirito. Fu solo nel secondo millennio che l’elezione papale cominciò a dotarsi di elementi liturgici più strutturati: si cantava il Veni Creator Spiritus per invocare lo Spirito, e il Te Deum laudamus per ringraziare Dio a elezione avvenuta.

I testi più influenti per la codificazione delle cerimonie del conclave si rifanno al Caeremoniale Romanum del pontificato di Gregorio XV. Da lì si svilupparono nei secoli riti solenni e complessi, culminati nell’Ordo Sacrorum Rituum Conclavis, fino alla recente revisione postconciliare, che si ispira ai principi di nobile semplicità della Sacrosanctum Concilium.

Il nuovo Ordo rituum Conclavis: novità e teologia

Il nuovo Ordo, elaborato in risposta ai principi del Concilio Vaticano II e alla Universi Dominici Gregis, è un testo profondamente rinnovato. Contiene sequenze rituali ben definite: dalla Messa pro eligendo Romano Pontifice, al giuramento e ingresso in conclave, fino all’elezione, accettazione, annuncio e prima benedizione del Papa eletto. Le parole e i gesti mettono in luce il mistero pasquale di Cristo, permettendo ai cardinali – e a tutta la Chiesa – di vivere questo momento come un’azione dello Spirito.

La vera novità è l’arricchimento dei testi eucologici, delle formule e delle letture bibliche, con rubriche più chiare e sequenze rituali meglio distribuite. Non più un complesso apparato di norme e cerimonie pesanti, ma un compendio armonico di riti semplici, belli e densi di significato, capaci di parlare alla coscienza dell’uomo moderno.

Lo Spirito non detta, ma accompagna

Ma qual è il ruolo dello Spirito Santo in questo processo? L’elezione papale è certamente un atto elettorale umano. Eppure, per chi ha fede, non può essere ridotta a sola strategia. Lo Spirito accompagna, ispira, illumina. Non impone, non costringe. Come spiegò con sorprendente chiarezza il cardinale Joseph Ratzinger nel 1997 in Baviera, rispondendo a una domanda sulla responsabilità dello Spirito Santo nell’elezione del Papa:

«Lo Spirito non prende propriamente controllo della situazione, ma piuttosto, come un buon educatore, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza abbandonarci completamente. Pertanto, il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in senso molto più elastico, e non come se dettasse il candidato per il quale votare. Probabilmente l’unica sicurezza che offre è che non si possa rovinare tutto. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto».

È un’affermazione onesta, disarmante, che ci invita a non cadere in una visione magica dell’elezione papale. Lo Spirito non impone il Papa, ma custodisce la Chiesa anche quando i suoi pastori sono fragili o inadeguati. In questo senso, il conclave è luogo di libertà e responsabilità, attraversato dalla grazia.

Una liturgia della Trinità, per il futuro della Chiesa

Alla luce del nuovo Ordo rituum Conclavis, si coglie una sintesi straordinaria: la teologia trinitaria, la cristologia, la pneumatologia e l’ecclesiologia non sono soltanto dottrine astratte, ma rivestono di senso salvifico le celebrazioni concrete. L’elezione del Papa diventa così un atto della Santissima Trinità nella storia. Una liturgia che, pur tra le ombre del mondo e le debolezze degli uomini, proclama che Cristo non abbandona la sua Chiesa.

E forse la preghiera che meglio esprime il desiderio profondo di questo evento è quella, silenziosa ma intensa, contenuta nell’Ordo stesso:

Ecclésiæ tuæ, Dómine, rector et custos,
infúnde, quæsumus, fámulis tuis
spíritum intelligéntiæ, veritátis et pacis,
ut, quæ tibi plácita sunt, toto corde cognóscant
et ágnita tota virtúte secténtur.
Per Christum Dóminum nostrum.

R. Amén.

Perché solo chi ama profondamente la Chiesa può comprenderne fino in fondo il travaglio e la bellezza, anche nel momento in cui un uomo, vestito di bianco, appare dalla loggia di San Pietro e benedice il mondo.

 

 

©photo Maus-Trauden https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Cappella_Sistina_-_2005.jpg#/media/File:Cappella_Sistina_-_2005.jpg

 

 

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