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La seconda Predica di Avvento in Vaticano

da | 16 Dic 2024 | Liturgia

La seconda Predica di Avvento è stata proclamata dal frate Minore Cappuccino Roberto Pasolini venerdì 13 dicembre, davanti a papa Francesco, alla Casa Pontificia e alla Curia Romana. Il tema affrontato è stato quello della fiducia; questa è stata presentata come «un’attitudine umana fondamentale; non è una certezza priva di rischi e non è nemmeno un sentimento ingenuo, ma è una scelta coraggiosa. I Profeti dell’Antico Testamento ci dicono che fidarsi è mantenere viva la speranza anche nei momenti di prova e di desolazione».

«Non c’è da temere, perché il Signore darà il suo sostegno»: rivela – con forza – l’Antico Testamento. E, in un grande momento di sfiducia, viene profetizzato l’avvento dell’Emmanuele, «l’incarnazione del Verbo».

«Come è possibile che Dio continua ad avere fiducia in noi, se noi non abbiamo fiducia in Lui?»: ci ricorda fra Roberto, facendo riferimento a Isaia 55. E ci invita a porci la domanda: «Come può Dio avere questa certezza incrollabile, che le sue parole sicuramente porteranno frutto?». Il nostro Dio «si coinvolge nelle parole che dice, è disposto a pagare il prezzo di quello che Egli dice».

Il Creatore ci ha pensati e voluti liberi; e comprende – conseguentemente – che questa nostra condizione può farci imprigionare nelle trame della paura o dello scoraggiamento: «Solo la fiducia libera le nostre migliori risorse. […] Dio sa che la fiducia è sempre l’atteggiamento da preferire».

«Questa parola è degna di fede: Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà; se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso» (2Tm 2,11-13); queste parole di Paolo possono essere tradotte nel modo seguente: «Dio rispetta la nostra libertà ed è felice quando la usiamo per diventare simili a Lui; rispetta questa libertà anche quando ci allontaniamo e ci chiudiamo nel peccato e nell’egoismo. Se, però, noi ci allontaniamo dal suo sguardo, Dio non può allontanare il suo sguardo da noi; Egli continua ad avere fiducia in noi, perché ci riconosce come suoi figli, capaci di ritornare a Lui e quindi anche a noi stessi».

Le figure che in questa seconda Predica di Avvento fra Roberto presenta sono maschili: un centurione romano, la cui fiducia è stata recepita anche dalla nostra liturgia; egli viene presentato come fedele a Dio e attento al prossimo; «Riuscire a mettersi nei panni dell’altro, senza creargli alcun disagio: questo è Dio. […] Dio non è mai a disagio e non mette mai a disagio, perché non ha paura di essere quello che è: amore, amore che si avvicina all’altro, luce che splende nelle tenebre». La seconda icona è quella di Giuseppe, lo Sposo di Maria, il cui nome significa: “Dio aggiunge”; «Dio si comporta allo stesso modo anche con noi: più che spiegarci quello che sta per succedere, Dio fa accadere delle cose, e poi attende che noi ce ne accorgiamo e ci coinvolgiamo con responsabilità». «Giuseppe viene presentato come una persona capace di definirsi non a partire da se stesso, ma dalle circostanze. […] Giuseppe appare come un uomo capace di ripensarsi, anche in funzione di chi gli sta accanto»; per Giuseppe, ci riporta la narrazione evangelica, «è giunta l’ora di amare molto più di quanto aveva desiderato di amare: Giuseppe intuisce che per lui è arrivato il momento di eccedere, cioè di andare molto più in là». «Anziché farsi giustizia, Giuseppe prova ad aggiustare se stesso, rispetto alla situazione in cui si viene a trovare»: il Predicatore Apostolico indica ai presenti la stessa direzione di vita, quella, cioè, di «mettersi dalla parte dei più deboli, senza se e senza ma. Giuseppe – potremmo dire così – intuisce di poter essere un grembo per il grembo di Dio, una chiamata enorme; un grembo che deve custodire il grembo così fragile di Maria. […] Quindi prova ad avere fiducia, semplicemente».

Pasolini indica ai fedeli convenuti nell’aula Paolo VI «la disponibilità ad accogliere senza comprendere»; la vocazione all’amore cristiano, che chiede profonda libertà, ed è «destinato a compiersi, […] radicandosi in un cuore libero»; «Occorre orientare lo sguardo verso Dio e spalancare il cuore all’azione del suo Spirito. È la sua fiducia nei nostri confronti a riattivare le migliori risorse di cui siamo capaci».

Fiducia, per ritrovare la gioia: ecco la sintesi del messaggio di fra Roberto Pasolini.

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